Ricevo tante lettere da gente semplice e da personalità illustri e mi scrivono: “Con il Papa siamo una cosa sola, per noi egli è il Vicario di Cristo e il Successore di Pietro; ne sia certo: crediamo e viviamo in comunione con Lei”. Vi sono poi naturalmente, e non da oggi, le forze centrifughe, la tendenza alla fondazione di Chiese nazionali che poi effettivamente sono state create. E tuttavia, proprio oggi, nella società globalizzata, nella necessità di una interiore unità della comunità mondiale, diviene evidente che in fin dei conti si tratta di anacronismi. Diviene chiaro che una Chiesa non cresce chiudendosi nel proprio guscio nazionale, separandosi, rinchiudendosi in una data cerchia culturale che si assolutizza, ma che la Chiesa ha bisogno di unità, che ha bisogno di qualcosa come un Primato.
Ho trovato interessanti le parole del teologo russo ortodosso John Meyendorff, che vive in America, il quale, riferendosi all’Ortodossia, ha detto che il problema più grande è rappresentato dalle autocefalie; avremmo bisogno, dice, di qualcosa come un primo, un primate. E questo viene affermato anche in altre comunità. Le difficoltà della cristianità non cattolica, sia dal punto di vista teologico che da quello pragmatico, sono largamente riconducibili anche alla circostanza che essa non possiede alcun organo di unità. Così, anche da questa prospettiva diviene chiaro che un organo di unità è necessario, un organo tuttavia che chiaramente non agisca in modo dittatoriale, ma a partire dalla profonda comunità di fede. Le tendenze centrifughe continueranno ad esserci, ma lo sviluppo della storia, la freccia che indica la sua direzione ci dice questo: la Chiesa ha bisogno di un organo di unità».
Benedetto XVI - Luce del mondo. Il papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewald. Libreria Editrice Vaticana, 2010. Pag. 195–196.
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