Il dialogo è la sostanza della leggendaria vicenda di don Camillo e Peppone. Cosa fare quando ciò che ci contrappone è motivato dall’amore per la verità e la giustizia?
«Vorrei aggiungere un’ultima riflessione sul “dialogo”: un tema vivissimo in questi decenni, tanto che sembra essere percepito dall’odierna cristianità quasi come un dogma di fede.
Ma non è un dogma di fede. Piuttosto è un’ovvietà: è evidente che bisogna dialogare sempre con tutti, se si vuole evangelizzare efficacemente.
Quelli di Guareschi sono senza dubbio personaggi “preconciliari”; ma nessuno potrebbe affermare che non ci sia dialogo tra don Camillo e Peppone. Il dialogo è la sostanza stessa della loro leggendaria vicenda. Ogni giorno essi si incontrano, si confrontano, misurano con straordinaria libertà di spirito le loro rispettive convinzioni.
Ma don Camillo – che non solo è un irriducibile annunciatore del Vangelo ma anche un leale e appassionato rappresentante della Chiesa – non si sogna neppure di pensare che per dialogare efficacemente dobbiamo, come oggi si sente dire, “guardare a ciò che ci unisce e non a quello che ci divide” (e in questo il suo sindaco onesto e battagliero concorda con lui).
Egli sembra sicuro (e Peppone con lui) che sia vero il contrario, almeno quando ciò che ci differenzia e ci contrappone non è motivato e connotato dal capriccio e dal puntiglio, ma dall’amore per la verità e la giustizia. Diversamente non ci sarebbe più nemmeno dialogo autentico, umanamente e pastoralmente proficuo; ci sarebbe solo una cortese chiacchiera da salotto.
Appunto per questo bisogna anche dire che il dialogo come è tratteggiato da Guareschi appare evangelicamente giusto e fruttuoso. La salvezza dei fratelli non verrà dalla capacità degli uomini di Chiesa di schivare con mondana eleganza ciò che può inquietare e pungere una pace delle coscienze obiettivamente infondata e non generata dalla verità; potrà venire solo da una limpida e coraggiosa testimonianza resa, per amore del prossimo, alla luce salvifica di Dio.»
Giacomo Biffi. “Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni” – Cantagalli 2005 – Pagg. 95-96.
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