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martedì 2 maggio 2017
Una cosa che va superata
Uno dei discepoli più intimi di Shaw mi disse al tempo della prima commedia : «Nietzsche ha ragione in almeno un caso: quando afferma che l'uomo è una cosa che va superata».
lo gli risposi : «In un certo senso l'osservazione è la più cristiana e ortodossa; ma ammenoché voi non abbiate un concetto immutabile di Bene, come fate a sapere quando l'uomo è stato superato?». Il discepolo evidentemente non ci aveva mai riflettuto. Per dirla in poche parole, supponiamo che sei superuomini compaiano improvvisamente e si riuniscano in circolo, tutti diversificandosi dal tipo umano per opposte caratteristiche.
Supponiamo ad esempio che uno di essi sia un gigante più coraggioso, ma più brutale dell'uomo; un altro una specie di santone indù, più mite ma più ascetico dell'uomo; un altro ancora un grande poeta del piacere, più gioioso ma più egoista dell'uomo; e così via, sino ad un numero indefinito di contrastanti esempi di esseri superiori al di là della pedissequa imitazione dell'uomo. Come fa l'evoluzionista a sapere quale di questi esseri superiori è superiore agli altri? Come fa a saperlo, ammenoché non possieda di già un ideale fìsso ed inalterabile dell'essere superiore? E se egli possiede tale ideale, tutta la metafisica dell'evoluzione va in frantumi; v'è qualcosa sin dal principio che resiste a tutti i mutamenti sino alla fine.
(Chesterton, George Bernard Shaw, Leonardo da Vinci, Bari, p.255)
Paolo Mitri
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