Pagine

mercoledì 7 febbraio 2018

Non è una religione di redenzione


«Chiunque, conoscendo l’Antico e il Nuovo Testamento, legga il Corano, vede con chiarezza il processo di riduzione della Divina Rivelazione che in esso s’è compiuto. È impossibile non notare l’allontanamento da ciò che Dio ha detto di Se stesso, prima nell’Antico Testamento per mezzo dei profeti, e poi in modo definitivo nel Nuovo per mezzo del Suo Figlio.

Tutta questa ricchezza dell’autorivelazione di Dio, che costituisce il patrimonio dell’Antico e del Nuovo testamento, nell’islamismo è stata di fatto accantonata. Al Dio del Corano vengono dati nomi tra i più belli conosciuti dal linguaggio umano, ma in definitiva è un Dio al di fuori del mondo, un Dio che è soltanto Maestà, mai Emmanuele, Dio-con-noi.

L’islamismo non è una religione di redenzione. Non vi è spazio in esso per la Croce e la Risurrezione. […] È completamente assente il dramma della redenzione. Non soltanto la teologia ma anche l’antropologia dell’Islam è molto distante da quella cristiana. […]
Il Concilio ha chiamato la Chiesa al dialogo anche con i seguaci del “Profeta” e la Chiesa procede lungo questo cammino. […] Non mancano, tuttavia, delle difficoltà molto concrete.

Nei paesi dove le correnti fondamentaliste arrivano al potere, i diritti dell’uomo e la libertà religiosa vengono interpretati, purtroppo, molto unilateralmente: la libertà religiosa viene intesa come libertà di imporre a tutti i cittadini la “vera religione”. La situazione dei cristiani in questi paesi a volte è addirittura drammatica».

Giovanni Paolo II: «Varcare la soglia della speranza», 1994.

Nessun commento:

Posta un commento