lunedì 25 novembre 2019

Riparatela tu la tua casa


«Va’ e ripara la mia casa» (F.F. 1411)

«Noi non vogliamo una “casa”; cadano pure i calcinacci e crollino dietro ad essi le chiese! che brucino pure! la nostra casa è il Pianeta; noi vogliamo per tetto solo il cielo e per dimora nient’altro che la nostra coscienza».
«Noi non vogliamo un Padre, perché non vogliamo essere protetti; perché ci rende diseguali; perché ci basta essere solo fratelli e perché ci serve – per vivere – la rabbia degli orfani».

«Noi non vogliamo una Madre; la nostra madre è la Terra, sempre gravida di quel futuro che il nostro unico messia; ad essa apparteniamo, ad essa sola ci prostriamo; per essa sola, per la sua benevolenza e per i suoi doni; per colmare la sua ira o il suo dolore, il sangue deve essere versato».

«Noi non vogliamo un Salvatore, non ne abbiamo bisogno e – semmai l'avessimo – noi bramiamo di poter tornare a salvarci da soli; noi rivogliamo il sacrificio, vogliamo poter tornare a controllare gli avvenimenti, poter dar loro il significato che ci aggrada e che ci serve».
«Riparatela tu da solo, dunque, la tua casa, perché non è più la nostra».

Billy Eliot

lunedì 18 novembre 2019

Per la prima volta nella storia


Per la prima volta nella storia la Chiesa si trova di fronte a un Cesare, a un tipo di Stato e di società, che si riveste, come essa e contro di lei, di attributi religiosi e che oppone alla religione dell’Uomo-Dio la religione del dio-uomo. (…)

La diagnosi dell’enciclica Pascendi relativa al modernismo vale a più forte ragione per l’odierno progressismo, che accentua codesta fellonia e non mira più soltanto a riconciliare la Chiesa col mondo dato in preda all’eresia, ma a far cadere interamente la Chiesa in tale mondo e a consolidare definitivamente la vittoria all’eresia.

(Marcel De Corte, La grande eresia)

mercoledì 13 novembre 2019

Una domanda sbarazzina


Una volta predicavo gli esercizi a dei vescovi e tra di essi c’era un cardinale. Tra una meditazione e l’altra, si andava a passeggio ed egli mi parlava della situazione del suo presbiterio, dei tanti problemi che gli creavano i suoi preti.
A un certo momento io dissi: «Eminenza, io posso ascoltarla e dirle qualche cosa, ma senta, permette una domanda sbarazzina?».
E lui mi guardò e disse: «Fammela».

«Io ho l’impressione che nella Chiesa oggi comandi molto la massoneria. La spiritualità della Chiesa mi sembra quella dell’illuminismo francese: vi domina la dea ragione subito seguita dalle divinità del potere e della promozione umana».

Impiegò parecchio a rispondermi. Io stavo lì, fermo, aspettando.
Alla fine mi disse: «Ho anch’io la stessa impressione».
Questa impressione la conservo ancora, debbo dirlo…

(Divo Barsotti 1914-2006, I cristiani vogliano essere cristiani, Edizioni San Paolo, pag. 252)

giovedì 7 novembre 2019

La terza tentazione


Si è sviluppata in estesi circoli della teologia, in modo particolare in ambito cattolico, una reinterpretazione secolaristica del concetto di «regno», che dà il via a una nuova visione del cristianesimo, delle religioni e della storia in generale e con questa profonda trasformazione vuole rendere il presunto messaggio di Cristo nuovamente accettabile.
Si asserisce che prima del Concilio avrebbe dominato l’ecclesiocentrismo: la Chiesa sarebbe stata proposta come centro del cristianesimo. 

Poi si sarebbe passati al cristocentrismo, presentando Cristo come il centro di tutto. 
Ma – si dice – non solo la Chiesa separa, anche Cristo appartiene solo ai cristiani. 
Pertanto dal cristo-centrismo si sarebbe saliti al teocentrismo, e ci si sarebbe in questo modo avvicinati già di più alla comunità delle religioni. 
Con ciò, però, non sarebbe ancora raggiunta la meta, perché anche Dio può essere un elemento di divisione tra le religioni e tra gli uomini.
Per questo bisognerebbe ora fare il passo verso il regnocentrismo, verso la centralità del regno. 
Questo, appunto, sarebbe stato in definitiva il cuore del messaggio di Gesù e ciò costituirebbe la via giusta per unire finalmente le forze positive dell’umanità nel cammino verso il futuro del mondo. 
«Regno» significherebbe semplicemente un mondo in cui regnano la pace, la giustizia e la salvaguardia della creazione. 
Non si tratterebbe di nient’altro. 
Questo «regno» dovrebbe essere realizzato come approdo della storia. 
E questo sarebbe il vero compito delle religioni: lavorare insieme per la venuta del «regno»… 

Per il resto, esse potrebbero ben mantenere le loro tradizioni, vivere ognuna la propria identità, ma pur conservando le loro diverse identità, dovrebbero collaborare per un mondo in cui siano decisivi la pace, la giustizia e il rispetto della creazione.
Ciò suona bene: seguendo questa strada sembra possibile che il messaggio di Cristo venga finalmente fatto proprio da tutti senza dover evangelizzare le altre religioni; ora la sua parola sembra aver assunto finalmente un contenuto pratico, la realizzazione del «regno» sembra diventare così il compito comune, e in tal modo sembra avvicinarsi. 

Osservando però con maggiore attenzione, si resta perplessi: chi ci dice infatti che cos’è la giustizia? 
Che cosa nella concretezza si pone a servizio della giustizia? 
Come si costruisce la pace? 
A un’osservazione più attenta l’intero ragionamento si rivela un insieme di chiacchiere utopistiche prive di contenuto reale, a meno che sotto sotto vengano presupposte, come contenuto di questi concetti che tutti devono accogliere, dottrine di partito.
Un punto emerge su tutto: Dio è sparito, chi agisce è ormai solo l’uomo. 
Il rispetto delle «tradizioni» religiose è solo apparente. 
Esse, in realtà, vengono considerate come un ammasso di abitudini che bisogna lasciare alla gente, anche se in fondo non contano assolutamente nulla. 
La fede, le religioni vengono usate a fini politici. 
Conta solo organizzare il mondo. 
La religione conta in quanto può essere in ciò di aiuto.
La vicinanza di questa visione post-cristiana della fede e della religione alla terza tentazione è inquietante.

(Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, pag. 76)

«”Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”». (Mt 4,8-9)

venerdì 1 novembre 2019

Dobbiamo molto di più


Dovete certo provvedere, mossi da un sentimento di universale benevolenza, a tutti gli individui, ma in modo speciale dovete ricordarvi di coloro che, come membra del Corpo di Cristo, sono a noi strettamente congiunti nell’unità della fede cattolica.

Dobbiamo infatti molto più ai nostri fratelli per la comunione di grazia, di quel che dobbiamo agli altri per la compartecipazione di natura.

San Leone Magno (390-461) Omelie, CXXXIX.