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sabato 26 gennaio 2013
L’armatura d’un soldato
«Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio. […]
Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose.
Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima – la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! – alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità.
Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica; ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce, e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza […].
Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano. Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio “nella preghiera e nel digiuno”. E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male”»
Paolo VI - Udienza Generale di Mercoledì 15 novembre 1972
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lunedì 21 gennaio 2013
Un lagnoso dispensatore di massime moralistiche
Se, come diceva Rousseau non c’è nulla da redimere perché l’uomo può salvarsi da solo, allora non c’è neppure bisogno di un Redentore.
«[…] D: A chi suggerirebbe, oggi, una visita dall’esorcista?
R: A tutti quelli che promettono il paradiso in terra a colpi di riforme, volemose bbene e lotta alle barriere architettoniche. Filantropi, spiritualisti, segretari generali di organizzazioni umanitarie, leader animalisti, pacifisti ed ecologisti, politici buonisti e riformisti, capi di Stato che cinguettano che la politica è dialogo, politici dediti all’inciucio, anchorman della tv del dolore, dei buoni sentimenti, della solidarietà. Ma anche i “preti coraggio” televisivi o “di strada”, che organizzano le “partite del cuore”, allestiscono siparietti sociali nei varietà della domenica, invitano la gente a comprare il bonsai per la lotta alla spina bifida. Parlo delle categorie, non delle persone, naturalmente. Di tutti i guru del politically correct, categoria satanica per eccellenza.
D: E perché mai?
R: Perché pretende di cancellare il male, il peccato, il dolore, il conflitto, la diversità. Tutte realtà che non si vorrebbero vedere e che vanno esorcizzate. Magari cambiandogli nome. Se non c’è nulla da redimere, se l’uomo – come diceva quel cattivo maestro che era Rousseau – può salvarsi da solo, allora non c’è neppure bisogno di un Redentore. Il Vangelo diventa inutile, Cristo da Salvatore è degradato a lagnoso dispensatore di massime moralistiche. Sì, credo proprio che oggi l’Anticristo si aggiri in blue jeans e chitarra cantando la solidarietà, la tolleranza, le epiche gesta di Greenpeace. […]»
Stralcio di un’intervista a Vittorio Messori sul settimanale “Sette” del Corriere della Sera, 1996.
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lunedì 14 gennaio 2013
Continuamente fuori moda
«La modernità si era messa sotto il segno dell’umanesimo. Il suo nome non lo indica direttamente: “modernus” in latino significa “recente”, è l’aspetto negativo della modernità, quello della rottura con gli antichi, con la tradizione di un tempo. Il problema è che riducendosi al culto del “recente” la modernità non può che mutilare sé stessa ed essere ricondotta soltanto a “moda”.
La moda è sempre una novità caduca, perché la moda va continuamente fuori moda. […] Per esempio avete nelle vostre mani un I-Phone 4 o 5 ebbene non è nient’altro che un futuro fossile. Invece se avete in mano un crocefisso o una corona del Rosario questo sì che non sarà mai fuori moda, sarà sempre di attualità.»
Fabrice Hadjadj, L’inevitabile certezza: riflessione sulla modernità. Meeting di Rimini, 25 agosto 2011.
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martedì 8 gennaio 2013
Chi ci farà vedere il bene?
I “segni dei tempi” non sono il sentire generale o l’evoluzione del pensiero e della mentalità, quanto piuttosto concreti eventi storici, avvenimenti intorno ai quali convergono il sentire dei credenti e dei non credenti, orientandoli al bene.
«Con lo spirito del tempo non è lecito scherzare: esso è una religione, o meglio ancora una confessione, un credo, a carattere completamente irrazionale, ma con l’ingrata proprietà di volersi affermare quale criterio assoluto di verità, e pretende di avere per sé tutta la razionalità.
Lo spirito del tempo si sottrae alle categorie della ragione umana.
Esso è un’inclinazione, una tendenza di origine e natura sentimentali, che agisce su basi inconsce esercitando una suggestione preponderante sugli spiriti più deboli e trascinandoli con sé. Pensare diversamente da come si pensa oggi genera sempre un senso di fastidio e dà l’impressione di una cosa non giusta; può apparire persino una scorrettezza, una morbosità, una bestemmia, ed è quindi socialmente pericoloso per il singolo.»
(Carl Gustav Jung, Realtà dell’anima, Boringhieri, 1970, p. 13).
«Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.»
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giovedì 3 gennaio 2013
L’umanità problematica
«Il mondo storico in cui si è potuto formare il “pregiudizio” che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la dignità e il destino di essere uomo, non è originariamente il mondo (…) del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo.
L’immagine che sola fa dell’homo del mondo europeo un uomo, è sostanzialmente determinata dall’idea che il cristiano ha di sé, quale immagine di Dio. (…)
Questo riferimento storico (…) risulta indirettamente chiaro, per il fatto che soltanto con l’affievolirsi del cristianesimo è divenuta problematica anche l’umanità.»
(Karl Lovith, Da Hegel a Nietzsche, Biblioteca Einaudi 1994, pag. 482).
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