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domenica 21 aprile 2019
L’amore dell’umanità
Il fatto è che l’amore astratto s’è impossessato di molte mentalità cristiane, ed ha ridotto all’inazione l’amore concreto per il prossimo, quello in carne ed ossa. Senza dubbio, una certa “intellighenzia” cristiana, al vertice dei suoi pensieri e del suo amore, ha soltanto più delle astrazioni: popolo, proletariato, democrazia, evoluzione sociale, per non parlare dell’evoluzione generale dell’universo trasformato in noosfera verso un punto “omega” che sarebbe Dio…
Il cristiano tradizionale non ha mai amato un’astrazione, non un operaio in quanto membro della classe operaia, un duca in quanto aristocratico, un Patagone in quanto uomo.
Gli è impossibile: può amare soltanto quell’operaio, quel duca, quel Patagone, per il semplice fatto che li conosce, che partecipa alla loro vita; perché delle qualità comuni, assolutamente indipendenti dalla loro qualità di operaio, di aristocratico, di uomo in genere, le hanno tessuto fra di loro dei legami concreti.
Ama, nel vero significato del termine, un certo numero di esseri umani, non molti a dire il vero, poiché le sue relazioni sono il più delle volte ristrette.
Se li conoscesse tutti, si sforzerebbe di amarli tutti, quanti sono sulla terra, e se per caso incontra un ferito sul ciglio di una strada, in quel momento lo conosce e lo ama; ma l’amore dell’umanità gli è sconosciuto.
(Marcel de Corte Fenomenologia dell’autodistruttore, Borla 1967)
Paolo Mitri
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