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domenica 14 aprile 2019
Sacramento della libertà personale
Il mio disprezzo degenera in maleducazione quando sento addurre la solita scusa secondo la quale la gente non fa figli perché vuole essere «libera» di andare al cinema, di comprarsi un grammofono o una radio.
Ciò che mi fa desiderare di calpestare come zerbini queste persone è l’uso del concetto di “libertà”.
Con ogni atto di questo genere, esse non fanno che incatenarsi al sistema più servile e meccanico mai tollerato dall’uomo. […] Ora, ogni bambino è di per sé simbolo e sacramento della libertà personale. È un nuovo libero arbitrio che si aggiunge ai liberi arbitri del mondo.
È qualcosa che i suoi genitori hanno scelto liberamente di procreare e che liberamente concordano di proteggere.
Essi sanno che le gioie che egli dà loro (e sono spesso grandi gioie) vengono davvero da lui e da loro stessi, e da nessun altro.
È nato senza l’intervento di padroni o signori.
È una creazione e un contributo, il loro contributo alla creazione.
È una cosa ben più bella, emozionante, piacevole e stupefacente di tutte le risapute trame o monotoni ritmi jazzistici propinati dalle macchine.
Se gli uomini non capiscono più tutto ciò, vuol dire che hanno perso la capacità di apprezzare le cose fondamentali e il senso delle proporzioni.
Chi preferisce i piaceri meccanici a un tale miracolo è finito, è uno schiavo.
Preferisce le briciole della vita alle sue stesse fonti.
Preferisce gli ultimi, falsi, meccanici, infimi, artificiali e logori rimasugli della nostra civiltà capitalista in disfacimento alla realtà, che rappresenta l’unica via di ringiovanimento per l’intera civiltà.
Stringono con le loro mani le catene della loro antica schiavitù, mentre il bambino è pronto per il nuovo mondo.
Chesterton “Bebè e distributismo” (raccolto in “Il pozzo e le pozzanghere”)
Paolo Mitri
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