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venerdì 29 maggio 2020
La ragione ultima
Che bisogni separare lo Stato dalla Chiesa è una tesi assolutamente falsa, un errore perniciosissimo.
Basata infatti sul principio che lo Stato non debba riconoscere alcun culto religioso, essa è innanzitutto offensiva al massimo grado verso Dio; giacché il Creatore dell’uomo è anche il Fondatore delle società umane, e le conserva nell’esistenza come sostiene noi in essa. Non gli dobbiamo dunque non solo un culto privato, ma un culto pubblico e sociale per onorarlo.
Inoltre, questa tesi è la negazione chiarissima dell’ordine sovrannaturale. Limita infatti l’azione dello Stato alla sola ricerca della prosperità pubblica in questa vita, che non è che la ragione prossima delle società pubbliche; ed essa non si occupa in alcun modo, come se le fosse estranea, della loro ragione ultima, che è la beatitudine eterna offerta all’uomo quando questa così breve vita avrà fine.
E tuttavia, poiché l’ordine presente delle cose, che si svolge nel tempo, è subordinato alla conquista di tale bene supremo e assoluto, il potere civile non solo non deve porre ostacoli a tale conquista, ma deve aiutarci a compierla.
Questa tesi sconvolge anche l’ordine stabilito con grandissima saggezza da Dio nel mondo, ordine che esige un’armoniosa concordia tra le due società. Queste due società, la società religiosa e la società civile, hanno infatti gli stessi sudditi, anche se ciascuna di esse esercita su costoro la sua autorità nella sua propria sfera.
Di necessità ne risulta che ci saranno pur delle materie la cui conoscenza e giudizio sarà di competenza dell’una e dell’altra.
Ora, quando scompare l’accordo tra lo Stato e la Chiesa, da queste materie comuni pullulano facilmente i germi di controversie, che diverranno molto aspre da entrambe le parti; la nozione del vero ne risulterà sconvolta e le anime colme di una grande ansietà.
Infine, questa tesi infligge gravi danni alla stessa società civile, perché questa non può né prosperare né durare a lungo quando non si lascia affatto il proprio spazio alla religione, che è per l’uomo una regola suprema e sovrana maestra per proteggere inviolabilmente i suoi diritti e i suoi doveri.
Pio X, Vehementer nos - 11 febbraio 1906
venerdì 22 maggio 2020
Una diversa sensibilità
Ho trovato questa lettera – non diretta a me – e la propongo tra i “granellini”. Considera le “varie sensibilità” all’interno della Chiesa Cattolica.
«Egregio fratello nella fede, […] vorrei esprimerle un mio parere.
Prima di tutto vorrei dire che oggi per “diverse sensibilità” si intende qualcosa di ben diverso da quello da lei descritto. Sempre più spesso, il modernismo e la Tradizione vengono viste come “diverse sensibilità” ed accettate entrambe. […] Questa idea di “sensibilità” è oramai assai diffusa anche perché i modernisti nella maggioranza dei casi si camuffano da buoni cristiani.
Essi non […] affermano che i dogmi possono cambiare in base alle condizioni culturali, ma bensì possono cambiare i metodi di insegnamento di tali dogmi, ma nella maggioranza dei casi i metodi usati da loro portano un cambiamento totale della dottrina o il rinnegamento di qualche dogma.
Essi non affermano che tutte le religioni sono uguali, ma che bisogna rispettare le idee religiose altrui e con questa scusa smettono di evangelizzare arrivando addirittura ad agevolare la pratica di altre religioni.
Essi non negano la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento ma dicono di voler semplicemente mettere in risalto la parola di Dio arrivando di fatto ad equipararla al Sacramento e facendo credere che Gesù sia presente in entrambe allo stesso modo, cioè spiritualmente.
Essi nella maggioranza dei casi non negano apertamente l’esistenza del diavolo ma dicono che non bisogna parlarne tanto, perché la gente potrebbe avere troppa paura ed anche perché bisogna parlare solo di Gesù ecc…
In poche parole, essi non si mostrano apertamente come degli eretici, ma usano molta furbizia nel diffondere le loro idee facendo credere che la loro sia solo una diversa sensibilità, una sensibilità moderna.
Noi tradizionalisti sveliamo facilmente la nostra identità parlando di tradizione ecc… essi invece non si definiscono mai modernisti e non parlano quasi mai del modernismo, ma presentano sempre i loro insegnamenti come cattolici, insegnamenti della Chiesa ecc… In questo modo essi sembrano i veri cattolici, noi invece i fanatici o addirittura gli eretici.
Cordialmente
sua sorella nella fede
(lettera firmata)»
sabato 16 maggio 2020
Nel senso pieno del termine
Il grande nemico dell’Europa che è necessario soffocare con tutti i mezzi che non siano crimini, l’ulcera funesta che si attacca a tutte le sovranità e le rosicchia inesorabilmente, il figlio dell’orgoglio, il padre dell’anarchia, il solvente universale è il protestantesimo. Che cos’è il protestantesimo?
È la rivolta della ragione individuale contro la ragione generale e quindi è tutto quanto di peggio si possa immaginare. Quando il cardinale de Polignac diceva al troppo celebre Pierre Bayle: “Voi dite di essere un protestante; questa parola è molto vaga: siete anglicano, luterano, calvinista, o che altro?”, Bayle rispose: “Io sono protestante nel senso pieno del termine: protesto contro tutte le verità”.
Questo famoso scettico ha dato così la vera definizione di protestantesimo, che è il nemico fondamentale di ogni fede comune a molti uomini; cosa che lo rende nemico del genere umano, perché la felicità delle società umane si basa solo su questo tipo di fede.
Joseph de Maistre, Il protestantesimo, 1798, in Cristianità n. 385, maggio-giugno 2017 pagg. 28-29
giovedì 14 maggio 2020
Due città, due amori
Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore.
Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui.
Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio.
Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (DeCivit. Dei, lib. XIV, e. 17).
In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso.
Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società che largamente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove.
Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore.
(Leone XIII, Lettera enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884)
lunedì 4 maggio 2020
Salviamo anime
La nostra vera missione: salvare anime.
Oggi mi sono fatto questa domanda: quale è e in cosa consiste la più grande tristezza di Dio?
Dio sempre ci parla quando gli chiediamo qualcosa.
La sua più grande tristezza sta nel vedere come tante anime volontariamente scelgono di precipitare nel fuoco eterno.
È terribile questo dolore di Dio Padre perché vede vanificato l’enorme sacrificio del figlio Gesù, del vano servizio svolto dallo Spirito Santo, dal pianto e sconfinato dolore di Maria, nostra madre, dal vedere come tanti Angeli sono amareggiati della inutilità del loro servizio di protettori e custodi delle anime a loro affidate perché tristemente hanno preferito l’ascolto del principe delle tenebre e la loro eterna ed inesorabile condanna nel fuoco eterno.
Allora mi chiedo: cosa posso fare per aiutare tante anime a non precipitare nel fuoco eterno?
Ecco la risposta illuminante del caro Don Bosco, presbitero come me “Dammi anime o mio Dio e toglimi tutto ciò che non serve che mi rende incapace di salvare anime ed amare. Chi salva anche una sola anima dall’inferno ha predestinato la propria anima”.
Vale solo per un sacerdote o non vale anche per anime come la tua, caro amico?
Allora salviamo anime, forza.
Don Giacomo Scarlatella, 27 dicembre 2016