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mercoledì 28 dicembre 2011

Abbiamo visto eppure abbiamo creduto

Fuochi verranno attizzati fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Con le spade sguainate dimostreremo che le foglie sono verdi in estate.


«La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà.
Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo.
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle.
È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli.


Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto.
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili.
Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio.
Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

S’avvicina il tempo – e per alcuni è già venuto – in cui una vita normale, una vita da onest’uomo, richiederà sforzi da eroe. Quale supremo dono della vita attraverso la morte è quest’obbligo di essere eroi soltanto per esistere, per restare fedeli a una banale linea di vita, che i nostri antenati seguivano così naturalmente come respiravano!».

(Gilbert Keith Chesterton – 1874-1936. “Heretics”, 1905)

mercoledì 21 dicembre 2011

Lasciarsi amare da Dio


La vita di san Giovanni della Croce non è stata un “volare sulle nuvole mistiche”, ma è stata una vita molto dura, molto pratica e concreta. Ed ancora oggi ci indica la nostra vocazione.

«Cari fratelli e sorelle, alla fine rimane la questione: questo santo con la sua alta mistica, con questo arduo cammino verso la cima della perfezione ha da dire qualcosa anche a noi, al cristiano normale che vive nelle circostanze di questa vita di oggi, o è un esempio, un modello solo per poche anime elette che possono realmente intraprendere questa via della purificazione, dell’ascesa mistica?
Per trovare la risposta dobbiamo innanzitutto tenere presente che la vita di san Giovanni della Croce non è stata un “volare sulle nuvole mistiche”, ma è stata una vita molto dura, molto pratica e concreta, sia da riformatore dell’ordine, dove incontrò tante opposizioni, sia da superiore provinciale, sia nel carcere dei suoi confratelli, dove era esposto a insulti incredibili e a maltrattamenti fisici. È stata una vita dura, ma proprio nei mesi passati in carcere egli ha scritto una delle sue opere più belle.
E così possiamo capire che il cammino con Cristo, l’andare con Cristo, “la Via”, non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, non è qualcosa che renderebbe ancora più pesante questo fardello, ma è una cosa del tutto diversa, è una luce, una forza, che ci aiuta a portare questo fardello.
Se un uomo reca in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. Questo lasciarsi amare è la luce che ci aiuta a portare il fardello di ogni giorno. E la santità non è un’opera nostra, molto difficile, ma è proprio questa “apertura”: aprire le finestre della nostra anima perché la luce di Dio possa entrare, non dimenticare Dio perché proprio nell’apertura alla sua luce si trova forza, si trova la gioia dei redenti. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità, lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione.»

Benedetto XVI – Catechesi del 16 febbraio 2011 – San Giovanni della Croce

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giovedì 15 dicembre 2011

Noche oscura

¡Oh noche que juntaste
amado con amada,
amada en el amado
transformada!


En una noche oscura
con ansias en amores inflamada
¡oh dichosa ventura!
salí sin ser notada
estando ya mi casa sosegada,

a oscuras y segura
por la secreta escala disfrazada,
¡oh dichosa ventura!
a oscuras y en celada
estando ya mi casa sosegada.

En la noche dichosa
en secreto que nadie me veía
ni yo miraba cosa
sin otra luz y guía
sino la que en el corazón ardía.

Aquesta me guiaba
más cierto que la luz del mediodía
adonde me esperaba
quien yo bien me sabía
en sitio donde nadie aparecía.

¡Oh noche, que guiaste!
¡Oh noche amable más que la alborada!
¡Oh noche que juntaste
amado con amada,
amada en el amado transformada!

En mi pecho florido,
que entero para él solo se guardaba
allí quedó dormido
y yo le regalaba
y el ventalle de cedros aire daba.

El aire de la almena
cuando yo sus cabellos esparcía
con su mano serena
y en mi cuello hería
y todos mis sentidos suspendía.

Quedéme y olvidéme
el rostro recliné sobre el amado;
cesó todo, y dejéme
dejando mi cuidado
entre las azucenas olvidado.

Juan de la Cruz. En una noche oscura – 1577

venerdì 9 dicembre 2011

Se Dio è come il fuoco

«Calahorra si stava scaldando le corte e tozze mani. “Un uomo che conosco” disse Juan sorridendo “una volta mi spiegò che la miglior cosa era trattare Dio come fuoco. Non bisogna starci troppo lontano, altrimenti si gela; ne troppo vicino, altrimenti si rischia di bruciare”.
Calahorra fece un cenno con il capo “Se lo rivedete, ditegli che nostro Signore ha detto: ‘Né i troppo caldi né i troppo freddi, ma i tiepidi Dio ha vomitato dalla Sua bocca’”. (…) Innumerevoli persone spensierate ripeteranno il suo detto spiritoso e si serviranno della sua arguzia come scudo per la loro codardia. Il diavolo conosce bene il suo gioco. Si serve di tutto per il suo scopo, anche del senso dell’umorismo, uno dei più meravigliosi doni di Dio. Oh! Questo è quasi certamente destinato a divenire un detto popolare. Ma tradotto nella vita e nei costumi è un vero flagello (…)”.
Un ultimo ceppo andò a finire nel fuoco. E mostrando il fuoco Calahorra continuò: “Se Dio è come il fuoco, che io ne sia bruciato. Se Dio è come acqua, che io anneghi in essa. Se è come aria, che in essa voli. Se è come terra, che io scavi in essa la mia vita, finchè non abbia raggiunto il centro”.»


Dialogo tra Don Juan d’Austria e Fra Juan Calahorra nel convento di Del Abrojo in Spagna. Don Juan d’Austria sarà il comandante della flotta Cristiana che vinse la battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571, da allora festa di Santa Maria della Vittoria e poi della Beata Vergine del Rosario.

Dal romanzo “L’Ultimo Crociato” di Louis De Wohl


domenica 4 dicembre 2011

Irrimediabile inimicizia

Il demonio teme Maria anzitutto perché, essendo orgoglioso, gli brucia molto di più essere vinto e punito da una piccola e umile serva di Dio che dal potere divino.

«È soprattutto a queste ultime e crudeli persecuzioni del demonio, che andranno aumentando ogni giorno fino al regno dell’Anticristo, che deve riferirsi la prima e celebre profezia e maledizione di Dio, pronunciata nel paradiso terrestre contro il serpente. È utile spiegarla qui, a gloria della Santa Vergine, per la salvezza dei suoi figli e la sconfitta del demonio. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno
Solo in questo caso Dio appare come autore di una inimicizia: irrimediabile, che durerà sempre, anzi che andrà aumentando fino alla fine. È il contrasto tra Maria, sua degna Madre, e il demonio, tra i figli e servitori della Vergine Santa e i figli e seguaci di Lucifero, cosicché la più terribile nemica che Dio ha costituito contro il demonio è Maria, la sua Madre santa. Fin dal paradiso terrestre - benché fosse ancora solo nella sua mente - Dio le ha dato un tale odio contro questo suo maledetto nemico, una tale abilità nello smascherare la malizia di questo antico serpente, una tale forza per vincere, abbattere e schiacciare questo orgoglioso profanatore, che il demonio la teme non solo più di tutti gli angeli e gli uomini, ma in un certo senso più di Dio stesso.
Certo, l’ira, l’odio e il potere di Dio sono infinitamente più grandi di quelli della Santa Vergine, poiché le perfezioni di Maria sono limitate; ma il demonio la teme anzitutto perché, essendo orgoglioso, gli brucia molto di più essere vinto e punito da una piccola e umile serva di Dio, la cui umiltà lo umilia più che il potere divino; e poi perché Dio ha dato a Maria un così grande potere contro i demoni, che questi molte volte e controvoglia sono stati costretti a riconoscere, per bocca degli indemoniati, di temere uno solo dei suoi sospiri in favore di un’anima, più delle preghiere di tutti i santi; di temere una sola delle sue minacce contro di essi, più che tutti gli altri loro tormenti.»


Louis-Marie Grignion de Montfort. Trattato della vera devozione a Maria, 51-52
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