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domenica 25 marzo 2018
Non si può accontentare tutti
In quel tempo i discepoli dissero a Giovanni Battista: «Abbiamo sentito che Erode vive con la moglie del fratello. Bisogna andare a rimproverargli tale peccato».
Il Battista, indignato rispose: «Chi sono io per giudicare? Se non diventerete misericordiosi vi sospendo tutti a divinis. Andiamo piuttosto e facciamo il discernimento». Si incamminarono quindi risolutamente verso Gerusalemme.
Ed ecco che Erode rientrava in quel mentre in città. Il Re accortosi che Giovanni gli veniva incontrò ordinò ai portatori di fermarsi. Giovanni allora gli disse: «Ho sentito che tu vivi con una donna che non è tua moglie. La dottrina dice che questo non è possibile. Ma non preoccuparti, con la pastorale possiamo aggiustare tutto. Hai dunque fatto un attento discernimento del tuo caso?».
Rispose allora il Re a Giovanni Battista: «Si io ed Erodiade siamo giunti in coscienza a credere di non commettere peccato».
«Bene – esclamò il Battista –. Se in coscienza non avvertite il peccato significa che non c’è peccato. Rivolgendosi allora ai suoi discepoli disse: “In verità vi dico che non ho mai trovato una fede così adulta in Israele”».
Il re Erode quindi continuò a tenersi stretta la moglie del fratello.
Il Battista si tenne ben stretta la propria testa.
E vissero tutti felici.
Tranne il fratello di Erode. Ma non si può accontentare tutti.
(Pasquino)
martedì 20 marzo 2018
Le accuse
Non bisogna invece mai esimersi dal far notare che la propensione dei non credenti di mettere sotto accusa la Chiesa per le prevaricazioni disseminate lungo la sua storia è un implicito e divertente atto di fede: la fede nel fatto che la Sposa di Cristo – e lei sola – resta presente e attiva in tutte le epoche con la sua identità inalterata.
È una permanenza assolutamente singolare, che non viene riconosciuta a nessun altro organismo (per indulgere a un paradosso, nessuno chiede conto, ad esempio, dei guai combinati da Ludovico il Moro al sindaco di Milano o al presidente della Regione Lombardia)
(Giacomo Biffi, La sposa chiacchierata)
martedì 13 marzo 2018
Lapides clamabunt
Questo obelisco, ornamento del circo di Nerone, da secoli languiva, muto. Uno dei nostri Papi ne ebbe pietà e gli disse: Io ti darò un nobile posto in Roma. Tu hai visto la crocifissione di Pietro, tu sei un testimone, tu parlerai. Tu confesserai il Cristo. Egli lo sollevò con la sua mano che tutto risanava, che ricostruiva Roma, che avrebbe ricostruito il mondo. Era il nostro Sisto V, un frate, uno di quelli che non sono niente sulla terra.
Egli alzò dunque l'obelisco e lo piantò qui non già nudo e insignificante come una curiosità. Gli fece portare la croce e l’arricchì di un pezzettino di quel legno a cui fu sospeso il Redentore. Egli volle che quella croce, la cui ombra convertì il ladro e il cui contatto risuscitò i morti, coprisse con quella stessa ombra quelli che sarebbero passati ai piedi dell’obelisco e portasse loro il perdono. Così un monumento pagano divenne un araldo del Vangelo, un servitore del Dio vivente.
Lapides clamabunt. Alla pietra pagana Sisto diede una voce degna dì Roma e del Vangelo. L'obelisco aveva celebrato come dèi Augusto e Tiberio. Ascoltatelo ora: Ecco la Croce del Signore. Dileguatevi forze avverse. Ha vinto il Leone di Giuda. Cristo regna, Cristo comanda, Cristo difenda il suo popolo da ogni male.
Così parla, così prega questa pietra, così alza la sua voce in mezzo al popolo di Dio. O pietra fortunata, spesso passando per la tua ombra, ho sentito la potenza della croce; spesso ho pensato che tu mi facevi provare quel che tu stessa hai provato, quando l’ombra di Gesù toccando la terra d’esilio, fece crollare gli idoli e fremere le rocce.
(L. Veuillot, Il profumo di Roma, 1861)
giovedì 8 marzo 2018
I cocci di una società disfatta
Se si aiutano le famiglie in difficoltà si è lodati, se si lotta contro le leggi anti-famiglia si è vituperati come dei violenti che vogliono le prove muscolari. Basterebbero poche persone per bloccare l’educazione gender nelle scuole pubbliche, agendo per esempio sugli errori procedurali degli uffici pubblici, ma farlo è considerato una prova muscolare che non si confà al cattolico.
Egli dovrebbe dedicarsi solo a raccogliere caritatevolmente i cocci di una società disfatta, ma senza impegnarsi a costruirla meglio. Se lo facesse sarebbe come trasformare il Vangelo in ideologia.
La verità è invece il contrario: eliminato l’ordine della società da costruire secondo il diritto naturale, i cattolici si fanno strumentalizzare da tutti sul piano del funzionamento delle istituzioni e delle leggi e si illudono che basti fare poi i buoni samaritani per eliminare il rimorso. Questo è un nuovo clericalismo.
Infatti, facendoci strumentalizzare dagli altri contribuiamo, sotto il diretto indirizzo della gerarchia, alla costruzione (anche se distorta) della società, e intervenendo, sempre dietro indirizzo diretto della gerarchia, per sanare le ferite con le sole opere di carità senza una verità naturale, ossia laica, che ci guidi, pensiamo che politicamente il Vangelo sia un “copia e incolla”.
“Basta il Vangelo”, hanno sempre detto i cattolici rahneriani, legittimando in questo modo la loro presenza politica in partiti distruttivi non solo del cristianesimo ma anche del diritto naturale.
Erano i cultori della mediazione, ma hanno eliminato ogni mediazione, che fino ad allora la ragione naturale aveva fornito. Benedetto XVI a Berlino aveva detto che mai il cristianesimo ha preteso di rapportarsi direttamente alla politica, ma era sempre passato attraverso il diritto naturale. Tolto ora il diritto naturale, il Vangelo si rapporta direttamente alla politica… degli altri però.
(Stefano Fontana, La nuova Chiesa di Karl Rahner – Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo, 2017, pp. 36-37)
venerdì 2 marzo 2018
È certo
I tecnocrati potranno disporre di molto tempo per costruire il mondo dei loro sogni?
A questa domanda non sono in grado di rispondere, ma, ammesso che gli organizzatori abbiano a loro disposizione il tempo necessario, è certo che il mondo che essi ci stanno costruendo crollerà, se non altro a causa della sua tara intrinseca, che risiede nella distruzione della persona e nello svilimento di tutte le facoltà che conferiscono all’uomo dignità e nobiltà; una società senza fede, senza intelligenza, senza moralità, senza carattere è una società destinata a diventare in breve tempo invivibile.
(L. Daménie - La tecnocrazia punto di incontro della sovversione, Società editrice Il falco, Milano , 1985 pag. 74)