mercoledì 28 ottobre 2020

Scorretto e pericoloso



Ho la sensazione che alcuni circoli liberali stiano cominciando a usare alcuni elementi e problemi della Chiesa cattolica come strumento per distruggere la Chiesa stessa. 

Lo considero scorretto e pericoloso. 

Abbiamo forse dimenticato che viviamo tutti in un mondo basato sui valori biblici? 

Nel profondo ci devono essere regole umane fondamentali e valori morali. 

In questo senso i valori tradizionali sono più stabili e più importanti per milioni di persone di questa idea liberale che sta davvero morendo.

Vladimir Putin

(Gigi Riva, L’internazionale putinista, «L’Espresso», 7 luglio 2019, p. 44)

mercoledì 21 ottobre 2020

L’ideologia multiculturalista



[È] un’ideologia che vuole costringere la massa degli abitanti di un paese a vivere in una situazione di senso di colpa nei confronti delle minoranze. 

Questo sistema portò all’istituzione di una nuova religione laica, che prese il posto del comunismo come progetto di salvezza terrena: la religione dei diritti umani. 

La lotta di classe è sostituita dalla lotta contro la discriminazione. 

È un totalitarismo ovattato, ma molto reale e che paralizza la resilienza delle società europee. 

La religione laica dei diritti umani è ancora più suicida per l’Europa occidentale di quanto non fosse il comunismo, è il dovere di scomparire con un sorriso e di fare spazio sul territorio ad altri popoli e civiltà, a cominciare dalla civiltà musulmana. […]

L’Europa, non proclamando pubblicamente le radici cristiane, ha vissuto nella contro-verità. 

Il legame storico fra l’Europa e il cristianesimo è la prova che solo una malafede accecante può negare. 

Per più di mille anni, le parole «europeo» e «cristiano» sono state sinonimi. 

La religione cristiana è sopravvissuta grazie agli europei. 

E, per un millennio, il cristianesimo è stato l’identità dell’Europa. 

La disgiunzione cristiana tra politico e religioso – Cesare e Dio – ha permesso lo sviluppo tecnico, scientifico e intellettuale dell’Europa. 


Rémi Brague intervistata da Giulio Meotti del «Foglio» «Il Foglio», 12-13 ottobre 2019

giovedì 15 ottobre 2020

L’autoritarismo istituzionale



La libertà di espressione era la vera essenza, l’anima della politica di sinistra degli anni Sessanta, che reagiva al conformismo e alla censura degli anni Cinquanta, alla quale si opponevano già prima gruppi radicali underground, i poeti Beat e gli artisti di San Francisco e del Greenwich Village. 

La libertà di espressione è sempre stato il mio principio e la mia motivazione centrale, parte dell’eredità dei filosofi dell’illuminismo che hanno attaccato con forza le autorità religiose e i privilegi di classe. 

Proprio per questo è stato incredibilmente scioccante per me il momento in cui i liberal americani hanno abbandonato il free speech negli anni Settanta e hanno inaugurato l’èra del politicamente corretto, per la quale soffriamo ancora oggi. 

Invece di difendere il vibrante individualismo degli anni Sessanta, la sinistra è diventata una polizia del pensiero stalinista che ha promosso l’autoritarismo istituzionale e ha imposto una sorveglianza punitiva delle parole e dei comportamenti.


Mattia Ferraresi, Contro il fascismo di sinistra, «Il Foglio», 6 febbraio 2015.

giovedì 8 ottobre 2020

Divenuto ormai inutile



La situazione è semplice: le forze del mercato controllano il pianeta. 

Ultima espressione del trionfo dell’individualismo, questo mercato trionfante del denaro spiega il grosso dei più recenti sussulti della Storia. […] 

Se questa evoluzione andrà a termine, il denaro porrà fine a tutto ciò che possa nuocergli, compresi gli Stati, che distruggerà a poco a poco, persino gli Stati Uniti d’America. 

Diventato l’unica legge del mondo, darà vita a quello che chiamerò «iperimpero», inafferrabile e planetario, creatore di ricchezze commerciali e di nuove alienazioni, di estreme fortune e di estreme miserie. 

La natura sarà sistematicamente depredata, e tutto diverrà privato, compreso l’esercito, le forze di polizia e la giustizia. 

L’essere umano sarà allora bardato di protesi, prima di diventare lui stesso un artefatto, venduto in serie a consumatori diventati a loro volta artefatti. 

Poi l’uomo, divenuto ormai inutile alle proprie creazioni, scomparirà.


Jacques Attali, Breve storia del futuro, Fazi, Roma 2007, p. 5.

sabato 3 ottobre 2020

Come la Santissima Vergine e le pie donne


Le Messe di Padre Pio sono rimaste memorabili, duravano ore, facevano impressione, sconvolgevano i presenti. 

Padre Pio non parlò mai molto di quel che viveva sull’altare ma anime «picchiose» (come le chiamava lui) gli tirarono fuori qualche parola. 


«Padre che cos’è la vostra Messa?»

«Un sacro miscuglio con la passione di Gesù. La mia responsabilità è unica al mondo». 

«Cosa devo leggere nella vostra santa Messa?» 

«Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione, indegnamente, lo soffro anch’io, per quanto è possibile a creatura umana». 

«Agonizzate, Padre, come Gesù nell’orto?» 

«Sicuramente».

«Viene pure a voi l’angelo a confortarvi?» 

«Sì». 

«Quale fiat pronunziate?» 

«Di soffrire per i fratelli d’esilio e per il suo divin regno». 

«Diceste pure: “e grideranno, crucifige, crucifige”. Chi griderà?» 

«I figli degli uomini e proprio i beneficati». 

«Come restò Gesù, dopo la flagellazione, Padre?» 

«Il profeta lo dice: diventò una sola piaga, diventò un lebbroso». 

«E allora anche voi siete tutto una piaga, dalla testa ai piedi?» 

«E non è questa la nostra gloria? E se non ci sarà spazio, per fare altre piaghe nel corpo, faremo piaga su piaga». 

«Padre quando siete flagellato, siete solo o vi assiste qualcuno?» 

«Mi assiste la Vergine santa, è presente tutto il paradiso». 

«Padre, Gesù mi ha fatto sentire che voi soffrite la coronazione di spine». 

«Altrimenti l’immolazione non sarebbe completa». 

«Le spine le avete sulla fronte o intorno al capo?» 

«Intorno a tutto il capo». 

«Padre, i peccatori vi tirano i capelli, come a Gesù?» 

«Mi tirano pure le ossa». 

«Padre, quanto soffrite nella santa Messa?» 

«Non te ne incaricare: nella Messa è tutto un crescendo, fino alla fine».

«Padre, nel divin sacrificio, prendete su di voi le nostre iniquità?» 

«Non si può fare diversamente, perché fa parte del divin sacrificio… la condanna del peccatore cade su di me». 

«Padre, vi ho visto tremare, mentre salivate i gradini dell’altare, perché? Per quello che dovevate soffrire?» 

«Non per quello che dovevo soffrire, ma per quello che dovevo offrire». 

«Padre, perché piangete, quando leggete il Vangelo, nella Messa?» 

«E ti par poco un Dio che conversi con le sue creature? E che sia da loro contraddetto? E che sia continuamente ferito dalla loro ingratitudine e crudeltà?».

«Padre, perché piangete all’offertorio?» 

«Vorresti strapparmi il segreto? E sia puro. Allora e il momento in cui l’anima viene separata dal profano».

L’anima separata dal profano. L’entrata nel sacrum.


«Ditemelo, Padre, perché soffrite tanto nella consacrazione?» 

«Perché è proprio lì che avviene una nuova mirabile distruzione e creazione».

Il mondo, l’umanità vengono distrutti e creati nella Messa? In ogni Messa?


«Padre come vi reggete in piedi, sull’altare?» 

«Come si reggeva Gesù sulla croce». 

«Padre, i carnefici capovolsero la croce di Gesù, per ribattere i chiodi?» «E come!». «Pure a voi la capovolgono?» 

«Sì, ma non aver paura».

«Padre, la santissima Vergine assiste alla vostra Messa?» 

«E tu credi che la Madonna non si interessi del Figlio?». 

«E gli angeli assistono, Padre?» 

«A torme».

«Padre, recitate pure voi le sette parole che Gesù proferì sulla croce?» 

«Sì, indegnamente, le recito pure io». 

«E a chi dite “Donna ecco tuo figlio”?» 

«Dico a Lei: Ecco i figli del tuo figlio». 

«Soffrite la sete e l’abbandono di Gesù?» 

«Sì». 

«Gesù crocifisso aveva le viscere consumate?» 

«Dì, piuttosto bruciate». 

«Che faceva la Vergine ai piedi di Gesù crocefisso?» 

«Soffriva nel veder soffrire suo figlio. Offriva le sue pene e i dolori di Gesù al Padre celeste per la nostra salvezza».

«Padre, come dobbiamo ascoltare la S. Messa?» 

«Come vi assistettero la Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette San Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce». 

«Padre, che benefici riceviamo ascoltando la S. Messa?» 

«Non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso».

«Padre, che cos’è la santa Comunione?» 

«È tutta una misericordia interna ed esterna, tutto un amplesso. Pregate pure che Gesù si faccia sentire sensibilmente». 

«Dopo la comunione continuano le sofferenze?» 

«Sì, sofferenze amorose».

«Nella santa Messa morite anche voi, Padre?» 

«Misticamente nella santa comunione». 

«È per veemenza di amore o di dolore che subite la morte?» 

«Per l’uno e per l’altro: ma più per amore». 

«Dove posò l’ultimo sguardo Gesù morente?» 

«Sulla Madre sua». 

«E voi dove lo posate?» 

«Sui fratelli d’esilio». 

«Padre avete detto che nella comunione la vittima muore. Nelle braccia della Madonna vi depongono?» 

«Di San Francesco».

domenica 27 settembre 2020

L’unità


L’unità [di per sé non è un valore né positivo né negativo, in quanto] può costituire un accrescimento tanto del bene quanto del male, [infatti] anche l’impero di Satana è un’unità, e perfino Cristo, quando parlò del diavolo e di Belzebù, prese spunto da questo impero unitario del male. Anche il tentativo di erigere la torre di Babele aveva come obiettivo un’unità. 

(Carl Schmitt, Stato, grande spazio, nomos, Adelphi, Milano 2015)

domenica 20 settembre 2020

È già data in Lui


Non vi è nulla al di là del cristianesimo. Esso è veramente “eschatos”, “novissimus”, l’ultimo. 

Esso è l’eterna giovinezza del mondo. 

Sarà tutto il resto a risultare definitivamente superato in suo confronto. […] 

Questa fine, in se stessa, è già arrivata: con l’incarnazione e l’ascensione del Cristo la fine delle cose è raggiunta… con la resurrezione del Cristo l’avvenimento decisivo della storia si è compiuto. […] 

Ogni possibile novità è già data in Lui.


Jean Daniélou, Saggio sul mistero della storia, cit., p. 17.

lunedì 14 settembre 2020

L’uomo che rifiuta di giudicare

L'uomo che rifiuta di giudicare, che non è né d’accordo né in disaccordo, che dichiara che non ci sono assoluti e crede di sfuggire alla responsabilità, è l’uomo responsabile di tutto il sangue che è ora versato nel mondo. 

La realtà è un assoluto, l’esistenza è un assoluto, un granello di polvere è un assoluto e così è una vita umana. 

Se vivi o muori è un assoluto. 

Che tu abbia un pezzo di pane o meno, è un assoluto. 

Se mangi il tuo pane o lo vedi svanire nello stomaco di un saccheggiatore, è un assoluto. 

Ci sono due lati per ogni problema: uno è giusto e l’altro è sbagliato, ma il mezzo è sempre malvagio. 

L’uomo che ha torto conserva ancora un certo rispetto per la verità, se non altro accettando la responsabilità della scelta. 

Ma l’uomo nel mezzo è il furfante che cancella la verità per fingere che non esistano scelte o valori, che è disposto a sedersi nel corso di qualsiasi battaglia, disposto a incassare il sangue dell’innocente o a gattonare sul ventre ai colpevoli, che dispensa la giustizia condannando sia il ladro che il rapinato in prigione, che risolve i conflitti ordinando al pensatore e al folle di incontrarsi a metà strada. 

In qualsiasi compromesso tra cibo e veleno, è solo la morte che può vincere. 

In qualsiasi compromesso tra bene e male, è solo il male che può trarre profitto. 

In quella trasfusione di sangue che drena il bene per nutrire il male… 

Ayn Rand O’Connor

martedì 8 settembre 2020

Il totalitarismo dei buoni


«Pare che siamo entrati precariamente in una specie di totalitarismo che detesta la libertà di parola e punisce le persone se rivelano il loro vero io».

Ho scritto di una specie di totalitarismo, non del totalitarismo nel suo senso storico. 

E ho scelto di usare questo termine perché è così che mi sento: sotto il controllo di un regime. 

Oggi ci sono una serie di regole che un’artista deve seguire, e se non le segue viene cancellato o messo a tacere. 

Tutto deve essere coordinato da una certa sensibilità. […] 

Sta succedendo per davvero, in questo momento.  

I guardiani della cultura dominante stanno attivamente cancellando le opinioni degli artisti perché non sono d’accordo con loro oppure perché non sono in linea con l’ideologia progressista del momento che fra l’altro molte persone rifiutano.

È l’ideologia che «propone l’inclusività universale eccetto per quelli che osano fare domande».


Bret Easton Ellis intervistato da Mattia Ferraresi, il «Foglio», 16 settembre 2019

martedì 1 settembre 2020

L’era dei demagoghi, dei ciarlatani


Il latino è una lingua precisa, essenziale. 

Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. 

Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. 

E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. 

Cosa impossibile col latino.


Giovannino Guareschi, Chi sogna nuovi gerani? Autobiografia.


martedì 30 giugno 2020

Sradicamento e distruzione


Tutti i tentativi di un internazionalismo, fondato sulla scienza o sulla “religione dell’umanità”, sono colpiti dal giudizio portato da Dio su Babele e presentano un carattere d’idolatria. 
Essi sono un rifiuto da parte dell’uomo di accettare la condizione che Dio gli ha dato; sono uno sforzo per ricostituire da solo una unità che non può venire che da Dio. Non sfociano che allo sradicamento e alla distruzione.

(Jean Daniélou S.J. Saggio sul mistero della storia, Morcelliana, Brescia 2012, p.70). 

martedì 23 giugno 2020

Il pasto nudo


«Cosa sia il mondo omosessuale lo capii quando fui inviato dal giornale a San Francisco, nei giorni in cui l’epidemia di AIDS era divenuta un allarme pubblico. 
I medici cercavano di risalire ai “primi portatori” e diffusori del contagio, chiedendo ai malati di ricordare l’identità dei loro partner omosessuali. 
Scoprirono, con costernazione, che questo era impossibile. 

Ogni omosex di San Francisco aveva avuto nell’anno precedente, in media, 600 rapporti carnali con persone sempre diverse e quasi tutte sconosciute. 
Gli incontri avvenivano nella penombra di losche discoteche, dette “bathrooms”, dove si avevano rapporti con gente mai vista. 
Stiamo parlando di 600 rapporti, quasi due al giorno, ogni giorno dell’anno. 
Ora, prego di considerare: quale eterosessuale può avere un tal numero di rapporti? 
Anche il più infoiato, dopo una settimana o due, sente il bisogno di fare altro, di leggere, di passeggiare, di viaggiare, di non pensare alle donne.
Ciò perché il sesso eterossuale, come un cibo vero, sazia. 
Ci sono cibi falsi, come le droghe, che non saziano mai: è quel che Burroughs ha chiamato il “pasto nudo”
Così il tristissimo sesso “gay” è un pasto nudo. 
[...] I casi di San Francisco mi hanno insegnato che la “coppia omosessuale” di tipo matrimoniale, dove uno dei due resta in casa a pulire, e l’altro lavora e porta a casa i soldi, è un mito omosessuale, un fantasma di natura psichiatrica. 
Nella realtà, quelle “coppie fedeli” sono di “coniugi” che vanno insieme a pescare nelle bathrooms.»

Di Maurizio Blondet - “Velinopoli e le virtuose indignazioni” 15 marzo 2003

giovedì 18 giugno 2020

Il più alto gradino


L’Europa unita ci fu soltanto una volta nella storia: durante i secoli XI e XII di quel Medioevo il cui nome organico è epoca della Cristianità.
[...] Per la prima volta nella storia un mondo ha ricavato la sua legge dalla sua fede, ha cercato di organizzarsi secondo i suoi principi. Per quanto se ne possa parlare, la visione del mondo del Medioevo, che si rifaceva all’ordine, alla pace, alla fraternità cristiana, all’unità di tutti e di tutto in Dio, rimane il più alto gradino cui lo spirito si sia mai elevato.

Gonzague de Reynold, La Casa Europa, p. 260

giovedì 11 giugno 2020

L’Israele spirituale


[San Paolo] ci fa comprendere che la Chiesa o il Regno di Dio peregrinante quaggiù, il regno della redenzione che prosegue di generazione in generazione, non è né una setta giudea né un’estensione religiosa della teocrazia d’Israele su tutti i popoli della terra, ma al contrario un Corpo universale nuovamente generato nella sua realtà visibile dall'invisibile virtù del sangue di Cristo e dello Spirito di Dio, e ciò precisamente al prezzo della regalità terrena di cui Israele è stata ormai spodestata.

Ci fa comprendere questa straordinaria rottura - per mezzo della quale dal Tempio distrutto, abbattuto, gettato a terra, si innalzava ed andava a sorgere l’Israele spirituale, il Tempio mistico del Corpo di Cristo - era esso stesso condizionato dal passo falso d’Israele e dalla grande prevaricazione dei suoi sacerdoti. 

Ci fa comprendere che se la salvezza è per tutti gli uomini e in Cristo non c’è più più né Giudeo né Gentile, è perché la potenza che opera la salvezza non è affatto la Legge dei Giudei ma la Fede in Colui che è stato crocifisso nel nome di questa stessa Legge.

Jacques Maritain, La Pensée de saint Paul, pp. 12-13, ed. Parole et silence

venerdì 5 giugno 2020

Ama fingere


Bernard Levi. “Oggi alcuni sacerdoti della Chiesa Cattolica che lavorano tra le popolazioni oppresse, specie nei regimi dittatoriali dell’America del sud, ritengono che sia loro dovere appoggiare i movimenti rivoluzionari e le rivolte. Che ne dice?”

Aleksandr Solženicyn: “Quanto mi rallegro per l’attivo operato del Papa nel mondo, ho ben presente che Giovanni Paolo II opera a partire dalla dimensione divina. Vale a dire: s’impegna nel mondo contemporaneo, ma tenendo continuamente presente le dimensioni spirituali. Invece i sacerdoti dell’America centrale e meridionale di cui sta parlando lei sono caduti in una delle trappole del socialismo. Il socialismo che è radicalmente opposto al cristianesimo, ama fingere di avere preso a prestito qualcosa dal cristianesimo per renderlo più concreto. Il colmo dell’assurdo è che un argomento simile sia stato fatto proprio anche dalle pubblicazioni ateistiche sovietiche, che asseriscono di derivare il loro programma sostanziale dal cristianesimo”.

(Londra maggio 1983 - Bernard Levi del Times intervista Solženicyn)

venerdì 29 maggio 2020

La ragione ultima


Che bisogni separare lo Stato dalla Chiesa è una tesi assolutamente falsa, un errore perniciosissimo.
Basata infatti sul principio che lo Stato non debba riconoscere alcun culto religioso, essa è innanzitutto offensiva al massimo grado verso Dio; giacché il Creatore dell’uomo è anche il Fondatore delle società umane, e le conserva nell’esistenza come sostiene noi in essa. Non gli dobbiamo dunque non solo un culto privato, ma un culto pubblico e sociale per onorarlo.

Inoltre, questa tesi è la negazione chiarissima dell’ordine sovrannaturale. Limita infatti l’azione dello Stato alla sola ricerca della prosperità pubblica in questa vita, che non è che la ragione prossima delle società pubbliche; ed essa non si occupa in alcun modo, come se le fosse estranea, della loro ragione ultima, che è la beatitudine eterna offerta all’uomo quando questa così breve vita avrà fine. 

E tuttavia, poiché l’ordine presente delle cose, che si svolge nel tempo, è subordinato alla conquista di tale bene supremo e assoluto, il potere civile non solo non deve porre ostacoli a tale conquista, ma deve aiutarci a compierla.
Questa tesi sconvolge anche l’ordine stabilito con grandissima saggezza da Dio nel mondo, ordine che esige un’armoniosa concordia tra le due società. Queste due società, la società religiosa e la società civile, hanno infatti gli stessi sudditi, anche se ciascuna di esse esercita su costoro la sua autorità nella sua propria sfera. 
Di necessità ne risulta che ci saranno pur delle materie la cui conoscenza e giudizio sarà di competenza dell’una e dell’altra. 

Ora, quando scompare l’accordo tra lo Stato e la Chiesa, da queste materie comuni pullulano facilmente i germi di controversie, che diverranno molto aspre da entrambe le parti; la nozione del vero ne risulterà sconvolta e le anime colme di una grande ansietà.
Infine, questa tesi infligge gravi danni alla stessa società civile, perché questa non può né prosperare né durare a lungo quando non si lascia affatto il proprio spazio alla religione, che è per l’uomo una regola suprema e sovrana maestra per proteggere inviolabilmente i suoi diritti e i suoi doveri.

Pio X, Vehementer nos - 11 febbraio 1906

venerdì 22 maggio 2020

Una diversa sensibilità


Ho trovato questa lettera – non diretta a me – e la propongo tra i “granellini”. Considera le “varie sensibilità” all’interno della Chiesa Cattolica.

«Egregio fratello nella fede, […] vorrei esprimerle un mio parere.
Prima di tutto vorrei dire che oggi per “diverse sensibilità” si intende qualcosa di ben diverso da quello da lei descritto. Sempre più spesso, il modernismo e la Tradizione vengono viste come “diverse sensibilità” ed accettate entrambe. […] Questa idea di “sensibilità” è oramai assai diffusa anche perché i modernisti nella maggioranza dei casi si camuffano da buoni cristiani.

Essi non […] affermano che i dogmi possono cambiare in base alle condizioni culturali, ma bensì possono cambiare i metodi di insegnamento di tali dogmi, ma nella maggioranza dei casi i metodi usati da loro portano un cambiamento totale della dottrina o il rinnegamento di qualche dogma. 

Essi non affermano che tutte le religioni sono uguali, ma che bisogna rispettare le idee religiose altrui e con questa scusa smettono di evangelizzare arrivando addirittura ad agevolare la pratica di altre religioni.
Essi non negano la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento ma dicono di voler semplicemente mettere in risalto la parola di Dio arrivando di fatto ad equipararla al Sacramento e facendo credere che Gesù sia presente in entrambe allo stesso modo, cioè spiritualmente.

Essi nella maggioranza dei casi non negano apertamente l’esistenza del diavolo ma dicono che non bisogna parlarne tanto, perché la gente potrebbe avere troppa paura ed anche perché bisogna parlare solo di Gesù ecc… 
In poche parole, essi non si mostrano apertamente come degli eretici, ma usano molta furbizia nel diffondere le loro idee facendo credere che la loro sia solo una diversa sensibilità, una sensibilità moderna.

Noi tradizionalisti sveliamo facilmente la nostra identità parlando di tradizione ecc… essi invece non si definiscono mai modernisti e non parlano quasi mai del modernismo, ma presentano sempre i loro insegnamenti come cattolici, insegnamenti della Chiesa ecc… In questo modo essi sembrano i veri cattolici, noi invece i fanatici o addirittura gli eretici.
Cordialmente
sua sorella nella fede
(lettera firmata

sabato 16 maggio 2020

Nel senso pieno del termine


Il grande nemico dell’Europa che è necessario soffocare con tutti i mezzi che non siano crimini, l’ulcera funesta che si attacca a tutte le sovranità e le rosicchia inesorabilmente, il figlio dell’orgoglio, il padre dell’anarchia, il solvente universale è il protestantesimo. Che cos’è il protestantesimo? 

È la rivolta della ragione individuale contro la ragione generale e quindi è tutto quanto di peggio si possa immaginare. Quando il cardinale de Polignac diceva al troppo celebre Pierre Bayle: “Voi dite di essere un protestante; questa parola è molto vaga: siete anglicano, luterano, calvinista, o che altro?”, Bayle rispose: “Io sono protestante nel senso pieno del termine: protesto contro tutte le verità”. 

Questo famoso scettico ha dato così la vera definizione di protestantesimo, che è il nemico fondamentale di ogni fede comune a molti uomini; cosa che lo rende nemico del genere umano, perché la felicità delle società umane si basa solo su questo tipo di fede.

Joseph de Maistre, Il protestantesimo, 1798, in Cristianità n. 385, maggio-giugno 2017 pagg. 28-29

giovedì 14 maggio 2020

Due città, due amori


Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. 
Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. 

Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. 
Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (DeCivit. Dei, lib. XIV, e. 17). 

In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. 
Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società che largamente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. 
Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore. 

(Leone XIII, Lettera enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884)

lunedì 4 maggio 2020

Salviamo anime


La nostra vera missione: salvare anime.
Oggi mi sono fatto questa domanda: quale è e in cosa consiste la più grande tristezza di Dio?
Dio sempre ci parla quando gli chiediamo qualcosa.
La sua più grande tristezza sta nel vedere come tante anime volontariamente scelgono di precipitare nel fuoco eterno.

È terribile questo dolore di Dio Padre perché vede vanificato l’enorme sacrificio del figlio Gesù, del vano servizio svolto dallo Spirito Santo, dal pianto e sconfinato dolore di Maria, nostra madre, dal vedere come tanti Angeli sono amareggiati della inutilità del loro servizio di protettori e custodi delle anime a loro affidate perché tristemente hanno preferito l’ascolto del principe delle tenebre e la loro eterna ed inesorabile condanna nel fuoco eterno.
Allora mi chiedo: cosa posso fare per aiutare tante anime a non precipitare nel fuoco eterno?

Ecco la risposta illuminante del caro Don Bosco, presbitero come me “Dammi anime o mio Dio e toglimi tutto ciò che non serve che mi rende incapace di salvare anime ed amare. Chi salva anche una sola anima dall’inferno ha predestinato la propria anima”. 
Vale solo per un sacerdote o non vale anche per anime come la tua, caro amico?
Allora salviamo anime, forza.

Don Giacomo Scarlatella, 27 dicembre 2016

martedì 28 aprile 2020

Un episodio singolare


Quella dei tempi di Alessandro VI, il Borgia, […] si sono appuntati tanti strali moralistici. Invettive giustificate, intendiamoci. Persino il barone Ludwig von Pastor, il grande (e cattolicissimo) storico del papato, alla fine delle pagine dedicate a quel pontefice, allarga le braccia: niente da fare, pur con tutte le attenuanti dei tempi in cui visse, fu davvero un uomo dissoluto, dedito innanzitutto al piacere suo e alla gloria della sua famiglia.
Eppure, è lo stesso von Pastor che dimostra come Alessandro VI razzolasse malissimo ma predicasse assai bene: sul piano religioso il suo pontificato fu impeccabile, fu difesa l’ortodossia, non si dimenticò l’apostolato, si incoraggiarono le iniziative dei santi fondatori. E sono certo che, alla fine, la Vergine intervenne benigna per un papa che ebbe una grande devozione per sant’Anna e che, soprattutto, ripristinò ed estese a tutta la cristianità il suono dell’Angelus.

Ma qui vorrei parlare della singolare benevolenza di Alessandro VI per gli ebrei, che protesse e favorì e dai quali trasse tra l’altro i suoi medici di fiducia.
Quando, nel 1492, i re di Spagna espulsero i loro marranos, il pontefice decise di accoglierne quanti poteva nei suoi stati e in Roma stessa. Ed è qui che si verifica l’episodio singolare: gli ebrei romani si recarono da Alessandro VI scongiurandolo di non aprire le porte ai loro correligionari spagnoli.

Di fronte al rifiuto papale di accettare la loro supplica, gli israeliti fecero ricorso ad un argomento al quale lo sapevano molto sensibile. Gli offrirono, cioè, una grossa somma di denaro, purché non ospitasse quegli ebrei forestieri, di cui loro, i circoncisi romani, diffidavano. La simpatia e la solidarietà di papa Alessandro verso i profughi iberici dovevano essere davvero vive se neppure l’oro funzionò.

Dunque, gli ebrei spagnoli furono accolti e ancor oggi molti israeliti di Roma e dell’Italia Centrale ne discendono. Episodio dimenticato, probabilmente rimosso: ma sul quale occorre riflettere di fronte a tante accuse ancor oggi ripetute contro la Chiesa per un suo presunto “antisemitismo”. Che, invece, almeno in quella occasione, sembrò paradossalmente contrassegnare proprio i “figli di Abramo”. Quelli, almeno, sotto il governo papale.

(Vittorio Messori. Il Timone – Febbraio 2005)

martedì 21 aprile 2020

Noi confessiamo


Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, “non è di questo mondo”, “la cui figura passa”; e che la sua vera crescita non può essere confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini.
Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini.

L’intensa sollecitudine della Chiesa, sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro salvatore.

Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del regno eterno.

Paolo VI, Professione di fede del popolo di Dio, 30 giugno 1968

giovedì 16 aprile 2020

I dittatori


Le dittature finiscono, tutte, prima o poi. Possono durare decenni, non secoli.
Spesso il dittatore fa una brutta fine.

Ci sono tanti tipi di tiranni: ci sono quelli che si fanno temere (e tutti sanno riconoscerli), quelli che si fanno amare (e sono pericolosi demagoghi) e quelli che mescolano variamente le due forme fondamentali di cui sopra. Ma tutti hanno una caratteristica in comune: non ammettono critiche e un contraddittorio, soprattutto in pubblico. Alcuni gestiscono la cosa pubblica come fosse privata.

I dittatori hanno fretta, e per durare più a lungo provano sempre a sovvertire l’ordinamento dello Stato precedente, a forzarlo a vantaggio proprio (e del gruppo di cui sono espressione), ma sui tempi lunghi non ce l’hanno mai fatta. 

Però, dopo la caduta, lasciano «detriti» e «scorie» pericolose nella società che hanno dominato: come minimo lasciano in molti il ricordo di essere stati dei «dritti», e questi hanno sempre imitatori.

Winkler Leo, Professore di latino e storia in pensione. Sito de “La Stampa”

venerdì 10 aprile 2020

Se fosse stato onesto


Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto.

Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito.

Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese.

Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70).
Preghiamo la Vergine Maria, che ci aiuti a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti.

(Papa Benedetto XVI, Angelus Domini, Castel Gandolfo, 26 agosto 2012).

sabato 4 aprile 2020

Il totalitarismo che sta arrivando


Viviamo in una società post-cristiana. Non intendo dire che non ci siano più cristiani, siamo ancora qui. Ma la storia cristiana non è più la narrazione che i Paesi occidentali usano per capire se stessi. 

È stata sostituita dal culto di sé, dalla dittatura del relativismo e dalla tirannia di sé. 
Questo rende così difficile riconoscere il totalitarismo che sta arrivando, perché sei stato addestrato a pensare che questa sia la libertà, che scegliere ciò che vuoi sia la libertà. 
Le persone che sono cristiane sono state formate in un modo più classico di pensare, teologia morale o ragionamento morale. Capiscono che la libertà non è la capacità di fare quello che si vuole. 

La maggior parte delle persone nella società è diventata molto fragile. 
Sono arrivati a pensare che tutta la vita pubblica sia un’espansione dei diritti. 
Quindi, sotto quei regimi di “giustizia sociale”, come li chiamano, e diritti civili, non essere d’accordo con qualcuno significa ferirlo, significa minacciarlo. 
E questo rende patologici tutti i disaccordi. 
Questo rende la persona che non è d’accordo un criminale.

Rod Dreher - La prossima persecuzione dei cristiani sarà attuata dagli Stati

sabato 28 marzo 2020

Un uomo caduto


Quando una persona è tentata di fare il male non deve credere che in lei vi sia qualche cosa di anormale. Un uomo è tentato non perché sia intrinsecamente malvagio ma perché è un uomo caduto. 
Nessun individuo ha il monopolio della tentazione: tutti vengono tentati. 
I santi non hanno trovato facile il cammino della santità, e i demoni non sono felici di essere demoni.
Non tutti subiscono le stesse tentazioni: alcuni sono tentati di pervertire il sano istinto di conservazione in egoismo; altri di pervertire il sano istinto di procreazione in lussuria; altri ancora di pervertire in avarizia il sano istinto di autoestensione mediante la proprietà privata. 

E se uno è tentato in uno qualunque di questi tre modi o nel modo dell’intemperanza, o dell’invidia, o della gelosia, o dell’ira, o della gola, non è perché sia ammalato, ma perché dopo la caduta del peccato originale la bontà non “viene naturalmente”, ma con difficoltà, ed è raggiunta solo grazie al Soprannaturale, alla Grazia di Dio.
La gente sarebbe meno infelice se comprendesse che conflitti, lotte, sforzi sono inevitabili alla stirpe di Adamo. 
La tentazione non è il male; lo è solo il consentirvi; e poiché noi siamo quali siamo perché abbiamo respinto l’Aiuto di Dio, solo accettandolo possiamo ridiventare felici.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima”)

domenica 22 marzo 2020

Si rendessero conto


Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal Signore. 
Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l’onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. 
Era quindi giusto che i sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinchè dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso.

(San Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, XIV, 23, vol. II, pag. 371)

domenica 15 marzo 2020

L’odio


L’odio come fattore di lotta, l’odio intransigente per il nemico, che spinge l’essere umano oltre i limiti naturali e lo trasforma in un’efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. 
I nostri soldati devono essere così; un popolo senza odio non può trionfare su un nemico brutale.

Ernesto “Che” Guevara: “Creare due, tre, molti Vietnam”.

martedì 10 marzo 2020

Felice come non mai


Le forti passioni sono il prezioso materiale grezzo della santità. Coloro che hanno molto peccato non dovrebbero disperare e dire: “Sono troppo peccatore per poter cambiare”; oppure: “Dio non sa che farsene di me”. Dio accoglie chiunque sia disposto ad amare, non con un gesto occasionale, ma con una “spassionata passione”, con “violenta tranquillità”.

Un peccatore impenitente non può amare Dio più di quanto un uomo possa nuotare sulla terraferma; ma non appena egli si pente portando a Dio i suoi peccati, le sue passioni scatenate, e prega perché esse siano diversamente dirette verso il Bene, allora diventerà felice come non mai.

Non già il male che abbiamo fatto ci tiene lontano da Dio, bensì il persistere nel male. Chi torna a Dio, come Santa Maddalena e San Paolo, accetta volentieri la disciplina che gli consentirà di mutare le sue precedenti tendenze. La mortificazione è proficua, ma solo quando è compiuta per Amore di Dio.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La Pace dell'Anima”)

martedì 3 marzo 2020

Scorre inutilmente sul suolo


Tu disprezzi le regole, le tradizioni e i dogmi. Non vuoi opporre alcuna cornice dottrinale a tuo figlio o al suo discepolo: pretendi di trasmettere loro le tue virtù solo con l’irraggiamento del tuo esempio, con il puro scambio affettivo. 
Benissimo. 

Gli versi da bere un vino prezioso – solo che ti dimentichi di fornirgli una coppa! E di sicuro la coppa senza il vino non è che un nido di polvere e di ragnatele. 
Ma il vino senza la coppa? 
Scorre inutilmente sul suolo e, mescolato con la terra, produce il fango peggiore.

Gustave Thibon. La scala di Giacobbe.

mercoledì 26 febbraio 2020

Quando ero un rivoluzionario marxista


Il giornalista e scrittore inglese Peter Jonathan Hitchens, militante in gioventù nel movimento trotzkista, sul settimanale conservatore The Mail on Sunday ha ricordato:

«Quando ero un rivoluzionario marxista, eravamo tutti a favore di più immigrazione possibile. Non perché ci piacessero gli immigrati, ma perché non ci piaceva come era la società britannica.
Abbiamo visto gli immigrati - da qualsiasi luogo - come alleati contro la società conservatrice che il nostro Paese era ancora alla fine degli anni Sessanta. Volevamo usarli come grimaldello.
Inoltre, ci piaceva sentirci “superiori” alle persone comuni - di solito delle zone più povere della Gran Bretagna - che videro i loro quartieri improvvisamente trasformati in presunte “comunità vibranti”.
Se avevano il coraggio di esprimere le obiezioni più miti, subito li accusavamo di razzismo. Era facile.

mercoledì 19 febbraio 2020

Diritto primario dell’uomo


Nel contesto socio-politico attuale […] prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998).
Oggi, infatti, vediamo che molte migrazioni sono conseguenza di precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali. Invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa allora un «calvario» per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda migratoria.
Così, mentre vi sono migranti che raggiungono una buona posizione e vivono dignitosamente, con giusta integrazione nell’ambiente d’accoglienza, ve ne sono molti che vivono in condizioni di marginalità e, talvolta, di sfruttamento e di privazione dei fondamentali diritti umani, oppure che adottano comportamenti dannosi per la società in cui vivono.

venerdì 14 febbraio 2020

È il capitalismo


Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che ha distrutto la famiglia nel mondo moderno è stato il capitalismo. Non vi è dubbio che anche il comunismo avrebbe potuto farlo, se mai avesse avuto l’occasione di uscire da quella landa desolata e semimongola in cui è fiorito. Eppure, per quanto ci riguarda, ciò che ha distrutto le famiglie, e incoraggiato i divorzi e trattato le antiche virtù domestiche con sempre maggior disprezzo, sono l’epoca capitalista e il potere del capitalismo.

È il capitalismo che ha instaurato una faida morale e una competizione di tipo commerciale tra i sessi; che ha distrutto l’influenza del genitore a favore di quella del datore di lavoro; che ha allontanato gli uomini dalle loro case in cerca di lavoro, costringendoli a vivere vicino alle fabbriche e alle aziende invece che vicino alle loro famiglie; soprattutto, è il capitalismo che ha incoraggiato, per motivi commerciali, l’esibizione pubblicitaria di scintillanti novità che, per la sua stessa natura, è la morte di ciò che le nostre madri e i nostri padri chiamavano «dignità», «modestia».

Chesterton, “Tre nemici della famiglia”

sabato 8 febbraio 2020

Il prezzo della sua tolleranza


La Chiesa di Cristo segue il cammino tracciatole dal divin Redentore. Essa si sente eterna; sa che non potrà perire, che le più violente tempeste non varranno a sommergerla.
Essa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono.
Essa non s’immischia in questioni meramente politiche od economiche, nè si cura di disputare sulla utilità o il danno dell’una o dell’altra forma di governo.
Sempre bramosa, per quanto da lei dipende, di aver pace con tutti (cfr. Rom. 12, 18), essa dà a Cesare ciò che gli compete secondo il diritto, ma non può tradire nè abbandonare ciò che è di Dio.

Ora è ben noto quel che lo Stato totalitario e antireligioso esige ed attende da lei come prezzo della sua tolleranza o del suo problematico riconoscimento.
Esso, cioè, vorrebbe :
- una Chiesa che tace, quando dovrebbe parlare;
- una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla;
- una Chiesa che si distacca dal fondamento inconcusso sul quale Cristo l’ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa;
- una Chiesa che non resiste alla oppressione delle coscienze e non tutela i legittimi diritti e le giuste libertà del popolo;
- una Chiesa che con indecorosa servilità rimane chiusa fra le quattro mura del tempio, dimentica del divino mandato ricevuto da Cristo: Andate sui crocicchi delle strade (Matth. 22, 9); istruite tutte le genti (Matth. 28, 19).

Diletti figli e figlie!
Eredi spirituali di una innumerevole legione di confessori e di martiri!
È questa la Chiesa che voi venerate ed amate?
Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre?
Potete voi immaginarvi un Successore del primo Pietro, che si pieghi a simili esigenze?

Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, pp. 389 – 391 . In occasione dell’arresto e del processo al Cardinale Mindzenty.

sabato 1 febbraio 2020

Sia quello che dice il suo nome


La chiesa sia quello che dice il suo nome, quindi in essa non si faccia né si riponga altro.
Alla fine dell’Ufficio divino escano tutti in perfetto silenzio e con grande rispetto per Dio, in modo che, se un monaco volesse rimanere a pregare, privatamente, non sia impedito dall’indiscrezione altrui.

Se, però, anche in un altro momento qualcuno desidera pregare per proprio conto, entri senz’altro e preghi, non a voce alta, ma con lacrime e intimo ardore.

Perciò, come abbiamo detto, chi non intende dedicarsi all’orazione si guardi bene dal trattenersi in chiesa dopo la celebrazione del divino Ufficio, per evitare che altri siano disturbati dalla sua presenza.

(San Benedetto, Sancta Regula, Capitolo LII)

domenica 26 gennaio 2020

Le povere persone del davanti


I pederasti iniziano a contarsi e scoprono di formare una potenza all’interno dello Stato.
Mancava solo un’organizzazione, ma secondo questo libro sembra che esista già in segreto.
E poiché contano uomini tanto importanti nei vecchi partiti ed anche nei nuovi, da Rösing a Schweitzer, la loro vittoria è inevitabile. D’ora in poi sarà: “Guerre aux cons, paix aux trous de cul” [“guerra alla fica, pace al buco del culo”, letteralmente].

Incidentalmente, solo in Germania era possibile che un elemento simile apparisse, trasformasse la sozzura in una teoria e invitasse: “introite”.
Sfortunatamente non era ancora abbastanza coraggioso da confessare apertamente di esserlo, e deve ancora operare coram publico, “dal davanti”, ma non “dal fronte dietro”, come una volta dice per errore.

Ma aspetta soltanto che il nuovo codice penale nord-tedesco riconosca i “droits de cul” [“i diritti del culo”, letteralmente] e sarà tutto diverso.
Per le povere persone “del davanti” come noi, con la nostra infantile passione per le donne, le cose si metteranno male.

Karl Marx, di suo proprio pugno, nelle sue Lettere a Friedrich Engels (“Carteggio” 1868-69).

lunedì 20 gennaio 2020

Sorprendenti analogie


Fu proprio l’Impero [romano] a permettere che i barbari varcassero il Danubio, ritenendo di poter sfruttare la loro presenza. Alla stessa maniera, oggi i profughi provenienti dall’Africa e dall’Asia centrale vengono aiutati in ogni modo a toccare il suolo europeo con speciali programmi di salvataggio e investimenti economici e militari enormi, sebbene criticatissimi e poco efficaci.
Ammiano Marcellino … racconta che nel 376 d.C. l’Impero arrivò perfino ad aiutarli nell’attraversamento del grande fiume.
L’imperatore Valente, infatti, manovrato da abili adulatori, s’era convinto che i barbari, entrando in territorio romano attraverso il Danubio, avrebbero fornito con poca spesa nuove reclute al suo esercito, che sarebbe così diventato «invincibile».

Per questo, dice Ammiano, “furono inviati [dalle parti del Danubio] diversi addetti con l’incarico di traghettare quell’orda selvaggia con mezzi opportuni. A ciò si lavorò con grandissimo impegno, in modo che non restasse indietro neanche uno di quegli uomini, che pure avrebbero rovesciato lo stato più che se fosse caduto preda di una malattia mortale. Quelli quindi, ottenuto per concessione dell’imperatore il permesso di attraversare il Danubio e insediarsi nelle terre della Tracia, vennero traghettati giorno e notte, in gruppi, su navi, zattere e tronchi scavati. Siccome il Danubio è un fiume pericolosissimo, per giunta ingrossato in quel momento da piogge fitte, parecchi morirono annegati mentre, per la gran ressa, tentavano di attraversarlo contro corrente e cercando di nuotare.”

(Raffaele Simone, L’ospite e il nemico - La Grande Migrazione e l’Europa, Garzanti)

lunedì 13 gennaio 2020

I tunnel della storia


Le idee e le istituzioni umane non sono mai così vicine alla decadenza come quando raggiungono il loro apogeo.
Una frutta non è mai così vicina al marciume come quando raggiunge la piena maturità.
La malvagità sta raggiungendo il suo apice.
Il comunismo [adesso noi parleremmo invece d’ecologismo], che è la nota più stridula nel concerto di blasfemie che è stato sollevato contro la Chiesa dal XVI secolo, rappresenta esattamente il parossismo dell’incredulità.
E noi cattolici gemiamo oggi sotto il peso dell'oppressione dei nostri avversari, che ci gettano in faccia l'esclamazione di Brenno: “Guai ai vinti!”.

Ma la Chiesa, che è immortale perché non è umana, restituisce loro la frase, ribaltando il suo significato: “Guai ai vincitori!”.
In effetti, per tutte le cose che non partecipano alla durevolezza indistruttibile della Chiesa, il periodo di massimo splendore non è altro che una fase brillante sulla strada della morte.
Ogni vittoria di Napoleone rappresentava per lui un passo che lo avvicinava a Waterloo. La Waterloo dell’empietà è vicina.
Lasciamo quindi andare questi Wagram e questi Austerlitz dell’incredulità. Il loro trionfo non durerà.

Quando il viaggio in treno è troppo lungo, quando le montagne sono troppo ripide per salire, quando le curve del terreno sono molto lunghe, gli ingegneri scavano un tunnel che, sottoponendo i passeggeri a alcuni minuti di oscurità, riducono tuttavia la fatica del viaggio e risparmiano loro lunghe ore di percorso.
Pensiamo che la fase di dolori sempre più acuti che il cattolicesimo avrà sia come il tunnel che, sebbene ci immerga per qualche tempo nelle oscurità più fitte, nel buio del dolore più assoluto, accorcerà il nostro cammino verso la vittoria finale, tagliando montagne e superando ostacoli che senza questo tunnel di dolore richiederebbero molti decenni - secoli, forse - per essere attraversati.

La Chiesa, e con essa la civiltà occidentale, entra in uno dei tunnel della storia attraverso cui la Divina Provvidenza ci fa entrare per abbreviare le sofferenze del cattolicesimo.
E ogni volta, quindi, che sentiamo l’attacco più compatto, le prove più terribili, abbiamo la convinzione rassicurante che stiamo progredendo nel tunnel e ci stiamo avvicinando sempre più al momento felice in cui ci ritroveremo di nuovo nella radiosa chiarezza di una civiltà pienamente cristiana.
Nemici della Chiesa: Guai a voi!
Pierre-Antoine Berryer, l’immortale avvocato difensore dal Maresciallo Ney, disse: “La Chiesa riceve i colpi e non li rende. Ma state attenti: essa è un’incudine che ha logorato molti martelli!”

Plinio Correa de Oliveira, 1931.