giovedì 13 dicembre 2012
Il Vangelo sviluppa l’uomo e i popoli
Lo sviluppo dell’uomo viene da Dio, dal modello di Gesù uomo-Dio, e deve portare a Dio. Ecco perché tra annunzio evangelico e promozione dell’uomo c’è una stretta connessione.
«Negli ultimi 40-50 anni, il mondo occidentale ha spiegato i meccanismi che causano il “sottosviluppo” (o che portano allo “sviluppo”) in termini materialisti, con letture di tendenza marxista-rivoluzionaria o liberal-capitalista: finanze, piani di sviluppo, debito estero, commerci, prezzi delle materie prime, tecnologie, sistemi di produzione dei beni materiali, colonialismo, neo-colonialismo, ecc.
Una risposta solo economica e politica non basta.
Il mondo ricco non sa ancora come aiutare i poveri a superare il sottosviluppo, perché non ha capito le radici dell’abisso fra Nord e Sud. Si sono date letture “materialiste”, in parte giuste ma insufficienti a spiegare il fenomeno del “sottosviluppo”, senza tener conto dell’anima dei popoli: ad esempio, è vero che il colonialismo ha commesso crimini e danni, ma non spiega la radice da cui vengono le differenze fra popoli ricchi e poveri del mondo. Si è guardato più al denaro, alla tecnica e alla politica, che non alle culture e alle religioni dei popoli.
Da questa “lettura materialista” anche il mondo cattolico (e missionario) è stato in parte influenzato. Quando si parla di “sviluppo” (o di “sottosviluppo”), si tratta subito di finanze, scambi commerciali, tecnologie. Si ignorano (o si mettono tra parentesi) i valori culturali e religiosi, l’educazione, le mentalità, i costumi, gli atteggiamenti di fronte alla natura e alla storia.
La gravità della spaccatura fra Nord e Sud sta nel fatto che non c’è solo un abisso economico e tecnologico fra ricchi e poveri: se fosse così, basterebbe trasferire in modo massiccio finanze e tecnologie, il che è stato fatto almeno in alcuni casi, e parlo soprattutto dell’Africa e dei “Paesi del petrolio”, con risultati deludenti; ma si tratta di un abisso culturale fra popoli che appartengono a mondi diversi, vivono in secoli diversi, sono separati da storia, cultura, religione, mentalità, lingua, costumi, strutture sociali (si pensi alla famiglia monogamica o poligamica!), visione dell’uomo (e della donna!), della storia, della natura.
Annunziare Gesù Cristo ai popoli è farli progredire umanamente per un motivo molto semplice: Cristo è venuto a rivelare quel Dio che tutti i popoli cercano ma non conoscono, un Dio che ama e perdona l’uomo, verità insospettabile se Dio stesso non l’avesse rivelata; ed a portare, attraverso la sua morte e risurrezione, il perdono di Dio, la pace, la fraternità e la giustizia, addirittura il modello molto concreto di un “uomo nuovo” descritto dal Vangelo».
(P. Piero Gheddo: “Vangelo e sviluppo dei popoli”. I Quaderni del Timone - 2009)
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Pubblicato da
Paolo Mitri
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