venerdì 11 ottobre 2013

Perché i cattivi prosperano e i buoni soffrono?

San Massimiliano Kolbe, il santo martire della fede e della carità sacrificatosi per un padre di famiglia nel lager di Auschwitz, spiegava che anche il peggiore degli uomini, almeno qualche volta nella vita, compie bene il proprio dovere o dimostra pietà verso il prossimo o fa qualche opera buona.

Se poi avrà vissuto talmente male da meritare l’inferno, quando Dio potrà ricompensarlo del poco bene che ha fatto? Non certo all’inferno, ma solo in questo mondo. Ecco perché spesso si vedono farabutti e mascalzoni che se la passano bene.

Inoltre, anche le persone migliori non sono mai esenti da qualche mancanza o da qualche azione cattiva, perché anche il giusto cade sette volte al giorno (Prov 24,16), perciò se Dio vuole abbreviare il loro purgatorio o ammetterli subito in paradiso, il “saldo dei conti” avverrà sulla terra, tramite la sofferenza.

Conclude il santo: «Non sono affatto da invidiare le persone cattive che godono una vita felice; costoro anzi dovrebbero temere fortemente che questo fatto possa essere già la ricompensa per quel poco di bene che essi operano».

Gli scritti di Massimiliano Kolbe eroe di Oswiecim e beato della Chiesa, Vol. III, Città di Vita, Firenze 1978, p. 112.


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