«La punizione più indispensabile all’anima è la punizione del delitto. Col delitto l’uomo si pone da sé [di sua volontà] fuori dalla rete di obblighi eterni che uniscono ogni essere umano a tutti gli altri. Egli può esservi reintegrato soltanto con la punizione: interamente, se v’è consenso da parte sua, e parzialmente se non ve n’è.
Come il solo modo di testimoniare rispetto a chi soffre la fame è dargli da mangiare, così l’unico modo di rispettare chi si è posto fuori della legge è reintegrarlo nella legge, sottoponendolo alla punizione che essa prescrive.
Come il musicista desta coi suoni il sentimento della bellezza, così il diritto penale deve destare nel delinquente il sentimento della giustizia mediante il dolore o persino, se occorre, mediante la morte».
Simone Weil, “La prima radice”, Mondadori, 1996, pagina 29.
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