Che cosa diciamo di Pietro?
Predicò Cristo, fu mandato, evangelizzò ancor prima della passione del Signore.
Sappiamo infatti che gli apostoli furono mandati a predicare il vangelo: fu mandato e predicò. […]
Tuttavia non era ancora simile a Protasio e Gervasio.
Era già apostolo, era il primo, era unito al Signore.
A lui era stato detto: “Tu sei Pietro”, ma non era ancora un Protasio o un Gervasio, non era ancora Stefano, non era ancora il fanciullo Nemesiano.
Pietro non era ancora questo; non era ancora ciò che furono certe donne, certe ragazze, come Crispina o come Agnese. Pietro non era ancora al livello della loro fragilità femminile.
Lodo Pietro, ma prima mi vergogno per lui.
Che anima pronta, la sua; ma incapace di misurarsi.
Certo, se non fosse pronta non direbbe al Salvatore: “Morirò per te. Anche se dovessi morire con te non ti rinnegherò”. […] Ecco che sta per soccombere, ecco che Pietro muore.
Che altro è, infatti, morire, se non rinnegare la vita?
Rinnegò Cristo, negò la vita, morì.
Ma colui che risucita i morti, il Signore, lo guardò e lui pianse amaramente.
Rinnegando perì, piangendo risuscitò.
Per lui morì per primo il Signore, come era necessario; dopo, fu Pietro a morire per il Signore, così come richiedeva l’ordine stesso delle cose; quindi seguirono i martiri.
La via, prima spinosa, fu lastricata, battuta dai piedi degli apostoli e resa più praticabile per quelli che sarebbero venuti dopo.
La terra è stata riempita del seme del sangue dei martiri, e da quel seme è sorta la messe della chiesa.
Hanno affermato Cristo ancor più da morti che da vivi.
(Sant’Agostino, serm. 286, 3-4,3, nella festa dei martiri Protasio e Gervasio)
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