venerdì 6 ottobre 2017
Gli basta il Corano
Forse, meno nota è un’altra delle ragioni dell’impossibilità di dialogo con un musulmano. Dialogare significa confrontarsi, esaminare assieme all’interlocutore le ragioni reciproche. Nel caso cristiano-islamico occorrerebbe innanzitutto mettere a confronto Vangelo e Corano.
Ma è proprio questo che il musulmano rifiuta e rifiuterà sempre di fare, se non a rischio di smentirsi, anzi di distruggersi.
Il maomettano afferma di venerare le Scritture degli ebrei e quelle dei cristiani, ma rifiuta di leggerle: gli basta il Corano.
E non soltanto perché è il culmine della Rivelazione, il testo che tutti gli altri contiene. Ma perché Maometto lo ha messo in guardia: là dove Torah e Vangelo non coincidono con la Scrittura islamica, è perché ebrei e cristiani hanno falsificato i loro libri. Li hanno falsificati, soprattutto, dove annunciavano l’arrivo di lui, il cammelliere della Mecca, l’inviato che Dio avrebbe scelto come «sigillo dei profeti».
Già accennavamo alla delusione di Maometto, che sperava di essere accolto a braccia aperte dalle comunità ebraiche e da quelle cristiane, le quali avrebbero dovuto riconoscerlo come colui che completava la legge di Mosè e di Gesù.
Quando invece del trionfo si trovò di fronte al rifiuto, perché né ebrei né cristiani trovavano traccia di lui nella Scrittura, si lanciò in una polemica virulenta (che i suoi discepoli continuano ancora adesso), componendo molte Sure di maledizione contro costoro che «adulteravano i libri di Dio».
Già nella seconda Sura sta un appello di Allah agli ebrei: «Oh figli di Israele (...) credete a ciò che ho fatto scendere a conferma di quanto è nelle Scritture presso di voi (...). Pure voi leggete il Libro: non comprendete, dunque?».
E poiché non era ascoltato, eccolo passare all'ira: «Guai a quelli che trascrivono il Libro alterandolo!».
Vittorio Messori: Pensare la storia – Editrice San Paolo, 1992 – ISLAM 7 (280).
Pubblicato da
Paolo Mitri
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