giovedì 12 ottobre 2017

“Io sono l’apostolo di Dio inviato a voi”


Spesso ci si è chiesti se Maometto sia stato «sincero». Per dirla brutalmente: se lo è inventato lui, questo Corano che afferma essergli stato dettato, parola per parola, dall’Arcangelo che ripeteva il testo originale posto da sempre accanto ad Allah?
C’è ormai accordo sul fatto che, almeno agli inizi – quando non poteva prevedere dove lo avrebbe portato la sua avventura e dovette sopportare dure prove –, fu davvero protagonista di fenomeni mistici dei quali nulla sappiamo ma che, soggettivamente, dovette vivere con sincerità e con autentico, sofferto fervore religioso.

Le cose, forse, cambiarono in seguito, quando scomodò la Rivelazione divina per risolvere suoi problemi personali, magari non nobilissimi (come l’eccezione soltanto per lui, datagli direttamente da Allah, di avere dodici mogli – ma pare se ne prendesse almeno quindici – oltre a un numero illimitato di concubine).
Soprattutto, fu costretto a scomodare la voce di Dio stesso per costruire al suo messaggio una sorta di albero genealogico che gli desse legittimità, inserendolo nel monoteismo giudeo–cristiano.

Eccolo dunque assicurare che la Kaaba, il santuario pagano della Mecca, era stato costruito da Abramo stesso, aiutato da Agar, la moglie schiava, e dal figlio Ismaele.
Eccolo costruire quella che Francesco Gabrieli chiama «una fantastica, incredibile protostoria araba» della quale tutto il Corano risuona, per tentare di inserire lui, l’isolato Profeta, nella storia precedente.

Se agli ebrei assicurò (seppure con nessun successo) di essere nella linea stessa di Abramo, ai cristiani cercò di far credere che Gesù stesso ne avrebbe predetto l’arrivo. Leggiamo la Sura 61, versetto 6: «Ricorda quanto Gesù, figlio di Maria, disse: “O figli di Israele, io sono l’apostolo di Dio inviato a voi per confermare il Pentateuco che vi è stato dato prima di me e per annunziare un apostolo che verrà dopo di me e il cui nome sarà Ahmad”».

Vittorio Messori: Pensare la storia – Editrice San Paolo, 1992 – ISLAM 7 (280).

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