martedì 30 giugno 2015

Beati i nostalgici, perché torneranno a casa



«Fino ad oggi nessuno ha veduto gli uccelli migratori dirigersi verso sfere più calde che non esistono, o i fiumi dirottare attraverso rocce e pianure per correre in un oceano che non può essere trovato.

Perché Dio non crea un desiderio o una speranza senza aver pronta una realtà che la esaudisca.

Il nostro desiderio è la nostra certezza e beati siano i nostalgici, perché torneranno a casa».

(Karen Blixen “Capricci del destino”)

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martedì 23 giugno 2015

Un amante tradito



L'amore per Nietzsche dovrà pur finire.
Un giorno.
Non solo per me, perché sono un amante tradito.
Ma per quello che ha fatto ai miei figli.
Sì: per quello che ha fatto loro, già prima che nascessero.
Per quello che ha fatto a loro e a tutti noi.
E a quelli che verranno.

C'era una volta un uomo.
L'uomo più sensibile ed intelligente di tutti i tempi.
Ma soffriva: non accettava di essere solo un uomo.
Voleva essere Dio.
E così ha vissuto come se fosse un dio:
ha detto al mercato che Dio è morto
e ci ha dato un nuovo vangelo tutto suo
annunciando la sua novella:

diceva che l'uomo deve essere creatore
deve forgiare nuovi valori
in un gioco eterno
come un bambino.
E così ci ha presi tutti
ipnotizzati
e anche noi crediamo che il mondo sia un racconto
una favola da inventare
ciascuno la sua.
Nessun valore, nessuna verità.
Solo gioco.
Solo libertà.

Si sbagliava.
Il suo racconto finisce male.
La sua favola è triste.
Ucciso Dio, non resta niente.
Si sbagliava.
Ed era troppo intelligente per non sapere che si stava sbagliando.
Ci ha avvelenati tutti.
Sapendo quello che faceva.

Di Alessandro Benigni - 11 gennaio 2015

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martedì 16 giugno 2015

Il desiderio del sacro



«La mentalità generale che prevale in Occidente prende sempre più le distanze dalla fede della Chiesa. È un fatto. C’è da notare che quando si attacca la “Dominus Iesus” come fosse una espressione di intolleranza, la verità è proprio il contrario: non si tollera più che la Chiesa cattolica possa esprimersi sulla propria identità e sulla propria fede, che essa non impone a nessuno, ma che esprime e difende. [...] Non si sentirebbe il bisogno di attaccare la Chiesa, né la fede, se fossero considerate come delle realtà trapassate o sul punto di esserlo.

Si può dire, dunque, che questi attacchi sono anche un segno della vitalità della fede e della forza che essa conserva nel mondo spirituale. Aggiungerei che questa emarginazione della Chiesa non è così forte in tutte le regioni d'Europa, né in tutte le parti del mondo. Così possiamo vedere che in Germania è in atto una paganizzazione, soprattutto nelle zone che prima erano comuniste, e comunque nel nord del paese, in cui il protestantesimo si decompone e lascia il posto ad un paganesimo che non ha più bisogno di attaccare la Chiesa, perché la fede è diventata talmente assente che non si sente più il bisogno di aggredirla.

Ma vi sono anche delle situazioni del tutto diverse. Ai giorni nostri si possono constatare delle nuove manifestazioni di fede: vi sono tra i giovani dei movimenti molto forti che dimostrano la realtà sempre presente di bisogno di assoluto, con una riscoperta della bellezza della fede e del sacro. Questo desiderio del sacro, di recupero di tutte le bellezze perdute, è molto presente presso la nuova generazione. [...] La Chiesa è destinata certamente a vivere in una situazione di minoranza nel nostro continente, ma rafforzandosi spiritualmente e interiormente, tanto da diventare una speranza per molti uomini».

Joseph Ratzinger, intervista rilasciata alla rivista “Spectacle du monde” n° 464, gennaio 2001.

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mercoledì 10 giugno 2015

Questo dolore è grazia



«C’è una tendenza in esegesi che dice: Gesù in Galilea avrebbe annunciato una grazia senza condizione, assolutamente incondizionata, quindi anche senza penitenza, grazia come tale, senza precondizioni umane. Ma questa è una falsa interpretazione della grazia.

La penitenza è grazia. È una grazia che noi riconosciamo il nostro peccato.

È una grazia che conosciamo di aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento, di una trasformazione del nostro essere. Penitenza, poter fare penitenza, è il dono della grazia. E devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, ci appariva troppo dura.

Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia. E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare.

Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina».

(Papa Benedetto XVI, 15 aprile 2010)

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mercoledì 3 giugno 2015

Dio è “unissimo”



«Percorri con la considerazione le diverse specie di unità, perché appaia più chiaramente l'eccellenza di quella che in modo del tutto speciale si trova in Dio.

Vi è una specie di unità che può dirsi collettiva, quando per esempio una gran quantità di pietre viene a costituire un unico agglomerato.

Vi è una unità costitutiva, quando diverse membra formano un solo corpo, o molte parti formano un insieme qualsiasi.

Vi è un'unità coniugale per la quale non vi sono più due persone, ma una sola carne.

Vi è un'unità di nascita, per la quale un'anima e un corpo formano un solo uomo.

Vi è un'unità potestativa, per la quale un uomo virtuoso si sforza di non essere instabile e volubile, ma sempre uguale a se stesso.

Vi è un'unità di consenso, quando con la carità molti uomini fanno un cuor solo e un'anima sola.

Vi è un'unità di consacrazione, quando un'anima, aderendo a Dio con tutte le sue forze, forma con lui un solo spirito.

Vi è un'unità di degnazione, per la quale il fango dell'uomo viene assunto dal Verbo di Dio in una sola persona.

Bernardo di Chiaravalle – 1090-1153. La Considerazione V, VIII.

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