venerdì 24 novembre 2017

Un numero


In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!».

Gesù Cristo smaschera l’“avversario” di Dio.
La bestia, il potere avverso, non ha un nome, ma un numero: “666 è il suo numero”, dice il veggente nell’“Apocalisse”.
In questa occasione presenta se stesso come “Legione”.
È un numero e rende la persona un numero.

Un segno? Mentre il diavolo è “indimostrabile” coloro che hanno vissuto il mondo dei campi di concentramento sanno quale è il suo equivalente: il suo orrore si basa proprio nel cancellare il volto, cancellare la storia, facendo gli uomini numeri, parti sostituibili di una grande macchina.
Quello che non è funzione non è nulla.
E se ci sono solo funzioni, allora l’uomo non è niente di più.
La bestia è numero e converte in numero.

“Signore, tu hai un nome e mi dai un nome e mi chiami con il mio nome, io non sono per te una funzione in una macchina cosmica. Io sono figlio tuo!”

(Benedetto XVI)

domenica 19 novembre 2017

«Misericordia io voglio»


Amando il tuo nemico, desidera che sia tuo fratello. Quando lo ami, ami tuo fratello. Non ami in lui ciò che è, ma quel che desideri che divenga.

Ti darò un esempio: c’è qui davanti agli occhi legna di quercia; un buon falegname vede questo legno non ancora livellato, appena tagliato dal bosco, e se ne interessa; non so che cosa voglia farne. Certo non s’è preso interesse a quel legno perché esso rimanga sempre lo stesso. È la sua arte che gli mostra ciò che il legno sarà, non l’interesse per il quale vede ciò che è ora; e lo ha amato per quel che ne avrebbe fatto, non per quello che è.

Così Dio ci ha amato, pur essendo noi peccatori. Diciamo che Dio ha amato i peccatori. Disse infatti: “Non i sani hanno bisogno del medico ma gli ammalati”. Dio ha forse amato noi peccatori perché restassimo tali? Ha guardato a noi come quel falegname al legno tagliato nel bosco, e pensò a ciò che avrebbe fatto e non al legno informe che era.

Così tu vedi il nemico che ti avversa, ti aggredisce e ti morde colle sue parole, ti esaspera coi suoi insulti, non ti dà pace col suo odio. Ma in lui vedi un uomo. Vedi tutte queste cose, che ti contrastano, fatte da un uomo; ma vedi in lui ciò che è stato fatto da Dio.

Il fatto che egli è creatura umana, proviene da Dio.
Il fatto che ti odia e ti invidia proviene da lui.

Che cosa dici nel tuo animo? “Signore, sii a lui propizio, perdona i suoi peccati, incutigli terrore, cambialo”. Non ami in lui ciò che è, ma ciò che vuoi che divenga. Perciò quando ami il nemico, ami il fratello.

(Sant’Agostino - Omelie sulla prima lettera di san Giovanni, § 8,10)

lunedì 13 novembre 2017

Poi viene l’ora


Prima di tutto: l’Apocalisse è libro di consolazione … Ma in che modo conforta Dio? Non già affermando che la miseria non è tanto grave. Essa è grave ed è anche vista tale.

Dio non promette neppure strepitosi interventi: la storia ha il suo tempo e la sua Potenza anche là dove insorge contro Dio, e questi – tempo e potenza – non vengono aboliti.

Però al di sopra della realtà terrena si addita la realtà celeste; al di sopra delle forze opprimenti della storia appare, tacito e vigile, colui contro il quale quelle forze insorgono: Cristo. A lui appartiene l’eternità.

Egli vede tutto, pesa tutto, dal più nascosto moto del cuore fino all’ultimo sviluppo della trama degli avvenimenti, e scrive tutto nel libro del suo infallibile sapere.

Poi viene l’ora in cui tutte le cose hanno avuto il loro tempo.

Allora esse scompaiono, mentre Cristo vive.

Tutto apparirà al suo cospetto, ed egli dirà la parola che miscela ogni opera umana, conferisce a ciascuna il suo valore, è rimane in eterno.

(Romano Guardini, Il Signore)

lunedì 6 novembre 2017

La sede del beatissimo Pietro


Ecco, l’antico nemico e omicida si è innalzato con forza.

Trasformatosi in angelo di luce, con tutta la massa degli spiriti maligni gira ampiamente e invade la terra per cancellare in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per rapire, uccidere e rovinare nella dannazione eterna le anime destinate alla corona dell’eterna gloria.

Il drago malefico effonde negli uomini depravati nella mente e corrotti nel cuore, come fiume ripugnante, il contagio della sua malvagità, lo spirito di menzogna, empietà e bestemmia, il soffio mortifero della lussuria, di tutti i vizi e le iniquità.
Astutissimi nemici hanno colmato di amarezze e inebriato di assenzio la Chiesa, immacolata Sposa dell’Agnello; hanno messo le loro empie mani su tutti i suoi beni più preziosi.

Là dove la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità è stata costituita per illuminare le genti, hanno posto il trono abominevole della loro empietà, perché, percosso il pastore, siano in grado di disperdere anche il gregge.

(Leone XIII, Esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli, 1884)

mercoledì 1 novembre 2017

Ciò che è loro necessario


«Il Cristo è stato il riformatore dell’umanità, predicando e manifestando il bene morale nella sua vita, io invece sono chiamato ad essere il benefattore di questa umanità, in parte emendata e in parte incorreggibile.
Darò a tutti gli uomini ciò che è loro necessario.

Il Cristo, come moralista ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi. Sarò il vero rappresentante di quel Dio che fa sorgere il suo sole e per buoni e per i cattivi e distribuisce la pioggia sui giusti e sugli ingiusti.

Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace.
Egli ha minacciato alla terra il terribile ultimo giudizio. Però l’ultimo giudizio sarò io e il mio giudizio non sarà solo un giudizio di giustizia ma anche un giudizio di clemenza.
Ci sarà anche la giustizia ma non una giustizia compensatrice bensì una giustizia distributiva.
Opererò una distinzione fra tutti e a ciascuno darò ciò che gli è necessario».

(Vladimir Sergeevic Solov'ëv‎ - I tre dialoghi e il racconto dell'anticristo).