giovedì 27 dicembre 2018

Sia medicamento sia veleno


Ogni medicina va presa nei modi giusti, altrimenti nuoce.
È per questo che le medicine i greci le indicavano con la parola “pharmacon” che significa sia medicamento sia veleno.

Ed è ancora per questo motivo che l’Apostolo Paolo, stendendo il primo bugiardino a questo Farmaco d’immortalità, scrisse: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 

Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1Cor 11,27-29).

Di Francesco Solazzo

giovedì 20 dicembre 2018

La vocazione naturale che li spinge


Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli.

È la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.

Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegni.

Luigi Einaudi

sabato 15 dicembre 2018

Tu non devi morire


La frase “ti amo = tu non devi morire” è del filosofo Gabriel Marcel.
Io l’ho sentita per la prima volta, settembre 76, spiegata da don Giussani, e mi ha letteralmente cambiato la vita.

Don Gius mi colpiva proprio nel profondo: ma tu, quando guardi la tua ragazza, come fai a dirle “ti amo” come fanno tutti, cosa vuol dire “ti amo”?
Ti amo vuol dire “tu non devi morire”, io non voglio che tu muoia.
E come fai a dirglielo se non puoi mantenerlo?

Solo Uno può mantenere questa promessa, che lei non morirà. Non puoi dirle “ti amo” seriamente, se non pensi al suo destino.
L’amore vero è un distacco, ha un distacco dentro, non è tua, tuo…

Questo ha cambiato tutto di me, come guardo le persone, le cose, e me stesso... da allora, fino ad oggi.

Giorgio Canu

domenica 9 dicembre 2018

Un attentato ai suoi “diritti”


«Quando l’antielitarismo degli anni Sessanta ha preso piede nella scuola americana si è portato dietro una sconfinata, cinica indulgenza verso l’ignoranza degli studenti, razionalizzata come riguardo per “l’espressione personale” e “l’autostima”.

Per “non stressare” i ragazzi con troppe letture e troppi sforzi cerebrali (cosa che, al contatto con richieste di livello universitario, poteva far crollare le loro fragili personalità), le scuole hanno ridotto la quantità delle letture, riducendo così, automaticamente, anche la loro padronanza della lingua.

Non esercitati all’analisi logica, male attrezzati per sviluppare e capire un’argomentazione, non avvezzi a consultare testi per documentarsi, gli studenti hanno ripiegato sulla sola posizione che potevano rivendicare come propria: le loro sensazioni su questo o su quello.

Quando gli stati d’animo sono i principali referenti di un’argomentazione, attaccare una tesi diventa automaticamente un insulto a chi la sostiene, o addirittura un attentato ai suoi “diritti” o supposti tali; ogni argomentum diventa ad hominem e rasenta la molestia, se non la violenza vera e propria.

“Mi sento molto minacciato dal tuo rifiuto delle mie opinioni su [barrare una casella]: il fallocentrismo/la Dea Madre/ il Congresso di Vienna/il Modulo di Young”.

Provate a tramandare questa soggettivizzazione del discorso per due o tre generazioni di studenti che poi diventano insegnanti, con progressivo accumulo di diossine sessantottesche, e avrete il background entropico della nostra cultura del piagnisteo».

Robert Hughes, La cultura del piagnisteo (la saga del politicamente corretto)

domenica 2 dicembre 2018

Non come Ragione ma come Amore


La religione pagana, nella sua forma greco-romana, ha conosciuto un certo sviluppo nel corso dei secoli. Inizialmente e per lungo tempo è stata una forma di culto non troppo diversa da altre, ricollegandosi a modelli di tipo naturalistico.
Rispetto ad altre religioni, però, si è trovata di fronte ad un fenomeno particolare, cioè l’incontro-scontro con la filosofia. E la filosofia si è impegnata in una strettissima critica di molti aspetti (antropomorfismi, mancanza di etica, etc.) di quella fede.
Inizialmente il fenomeno è stato ristretto alle élite, ma col passare dei secoli questo tipo di critiche sembra in qualche modo aver cominciato ad essere recepito anche da parte del popolo.

Roma in questo senso è rivelatoria: nell’età repubblicana si assiste ad un progressivo restringimento della fede negli antichi dei, che sembravano incapaci di risolvere le angosce e le esigenze insopprimibili dell’animo umano. Quelle divinità hanno cominciato ad apparire irrazionali, non ragionevoli. Di conseguenza hanno cominciato ad avere sempre più successo certi culti orientali (egizi, mitraici, etc.).
Già nella tarda età repubblicana nelle élite si nota un progressivo svuotamento del paganesimo: la religione diventa un rito esclusivamente civico e si riduce - per l’appunto - ad essere rito, ad essere cerimoniale, che in fondo non richiedeva né fiducia né amore e neppure di credere in quello che si faceva. L’essenziale diventava il rito in quanto conservatore della res publica, diventava il rito come espressione identitaria di una comunità.
È chiaro che una religione così svuotata finì col soccombere e non poteva avere un futuro luminoso.
Il suo posto è stato preso, lo sappiamo, dal cristianesimo. Tuttavia, in qualche modo alcuni fenomeni di allora paiono ripetersi.

lunedì 26 novembre 2018

L’idea della felicità universale


È vero che anch’egli aspira alla felicità umana, però ama non le persone vive ma solo la propria idea, cioè l’idea della felicità universale. Sacrificando se stesso per questa idea, egli non esita a sacrificare anche gli altri.

Nei suoi contemporanei egli vede da una parte soltanto vittime del male mondiale che egli sogna di sradicare, dall’altra solo colpevoli di questo male.

Ha compassione dei primi ma non può aiutarli immediatamente perché la sua attività deve portare utilità solo ai suoi lontani discendenti; perciò nel suo atteggiamento verso di loro non è affatto efficiente.

Odia i secondi e nella lotta contro di loro vede il compito più immediato della propria attività e il mezzo fondamentale per realizzare il proprio ideale.

Cosi dal grande amore per l’umanità futura nasce il grande odio per gli uomini, la passione per l’organizzazione di un paradiso terrestre diventa passione per la distruzione e il credente populista-socialista si fa rivoluzionario.

(Semën Frank, L’etica del nichilismo)

lunedì 19 novembre 2018

La barbarie dell’anima


Le civiltà non muoiono sotto l’urto di barbarie esterne, ma sotto l’influenza della decomposizione interna che si chiama barbarie dell’anima.

Barbaro significa straniero, e barbarie dell’anima è proprio l’introduzione in noi d’un elemento disumano che fa esplodere i limiti dell’umano.

Ne viene anche una seconda conclusione.
L’esperienza bimillenaria dell’umanità dimostra che l’elemento disumano che distrugge l’uomo può essere vinto solo da un elemento divino.

In altre parole, la salvezza della civiltà si fonda soltanto su un ritorno ad una politica naturale e ad una religione soprannaturale.

Marcel de Corte, Fenomenologia dell’autodistruttore

martedì 13 novembre 2018

Una realtà vivente


Il cardinale John Henry Newman osservava che la Chiesa non è soltanto quella che la contemporaneità mette davanti ai nostri occhi. Il dogma della comunione dei santi non è una teoria, ma una realtà vivente.

Tutti i santi che hanno costruito l’edificio della Chiesa sono presenti e operanti accanto a noi, e la loro luce è tale da fare impallidire le ombre che ci ossessionano e ci turbano.

Il servo del profeta Eliseo era terrorizzato dalla vista dei soldati che perseguitavano il suo padrone, finché il profeta non gli aprì gli occhi, mostrandogli un immenso esercito di angeli che combatteva per la loro difesa.

(Massimo Lapponi, monaco benedettino)

giovedì 8 novembre 2018

La stupidità propria dell’idolatria


Le crisi dello Stato risultano di solito dalle crisi delle persone, dei matrimoni, delle famiglie e delle nazioni.

Per il suo bene i cittadini hanno il dovere e quindi anche il diritto di dire: no! alle leggi dello Stato emanate che non riconoscono la priorità sulla politica della persona, del matrimonio, della famiglia, della nazione. Le loro radici si affondano nell’eternità.

Proprio per questo non è lecito alla persona, al matrimonio, alla famiglia e alla nazione inginocchiarsi davanti allo Stato, dal momento che essi devono la loro identità non allo Stato ma a Dio.

Inginocchiarsi davanti allo Stato significa vivere nella stupidità propria dell’idolatria.

(Dialogo con Giovanni Paolo II di S. Grygiel pagg. 133-134)

giovedì 1 novembre 2018

Allora la Bestia fuggì


Vedo altri martiri, non ora ma in futuro... e le sette segrete minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse ho visto una bestia orribile che saliva dal mare...
In tutto il mondo le persone buone e devote, specialmente quelle appartenenti al Clero, venivano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno.

Quando la Chiesa per la maggior parte fu distrutta e quando solo i santuari e gli altari erano ancora in piedi, osservai entrarvi i devastatori con la Bestia.
Là essi incontrarono una Donna di nobile contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché camminava lentamente. A quella vista i nemici si terrorizzarono e la Bestia non riusciva a fare nemmeno un altro passo in avanti.

Questa protese il suo collo verso la Donna come a divorarla, ma Ella si voltò e si prostrò [in segno di sottomissione a Dio], con il capo sfiorante il suolo.

Allora la Bestia fuggì di nuovo verso il mare, e i nemici scapparono nella più grande confusione... Poi notai, in lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti c'era un uomo su un cavallo bianco.
I prigionieri venivano liberati e si univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Poi, vidi che la Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era più magnifica di prima.

(Beata Anna Caterina Emmerich - Agosto-ottobre 1820)

venerdì 26 ottobre 2018

Verso un governo sempre più totalitario


Istituzionalizzare l’aborto significa rendere norma giuridica il fatto che la donna deve continuare a pagare da sola, con la sua salute fisica e psichica, i prezzi pesanti di una società ancora carica di mille ingiustizie e miserie.

Istituzionalizzare l’aborto significa togliere all’uomo ogni residua responsabilità. L’uomo potrà usare della donna per il proprio piacere sicuro che le conseguenze del suo egoismo verranno pagate solo dalla donna. (...)

Ma la cosa più grave è che istituzionalizzare l’aborto significa rendere norma giuridica il diritto a sopprimere una vita umana quando la sua esistenza sia in contrasto con egoismi personali o interessi economici dello Stato.

In questo senso l’introduzione dell’aborto può solo aprire la strada verso un governo sempre più totalitario.

(Bambini di troppo - Il problema dell’aborto in Italia, a cura di Emilio Bonicelli, quaderni di CL n. 1, febbraio 1976, pp. 43-44)

venerdì 19 ottobre 2018

Il caso di Babele


L’uscita di scena dell’Urss e del sistema di regimi che aveva imposto a tanti Paesi, ha riacceso la fantasia degli utopisti (non mancano neppure tra i cattolici) che vagheggiano un mondo anche politicamente unito, che si entusiasmano all’idea di un governo planetario. Gli “Stati Uniti del Mondo” sarebbero, stando a costoro, una nobile mèta cui dedicare impegno ed energie.

In realtà, basta la sana (e cristiana) virtù del realismo per rendersi conto che – alla pari di tante utopie il sogno di un unico governo mondiale, se realizzato, potrebbe rovesciarsi in un incubo. Un simile progetto, pur partendo da un ideale di fratellanza, finirebbe certamente per trasformarsi nella tirannia di alcune caste, culture, popoli, su tutte le altre. Tirannia, per giunta, probabilmente più spietata e soffocante di quelle “esplicite”, perché mascherata di ipocrisia, di pelosi “lo facciamo per il bene dell’umanità”… Viviamo tra l’altro, proprio in questi anni, la fine della messianica attesa illuministica, stando alla quale il Progresso, la Scienza, l’Istruzione, l’Informazione – e tutti gli altri miti che si scrivevano con la maiuscola – avrebbero infallibilmente unito i popoli, livellando le differenze e, alla fine, affratellandoli in un grande abbraccio comune. [...]

Tutto il profetismo dell’Antico Testamento, ma anche il culmine e il termine del Nuovo Testamento stesso, l’Apocalisse, sono una costante invettiva contro i grandi imperi. Il messaggio biblico fonda si l’unità radicale del genere umano, rivelando un Padre comune per tutti, ma questa fratellanza profonda non annulla né cancella le diversità.
Come nota ogni lettore attento, quel Dio della Bibbia, che tutti ha creato e sostiene, parla a popoli, genti, etnie, culture, sempre al plurale.
Forse, l’opera d’arte che più ama è il mosaico: un insieme unitario e armonico, ma composto di tante tessere, ciascuna eguale e al contempo diversa dalle altre, per forma, colore, dimensione…

sabato 13 ottobre 2018

Ci avete fatto caso?


Avete fatto caso che, da qualche anno, la semplice opinione contraria al matrimonio gay, o alla legalizzazione dell’aborto [in Brasile non è legalizzato, NdT] è passata a essere condannata sotto l’etichetta di “estremismo”, come se matrimoni omosessuali o aborti su richiesta non fossero novità scioccanti, rivoluzionarie, bensì pratiche consensuali millenarie, fermamente ancorate nella Storia, nella natura umana e nel senso comune, alle quali davvero solo un pazzo estremista potrebbe opporsi?

Avete fatto caso che l’esibizionismo sessuale in luogo pubblico, le brutali offese alla fede religiosa, l’invasione provocatoria di chiese, sono ormai accettati come normali mezzi di protesta democratica da parte di quella stessa stampa e tv e da quelle stesse autorità costituita che, davanti alla più pacifica e serena citazione della Bibbia, subito lanciano l’allarme contro l’abuso “fondamentalista” della libertà di opinione?

Avete fatto caso che il semplice atto di pregare in pubblico è considerato come manifestazione di “intolleranza”, e che, al contrario, la proibizione di pregare è celebrata come espressione purissima della “Libertà religiosa”?

Avete fatto caso che, dopo aver dato al termine “fondamentalista” una accezione sinistra per la sua associazione con il terrorismo islamico, i mezzi di comunicazione più rispettabili e eleganti hanno cominciato a usarlo contro pastori e fedeli, cattolici ed evangelici, come se i cristiani fossero gli autori e non le vittime inermi della violenza terroristica nel mondo?

lunedì 8 ottobre 2018

L’intangibile base di ogni legislazione umana


Mentre nei sistemi monarchici e oligarchici (…), una parte della società (spesso la stragrande maggioranza) è condannata ad un ruolo passivo o subordinato perché il potere è nelle mani di una minoranza, ciò non dovrebbe avvenire nei regimi democratici.
Davvero non avviene?

Certe situazioni che si verificano in democrazia giustificano la domanda.
In ogni caso, l’etica sociale cattolica appoggia, in linea di principio, la soluzione democratica, perché più rispondente, (…) alla natura razionale e sociale dell’uomo.
Si è tuttavia lontani – è bene precisarlo – dal «canonizzare» questo sistema.
Resta vero, infatti, che ciascuna delle soluzioni ipotizzabili – la monarchica, l’aristocratica e la democratica – può, a determinate condizioni, servire alla realizzazione di ciò che è scopo essenziale del potere, cioè il bene comune.
Presupposto indispensabile di ogni soluzione è, comunque, il rispetto delle norme etiche fondamentali. [...]

In tali consessi si elaborano le norme che definiscono il comportamento dei cittadini nei vari ambiti della convivenza. Ogni settore della vita, com’è ovvio, attende un’adeguata legislazione che ne assicuri l’ordinato sviluppo. Uno Stato di diritto attua in questo modo il postulato di ogni democrazia: quello di formare una società di cittadini liberi che insieme perseguono il bene comune. [...]

martedì 2 ottobre 2018

Questa è l’adorazione


«La purezza dello spirito è unita alla verità. È puro quello spirito, nel quale le distinzioni sono tracciate e i limiti conservati; che chiama grande il grande e piccolo il piccolo; che non trasforma mai il sì nel no e il no nel sì, che mantiene separato il bene e il male per mezzo dell’incondizionato aut-aut.

Ma lo spirito può ammalarsi quando esclude la verità in quanto tale, o ad essa rinuncia, o la subordina a un fine, oppure la cela.

Perciò bisogna offrire qualcosa per cui il cuore si rinnova continuamente nella verità, lo spirito si purifica, lo sguardo si depura, la personalità è impegnata.

Questa è l’adorazione. Non c’è niente di più importante per l’uomo quanto il fatto che impari con l’intimo a chinarsi davanti a Dio.

(Romano Guardini, Persona e libertà, La Scuola, Brescia, 1987)

martedì 25 settembre 2018

Non si possono amare tra loro


Dio ha posto delle inimicizie, delle antipatie, delle opposizioni profonde tra gli autentici figli e servi della Vergine Santa e coloro che sono figli e schiavi del demonio; non si possono amare tra loro, non ci può essere intesa degli uni con gli altri.

I figli di Belial, gli schiavi di Satana, gli amici del mondo (che sono la stessa cosa) hanno sempre finora perseguitato e sempre più perseguiteranno quelli e quelle che appartengono alla Santa Vergine, come in passato Caino ha perseguitato suo fratello Abele ed Esaù suo fratello Giacobbe, che sono le figure dei reprobi e dei predestinati.

Ma l’umile Maria riporterà sempre vittoria su quell’orgoglioso: una vittoria così grande che arriverà a schiacchiargli la testa, dove risiede il suo orgoglio; ella saprà sempre smascherare la sua malizia di serpente, sventarne le insidie infernali, dissiparne i diabolici progetti e saprà difendere, fino alla fine dei tempi, i suoi fedeli devoti dai suoi crudeli artigli.

(San Luigi Maria Grignion de Montfort, Trattato della vera devozione alla Vergine Maria, § 54).

mercoledì 19 settembre 2018

Una malattia mortale


«La coscienza richiede formazione e educazione. Può diventare rachitica; può essere distrutta; può essere deformata a tal punto da riuscire a esprimersi solo a stento o in maniera distorta. Il silenzio della coscienza può diventare una malattia mortale per una intera civiltà.

Incontriamo di tanto in tanto, nei Salmi, la preghiera a Dio perché liberi l’uomo dai suoi peccati nascosti. Il salmista vede come il più grande pericolo il non riconoscerli più come peccati, e cadere in essi apparentemente con buona coscienza. 

Non riuscire ad avere una coscienza di colpa è una malattia, come è una malattia l’assenza di dolore in una malattia. 

Non si può quindi accettare il principio che ognuno può sempre fare ciò che la sua coscienza lo autorizza a fare: in tal caso, un individuo senza coscienza sarebbe autorizzato a fare qualsiasi cosa. 

Invece è proprio per colpa sua se la coscienza è tanto oscurata che egli non vede più quello che, in quanto uomo, dovrebbe vedere […]. Questo significa per noi che il Magistero della Chiesa ha la responsabilità di una corretta formazione. Si rivolge, per così dire, alle vibrazioni interne che le sue parole suscitano nel processo di maturazione della coscienza […]. A questo corrisponde quindi un obbligo del Magistero di pronunciare la sua parola in modo tale che possa essere compresa in mezzo ai conflitti di valori e di orientamenti»

Ratzinger - La Chiesa. Una comunità sempre in cammino», Edizioni Paoline, 1991, pagg.113-137.

mercoledì 12 settembre 2018

Sarà meglio che lo tenga per te


Un giorno Socrate fu avvicinato da un uomo che gli disse: «Ascolta, ti devo raccontare qualcosa d’importante sul tuo amico…».
«Aspetta un po’ – lo interruppe il saggio – hai già passato attraverso i tre setacci ciò che mi vuoi raccontare?»
«Quali tre setacci?» Chiese l’uomo.

Allora Socrate gli disse: «Ascoltami bene: il primo setaccio è quello della verità. Sei convinto che tutto quello che mi dici sia vero?»
«In effetti no: l’ho solo sentito raccontare da altri…» disse l’uomo.
«Ma allora: l’hai passato almeno al secondo setaccio, quello della bontà?» Incalzò Socrate.
L’uomo arrossì e rispose: «Devo confessarti di no…».
Socrate allora concluse: «E hai pensato al terzo setaccio? Ti sei chiesto a che serva raccontarmi queste cose sul mio amico? Se serva a qualcosa…?».
L’uomo era costernato: «Beh, veramente no, rispose».

«Vedi? – continuò il saggio – se ciò che mi vuoi raccontare non è vero, né buono, né utile, allora sarà meglio che tu lo tenga per te».

giovedì 6 settembre 2018

In Sodoma c’è bellezza?


Io, fratello, sono molto ignorante, ma ho riflettuto a lungo su questo. C’è una quantità spaventosa di misteri! Troppi enigmi opprimono l’uomo sulla terra… La bellezza! Io non posso sopportare che un uomo superiore, con un gran cuore e con un’intelligenza elevata, incominci con l’ideale della Madonna e finisca con l’ideale di Sodoma.

È ancora più spaventoso che un uomo, con l’ideale di Sodoma nell’anima, non rinunci all’ideale della Madonna, e che il suo cuore ne arda, ne arda sinceramente come negli anni innocenti della giovinezza. No, l’uomo è vasto, sin troppo vasto, io lo restringerei. Ma poi lo sa il diavolo cosa sia l’uomo, ecco cosa vi dico! Ciò che alla mente sembra ignominia, al cuore può sembrare pura bellezza.
In Sodoma c’è bellezza?
Credi a me, per la stragrande maggioranza delle persone la bellezza è proprio in Sodoma, lo conoscevi questo segreto?
Ciò che fa paura è che la bellezza non sia soltanto spaventosa ma anche misteriosa.
Qui il diavolo combatte con Dio e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo.

Fëdor Michajlovič Dostoevskij – I fratelli Karamazov (1879)

sabato 1 settembre 2018

Marciate col mondo


«Volete essere figli della luce, ma non rinunciate ad essere figli del mondo.
Dovreste credere alla penitenza, ma credete alla felicità dei tempi nuovi.
Dovreste parlare della grazia, ma preferite parlare del progresso umano.
Dovreste annunciare Dio, ma preferite predicare l’uomo e l’umanità.
Portate il nome di Cristo, ma sarebbe più giusto se portaste il nome di Pilato.
Siete la grande corruzione, perché state nel mezzo.
Volete stare in mezzo tra la luce e il mondo.
Siete maestri del compromesso e marciate col mondo.
Io vi dico: fareste meglio ad andarvene col mondo e ad abbandonare il Maestro, il cui regno non è di questo mondo».

Sant’Atanasio d’Alessandria († 373)

sabato 30 giugno 2018

L’immensità


Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà, un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
Io son sicuro che, in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
non mi scorderà

Sì, io lo so
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po’ d’amore anche per me
per me che sono nullità
nell’immensità

Sì, io lo so
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d’essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità
del suo cielo

Aldo Caponi, Mogol, Detto Mariano, 1967

sabato 23 giugno 2018

Là donde non si parte più


In un albergo non lasci il posto a un altro che arriva? Così a casa tua.
Tuo padre lasciò a te il tuo posto, tu lo lascerai ai tuoi figli.
Non ci stai per rimanerci; e non lo lascerai a uno che ci rimarrà.
Se dobbiamo tutti passare, cerchiamo di fare qualche cosa che non passi perché una volta passati e arrivati là donde non si parte più, vi troviamo delle nostre opere buone.

(Agostino, Sermo 111, 1-2)

sabato 16 giugno 2018

È cosa impossibile


Si stabilisca dunque in primo luogo questo principio, che si deve sopportare la condizione propria dell'umanità: togliere dal mondo le disparità sociali, è cosa impossibile.
Lo tentano, è vero, i socialisti, ma ogni tentativo contro la natura delle cose riesce inutile.

Poiché la più grande varietà esiste per natura tra gli uomini: non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa solerzia, non la sanità, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili differenze nasce di necessità la differenza delle condizioni sociali.

E ciò torna a vantaggio sia dei privati che del civile consorzio, perché la vita sociale abbisogna di attitudini varie e di uffici diversi, e l’impulso principale, che muove gli uomini ad esercitare tali uffici, è la disparità dello stato.

Papa Leone XIII (1810-1903), Enciclica Rerum Novarum (1879), n. 14

domenica 10 giugno 2018

Felicità


L’uomo sarà felice solo quando avrà ucciso quel cristianesimo che gli impedisce di essere uomo.
Ma non sarà attraverso una persecuzione che lo si ucciderà, perché la persecuzione alimenta e rafforza. Sarà attraverso l’irreversibile trasformazione interna del cristianesimo in ateismo umanista, con l’aiuto degli stessi cristiani, guidati da un concetto di carità che nulla avrà a che fare con il vangelo.

Ludwig Feuerbach, Essenza del cristianesimo.

lunedì 4 giugno 2018

Della vera e perfetta letizia


Lo stesso [fra Leonardo] riferì che un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: «Frate Leone, scrivi». Questi rispose: «Eccomi, sono pronto». «Scrivi – disse – quale è la vera letizia».

«Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’Oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d’lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia».
«Ma quale è la vera letizia?».

sabato 26 maggio 2018

Il pane duro


«È una questione molto seria. La nostra predicazione, il nostro annunzio effettivamente è ampiamente orientato, in modo unilaterale, alla creazione di un mondo migliore, mentre il mondo realmente migliore quasi non è più menzionato. Qui dobbiamo fare un esame di coscienza. Certo, si cerca di venire incontro all’auditorio, di dire loro quello che è nel loro orizzonte.

Ma il nostro compito è allo stesso tempo sfondare quest’orizzonte, ampliarlo e guardare alle cose ultime. I novissimi sono come pane duro per gli uomini di oggi. Appaiono loro irreali. Vorrebbero al loro posto risposte concrete per l’oggi, soluzioni per le tribolazioni quotidiane. Ma sono risposte che restano a metà se non permettono anche di sentire e riconoscete nel profondo che io mi estendo oltre questa vita materiale, che c’è il giudizio, e che c’è la grazia e l’eternità.

Le cose ultime non sono un miraggio tipo fata Morgana o utopie in qualche modo inventate, ma che colgono esattamente la realtà».

(Luce del mondo di Benedetto XVI pag. 145)

domenica 20 maggio 2018

L’oratore potente


Il pensiero è poco familiare con gli improvvisatori. Non ho mai letto che San Tommaso d'Aquino predicasse lo stesso giorno in tre diversi luoghi, e neppure tutti i giorni nello stesso luogo. San Domenico, San Vincenzo Ferreri. San Bernardino da Siena andavano a piedi.

L'oratore è potente non quando corre ma quando merita che gli altri gli corrano dietro. Orbene si corre dietro a chi dice cose e non già a chi vomita parole. Ma dove si trovano le cose da dire?

Nella solitudine, e la solitudine insegna anche a dirle. Con un libro sottobraccio e un bastone in mano, il dottor Tommaso si metteva in viaggio in compagnia del pensiero.
Questi viaggiatori a piedi non si stancavano di guidare il pensiero a una buona meta e di insediarcelo per lungo tempo. Quando arrivavano, allora il loro linguaggio metteva le ali che non avevano nulla a che fare con la telegrafia...

Il cristianesimo aveva fatto prevalere lo spirito sulla materia, mentre voi, facendo prevalere la materia sullo spirito, tornate indietro di almeno diciotto secoli.

(L. Veuillot, Il profumo di Roma)

lunedì 14 maggio 2018

L’attaccamento al luogo natio


Quando gli uomini sanno di lavorare in proprio, faticano con più alacrità e ardore, anzi si affezionano al campo coltivato di propria mano, da cui attendono, per sé e per la famiglia, non solo gli alimenti ma una certa agiatezza. Ed è facile capire come questa alacrità giovi moltissimo ad accrescere la produzione del suolo e la ricchezza della nazione.

Ne seguirà un terzo vantaggio, cioè l’attaccamento al luogo natio; infatti non si cambierebbe la patria con un paese straniero, se quella desse di che vivere agiatamente ai suoi figli. Si avverta peraltro che tali vantaggi dipendono da questa condizione, che la privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive.

Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune.

È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte.

(Leone XIII, Rerum Novarum, 35)

mercoledì 9 maggio 2018

Non ho giorni cattivi


Nel secolo XIV vi era, nella città di Colonia, il celebre predicatore e teologo domenicano Giovanni Taulero, il tanto rinomato Doctor sublimits, noto per la scienza e la carità.
Un giorno, dopo aver fervorosamente pregato, uscendo di chiesa trovò un povero che lo mosse a compassione. La faccia era rosa a metà dalle ulceri, aveva perduto un braccio e una gamba, il corpo era sfigurato da piaghe ripugnanti...
- Buon giorno, fratello mio, - disse il famoso predicatore.
- Vi ringrazio, disse il povero; - ma io non ho avuto mai cattivi giorni.
- Credendosi mal compreso, il dottore replicò: - Vi auguro buon giorno, e tutto ciò che potete desiderare.
- Ho ben capito, e vi ringrazio della vostra carità, ma da molto tempo il vostro augurio si è compiuto in me.

mercoledì 2 maggio 2018

Costringere Dio a parlare


Il Concilio e l’esercizio supremo del magistero è giustificato solo da una suprema necessità. La gravità paurosa della situazione presente della Chiesa non potrebbe derivare proprio dalla leggerezza di aver voluto provocare e tentare il Signore?

Si è voluto forse costringere Dio a parlare quando non c’era questa suprema necessità?
È forse così?

Per giustificare un Concilio che ha preteso di rinnovare ogni cosa, bisognava affermare che tutto andava male, cosa che si fa continuamente, se non dall’episcopato, dai teologi.

Don Divo Barsotti (1914-2006)

mercoledì 25 aprile 2018

Questi era il Cristo


«Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani».

Giuseppe Flavio (37-103 circa), Antichità Giudaiche.

giovedì 19 aprile 2018

L’uomo che incappa nei ladri



L’uomo che incappa nei ladri i quali lo derubano e lo feriscono, lasciandolo mezzo morto, è Adamo e, nella sua persona, il genere umano...
Le ferite sono la figura della disobbedienza dell'uomo;
Gerusalemme, donde viene, è il paradiso;
Gerico, per dove è incamminato, è il mondo.

Gli assassini sono i demoni;
il sacerdote che passa significa la legge impotente a guarire la caduta di Adamo;
il levita figura i profeti incapaci a conferire la grazia;
il Samaritano caritatevole è Gesù Cristo;
l’albergo è la Chiesa...

Il vino che si versa nelle ferite significa il sangue di Gesù Cristo;
l’olio denota la clemenza, la misericordia, la dolcezza di Gesù Cristo...
Il padrone dell'albergo è S. Pietro e i Papi suoi successori;
i denari sono la croce, i sacramenti, le grazie...

(Cornelis Van den Steen)

venerdì 13 aprile 2018

Quest’uomo che non odia







Si crede comunemente (e non c’è nulla di più vero) che il cristiano sia l’uomo della pace. Egli aspira, infatti, a conseguire la pace in sè, a diffonderla, come un’onda di luce, intorno a sè.
Ma è anche l’uomo della guerra: l’uomo che risponde alla guerra con la guerra, perché la pace trionfi.

Nessuno ha più nemici di quest’uomo che non odia; e nessuno contro i propri nemici (che sono i nemici di Cristo) è più armato di lui e si batte con più valore di lui.
Eppure in apparenza è inerme.

Cristo e la Chiesa gli hanno dato un’arma misteriosa, della quale il mondo, che ne è sconfitto, si ride e di cui l’inferno, che sa, trema.

Quest’arma è la Croce; e il cristiano (il Santo) vi si crocifigge, per vincere. La Croce, bassa per Cristo, per me altissima. Ma se voglio salirvi bisogna che mi abbassi ancora. Il sublime paradosso cristiano dice: Discendere per ascendere.

(Domenico Giuliotti)

domenica 8 aprile 2018

Ricordando il “Pastore Idolo”


Il suo arrivo fu preannunciato a Pio XII da Gesù tramite la mistica Maria Valtorta. Si ripropone questa memorabile pagina del beato John H. Newman sulla “religione del mondo” che si stava preparando e che anche i cattolici oggi abbracciano.

***

“Il mondo costruì, con l’aiuto dei filosofi del giorno, una contro-religione, in parte simile al cristianesimo, ma in realtà sua acerrima nemica (…).
[Essa] ha scelto del Vangelo il suo lato più sereno: l’annuncio della consolazione, i precetti di reciproco amore. Rimangono così relativamente dimenticati gli aspetti più oscuri e più profondi della condizione e delle prospettive dell’uomo.
È la religione naturale in un’epoca civile, e Satana l’ha accortamente ornata e perfezionata fino a farne un idolo della verità.

Via via che la ragione prospera, via via che il gusto si forma e si raffinano gli affetti e i sentimenti, sarà inevitabile che alla superficie della società si diffonda, del tutto indipendentemente dall’influenza della rivelazione, un costume generale di onestà e di benevolenza.

[Essa] abbandona un intero lato del Vangelo, cioè il suo carattere austero e ritiene basti essere benevoli, cortesi, candidi, corretti nella condotta, delicati, e che non include il vero timor di Dio, nessun vero zelo per il Suo servizio, nessun odio profondo del peccato, non l’adesione fervida alla verità dottrinale, nessuna speciale sensibilità intorno ai singoli mezzi adatti a raggiungere i fini, purché siano buoni i fini, nessuna lealtà di sudditanza alla santa Chiesa apostolica di cui parla il Credo, nessun senso dell’autorità della religione se non all’interno della mente: in una parola, una dottrina che non ha serietà, e perciò non è calda né fredda, ma (secondo la parola della Scrittura) è semplicemente tiepida.
[Così facendo] non abbiamo agito spinti dall’amore della verità, bensì sotto l’influsso dei tempi (…)  [gli uomini così] hanno sacrificato la verità ai vantaggi.

[Pensano che] non occorre spaventarci, che Dio è un Dio di misericordia, che basta emendarsi per cancellare le trasgressioni, che il mondo, tutto sommato, è ben disposto verso la religione, che non è bene eccedere nella serietà, che in tema di natura umana non si debbono avere idee ristrette. Ecco dunque il credo degli uomini che non hanno alcun pensiero profondo (…)”.

[Invece] “il timor di Dio è il principio della sapienza, fino a quando non vedrete Dio come un fuoco consumatore, e non vi avvicinerete a Lui con riverenza e con santo timore, per il motivo di essere peccatori, non potrete dire di essere nemmeno in vista della porta stretta. (…).

La vostra conoscenza delle colpe aumenterà con l’aumentare della visione della misericordia di Dio nel Cristo. È questa la vera condizione cristiana e la massima somiglianza alla calma del Cristo e al suo placido sonno durante la tempesta cui sia possibile giungere; non saranno la perfetta gioia e la perfetta certezza che appartengono al cielo, ma una profonda rassegnazione alla volontà di Dio, un abbandono di noi stessi, corpo e anima, a Lui; senza dubbio nella speranza di essere salvi, ma fissando gli occhi più su Lui che su noi stessi, vale a dire, agendo per la Sua gloria, cercando di compiacerlo, dedicandoci a Lui con virile ubbidienza e intensità di buone opere”.

Beato John Henry Newman. Brani tratti dal Sermone del 26 agosto 1832 su «La religione del giorno».

domenica 1 aprile 2018

La storia del regno



Secondo un’antica tradizione asiatica, alla corte imperiale anno per anno si redigeva la storia del regno. A questo compito venivano deputati due alti ministri dell’imperatore. L’uno doveva mettere per iscritto le cose buone che erano accadute nel regno; l’altro doveva stendere una lista di quanto era avvenuto di negativo. Ma nessuno dei due era al corrente di quanto scriveva l’altro.

In un’udienza speciale e pubblica, all’inizio dell’anno nuovo e davanti alla corte imperiale, i due scrittori dovevano leggere il loro bilancio. Tutti attendevano di conoscere la verità dal contrasto tra le due relazioni.

Dopo aver ascoltato i resoconti, l’imperatore rivolgendosi alla corte chiedeva: «Chi di voi ha da dire qualche cosa, la dica».
Fu così che un giorno l’imperatore invitò tutti ad esprimere la loro opinione. Ma nessuno osava parlare. Regnava il più assoluto silenzio.

D’improvviso si udì il gemito ed il pianto di qualcuno. Allora l’imperatore domandò: «Chi piange? Colui che ha pianto venga davanti a me e parli».
Uscì un mandarino, fece una triplice prostrazione davanti all’imperatore e disse con molto rispetto: «Maestà, nessuno di questa corte osa dire la verità. Ho paura che la nostra nazione sia in pericolo e rischi di crollare!».

domenica 25 marzo 2018

Non si può accontentare tutti


In quel tempo i discepoli dissero a Giovanni Battista: «Abbiamo sentito che Erode vive con la moglie del fratello. Bisogna andare a rimproverargli tale peccato». 
Il Battista, indignato rispose: «Chi sono io per giudicare? Se non diventerete misericordiosi vi sospendo tutti a divinis. Andiamo piuttosto e facciamo il discernimento». Si incamminarono quindi risolutamente verso Gerusalemme.

Ed ecco che Erode rientrava in quel mentre in città. Il Re accortosi che Giovanni gli veniva incontrò ordinò ai portatori di fermarsi. Giovanni allora gli disse: «Ho sentito che tu vivi con una donna che non è tua moglie. La dottrina dice che questo non è possibile. Ma non preoccuparti, con la pastorale possiamo aggiustare tutto. Hai dunque fatto un attento discernimento del tuo caso?».
Rispose allora il Re a Giovanni Battista: «Si io ed Erodiade siamo giunti in coscienza a credere di non commettere peccato».
«Bene – esclamò il Battista –. Se in coscienza non avvertite il peccato significa che non c’è peccato. Rivolgendosi allora ai suoi discepoli disse: “In verità vi dico che non ho mai trovato una fede così adulta in Israele”». 

Il re Erode quindi continuò a tenersi stretta la moglie del fratello. 
Il Battista si tenne ben stretta la propria testa. 
E vissero tutti felici. 
Tranne il fratello di Erode. Ma non si può accontentare tutti. 

(Pasquino)

martedì 20 marzo 2018

Le accuse


Non bisogna invece mai esimersi dal far notare che la propensione dei non credenti di mettere sotto accusa la Chiesa per le prevaricazioni disseminate lungo la sua storia è un implicito e divertente atto di fede: la fede nel fatto che la Sposa di Cristo – e lei sola – resta presente e attiva in tutte le epoche con la sua identità inalterata. 

È una permanenza assolutamente singolare, che non viene riconosciuta a nessun altro organismo (per indulgere a un paradosso, nessuno chiede conto, ad esempio, dei guai combinati da Ludovico il Moro al sindaco di Milano o al presidente della Regione Lombardia)

(Giacomo Biffi, La sposa chiacchierata)

martedì 13 marzo 2018

Lapides clamabunt


Questo obelisco, ornamento del circo di Nerone, da secoli languiva, muto. Uno dei nostri Papi ne ebbe pietà e gli disse: Io ti darò un nobile posto in Roma. Tu hai visto la crocifissione di Pietro, tu sei un testimone, tu parlerai. Tu confesserai il Cristo. Egli lo sollevò con la sua mano che tutto risanava, che ricostruiva Roma, che avrebbe ricostruito il mondo. Era il nostro Sisto V, un frate, uno di quelli che non sono niente sulla terra. 

Egli alzò dunque l'obelisco e lo piantò qui non già nudo e insignificante come una curiosità. Gli fece portare la croce e l’arricchì di un pezzettino di quel legno a cui fu sospeso il Redentore. Egli volle che quella croce, la cui ombra convertì il ladro e il cui contatto risuscitò i morti, coprisse con quella stessa ombra quelli che sarebbero passati ai piedi dell’obelisco e portasse loro il perdono. Così un monumento pagano divenne un araldo del Vangelo, un servitore del Dio vivente.

Lapides clamabunt. Alla pietra pagana Sisto diede una voce degna dì Roma e del Vangelo. L'obelisco aveva celebrato come dèi Augusto e Tiberio. Ascoltatelo ora: Ecco la Croce del Signore. Dileguatevi forze avverse. Ha vinto il Leone di Giuda. Cristo regna, Cristo comanda, Cristo difenda il suo popolo da ogni male.

Così parla, così prega questa pietra, così alza la sua voce in mezzo al popolo di Dio. O pietra fortunata, spesso passando per la tua ombra, ho sentito la potenza della croce; spesso ho pensato che tu mi facevi provare quel che tu stessa hai provato, quando l’ombra di Gesù toccando la terra d’esilio, fece crollare gli idoli e fremere le rocce. 

(L. Veuillot, Il profumo di Roma, 1861)

giovedì 8 marzo 2018

I cocci di una società disfatta


Se si aiutano le famiglie in difficoltà si è lodati, se si lotta contro le leggi anti-famiglia si è vituperati come dei violenti che vogliono le prove muscolari. Basterebbero poche persone per bloccare l’educazione gender nelle scuole pubbliche, agendo per esempio sugli errori procedurali degli uffici pubblici, ma farlo è considerato una prova muscolare che non si confà al cattolico. 

Egli dovrebbe dedicarsi solo a raccogliere caritatevolmente i cocci di una società disfatta, ma senza impegnarsi a costruirla meglio. Se lo facesse sarebbe come trasformare il Vangelo in ideologia. 

La verità è invece il contrario: eliminato l’ordine della società da costruire secondo il diritto naturale, i cattolici si fanno strumentalizzare da tutti sul piano del funzionamento delle istituzioni e delle leggi e si illudono che basti fare poi i buoni samaritani per eliminare il rimorso. Questo è un nuovo clericalismo. 

Infatti, facendoci strumentalizzare dagli altri contribuiamo, sotto il diretto indirizzo della gerarchia, alla costruzione (anche se distorta) della società, e intervenendo, sempre dietro indirizzo diretto della gerarchia, per sanare le ferite con le sole opere di carità senza una verità naturale, ossia laica, che ci guidi, pensiamo che politicamente il Vangelo sia un “copia e incolla”. 

“Basta il Vangelo”, hanno sempre detto i cattolici rahneriani, legittimando in questo modo la loro presenza politica in partiti distruttivi non solo del cristianesimo ma anche del diritto naturale. 

Erano i cultori della mediazione, ma hanno eliminato ogni mediazione, che fino ad allora la ragione naturale aveva fornito. Benedetto XVI a Berlino aveva detto che mai il cristianesimo ha preteso di rapportarsi direttamente alla politica, ma era sempre passato attraverso il diritto naturale. Tolto ora il diritto naturale, il Vangelo si rapporta direttamente alla politica… degli altri però.

(Stefano Fontana, La nuova Chiesa di Karl Rahner – Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo, 2017, pp. 36-37)

venerdì 2 marzo 2018

È certo


I tecnocrati potranno disporre di molto tempo per costruire il mondo dei loro sogni?
A questa domanda non sono in grado di rispondere, ma, ammesso che gli organizzatori abbiano a loro disposizione il tempo necessario, è certo che il mondo che essi ci stanno costruendo crollerà, se non altro a causa della sua tara intrinseca, che risiede nella distruzione della persona e nello svilimento di tutte le facoltà che conferiscono all’uomo dignità e nobiltà; una società senza fede, senza intelligenza, senza moralità, senza carattere è una società destinata a diventare in breve tempo invivibile.

(L. Daménie - La tecnocrazia punto di incontro della sovversione, Società editrice Il falco, Milano , 1985 pag. 74)

domenica 25 febbraio 2018

Un sistema di compiacenza


Io non odio nulla quanto il modernismo.
E non amo nulla quanto la libertà. (…)
Parliamoci chiaro. Il modernismo è, il modernismo consiste nel non credere a ciò in cui si crede.
La libertà consiste nel credere a ciò in cui si crede e nell’ammettere, (nell’esigere, in fondo) che anche il nostro vicino creda a ciò in cui crede.

Il modernismo consiste nel non credere in se stessi per non ferire l’avversario che a sua volta non crede. È un sistema di rinuncia reciproca.
Ma la libertà consiste nel credere. E nell’ammettere, nel credere, che l’avversario creda.
Il modernismo è un sistema di compiacenza.
La libertà è un sistema di deferenza.
Il modernismo è un sistema di cortesia.
La libertà è un sistema di rispetto.

Forse non dovrei dirlo, ma in fondo il modernismo è fondato sulla vigliaccheria.

(Charles Peguy, Il denaro in Cahiers de la Quinzaine, 1913)