domenica 31 ottobre 2010

La luce liberatrice di Cristo


«Non è certo il caso di esaltare, come taluni oggi fanno, la condizione precristiana, quel tempo degli idoli che era anche il tempo della paura. Ancora oggi, come avvenne al tempo degli apostoli, in Africa e in Asia l’annuncio del Cristo è un’esperienza di liberazione dal terrore. Il paganesimo innocente, sereno, è uno dei tanti miti dell’età contemporanea. In genere, le religioni non cristiane, per questo aspetto, sono spesso regimi di paura. Se questa luce liberatrice del Cristo dovesse spegnersi, pur con tutta la sua sapienza e la sua tecnologia, il mondo ricadrebbe nel terrore e nella disperazione.


Ci sono già molti segni inquietanti del ritorno di forze oscure, mentre, proprio nelle zone del mondo più “sviluppate”, crescono ogni giorno superstizioni e conseguenti ricerche di riti liberatori».

Joseph Ratzinger (Citato da Vittorio Messori: La sfida della fede. Sugarco Edizioni – 2008)

venerdì 29 ottobre 2010

Dio Logos e Agape

«(…) La verità chiede di essere cercata con amore, non si dona se non nell’amore che la rispetta e a lei si dona: «Non intratur in veritatem nisi per caritatem» esclama sant’Agostino. Senza l’amore, infatti, è possibile costruire, con delle verità parziali, delle raffinate e devastanti menzogne. La storia ne è piena. Si tratta, dunque, dell’amore alla verità che chiede a colui che cerca la disponibilità ad arrendersi, ma anche dell’amore agli uomini, alla terra, per non piegare le verità parziali contro l’uomo.


In questo mistero di Dio Logos e Agape, la Chiesa nasce e cresce: “canta e cammina” (sant’Agostino), guarda al Cielo e abbraccia la terra, annuncia la salvezza di Cristo e serve gli uomini sui passi del Maestro, il samaritano dell’umanità, con la coscienza di non dover essere un’agenzia di pronto soccorso, e che la sua presenza non può essere ridotta alle innumerevoli attività di carattere sociale che, in realtà, sono i segni della carità evangelica. 

Se l’apprezzamento per questi doverosi servizi è vasto e proviene da ambienti diversi, non è questa la missione primaria della Chiesa. Essa – come ricorda Sant’Ambrogio – è il “misterium lunae” chiamata a riflettere la luce di Cristo, sole dell’umanità. È inviata ad annunciare la speranza, il Signore Gesù, Colui che salva l’uomo dal male più grave, il peccato, e dalla povertà più triste, quella della mancanza di Dio. Essa è messaggera della salvezza che si è compiuta sulla croce gloriosa fino agli estremi confini della terra: confini estremi che sono quelli dei Paesi e dei continenti, ma anche quelli delle culture, delle molteplici situazioni di vita, gli intimi e a volte tormentati confini dell’anima.


Proprio perché Dio illumina tutto l’uomo, nasce una cultura: l’approccio con il mistero di Dio, infatti, dà origine a modi di vedere se stessi, gli altri, la vita e il mondo che, pur nelle diversità e tradizioni, possiedono principi comuni che generano ethos, cultura e civiltà. È approccio al mistero di Dio che - diceva Giovanni Paolo II a Palermo – fa nascere la cultura. Ciò significa che il Vangelo non solo genera solidarietà, cosa facile da ammettere, ma ha anche qualcosa di proprio e di originale da dire per interpretare la storia e costruire una città più umana: Tutta la Chiesa, in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 11).


Aspettarsi che i cattolici si limitino al servizio della carità perché questa è un fronte che raccoglie consensi e facili intese, chiedendo invece l’afasia convinta o tattica su altri versanti ritenuti divisivi e quindi inopportuni, significherebbe tradire il Vangelo e quindi Dio e l’uomo».

Angelo Bagnasco - Reggio Calabria, 14 Ottobre 2010. “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”

martedì 26 ottobre 2010

Date retta a me

«Date retta a me, vecchio incredulo che se ne intende: il capolavoro della propaganda anti-cristiana è l’essere riusciti a creare nei cristiani, nei cattolici soprattutto, una cattiva coscienza; a instillargli l’imbarazzo, quando non la vergogna, per la loro storia. A furia di insistere, dalla riforma sino ad oggi, ce l’hanno fatta a convincervi di essere i responsabili di tutti o quasi tutti i mali del mondo. Vi hanno paralizzato nell’autocritica masochistica, per neutralizzare la critica di ciò che ha preso il vostro posto.

Da tutti vi siete lasciati presentare il conto, spesso truccato, senza quasi discutere. Non c’è problema o sofferenza della storia che non vi siano stati addebitati. E voi, così spesso ignoranti del vostro passato, avete finito per crederci, magari per dar loro man forte.

Io invece, (agnostico, ma storico che cerca di essere oggettivo) vi dico che dovete reagire, in nome della verità. Spesso, infatti, non è vero. E se talvolta del vero c’è, è vero anche che in un bilancio di venti secoli di cristianesimo, le luci prevalgono di gran lunga sulle ombre.

Ma poi: perché non chiedere a vostra volta il conto a chi lo presenta a voi? Sono forse stati migliori i risultati di ciò che è venuto dopo?
Da quali pulpiti ascoltate contriti certe prediche?
Quella vergognosa menzogna dei “secoli bui”, perché ispirati dalla fede del vangelo! Perché, allora, tutto quello che ci resta di quei tempi è di così fascinosa bellezza e sapienza?»


Léo Moulin

sabato 23 ottobre 2010

Fuori dalla norma

«Il santo è un farmaco perché è un antidoto. E per vero questo è il motivo per cui spesso il santo è un martire: viene scambiato per un veleno perché è un antidoto. In genere è uno che cerca di ricondurre il modo alla ragione, mettendo in evidenza le cose che il mondo trascura, che non sono certamente sempre le medesime nelle varie epoche. 
Eppure ogni generazione cerca istintivamente il proprio santo e non si tratta di quello che la gente vuole, ma di quello di cui ha bisogno. È questo il significato frainteso delle parole rivolte ai primi santi: «Voi siete il sale della terra». (…) Ma il sale condisce e conserva la carne, non perché è simile ad essa, ma perché è molto diverso. 
Cristo non ha detto ai suoi apostoli che erano solo persone eccellenti o le sole persone eccellenti, ma che erano persone eccezionali, costantemente fuori dalla norma e incompatibili con la norma; e il messaggio circa il sale della terra è veramente acuto, pungente e gustoso come il sapore del sale. E questo perché quelle erano persone eccezionali che non dovevano perdere la loro eccezionalità. «Se il sale perdesse il suo sapore, con cosa si potrebbe insaporirlo?» È un problema molto più significativo di qualsiasi lagnanza riguardo al prezzo della carne migliore. 
Se il mondo diventa troppo mondano, la Chiesa può rimproverarlo, ma se è la Chiesa a diventare troppo mondana, il mondo non è certo in grado di rimproverarla per la sua mondanità.»

Gilbert K. Chesterton. San Tommaso D’Aquino – Lindau 2008


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giovedì 21 ottobre 2010

I diversi significati del termine mondo


Dalla Catechesi di Paolo VI all’Udienza Generale del 5 aprile 1967 
«Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede» (Gv. 5,3)

«(…) Mondo può significare il creato, il cosmo: è questo l’immenso universo della creazione, che non avremo mai finito di conoscere e di scoprire, e che può magnificamente servire come scala alla scoperta di Dio (cf. Act. 17, 27); noi moderni, noi alunni delle scuole scientifiche, siamo invitati ad una nuova ricerca di Dio, ad una nuova religiosità - non all’ateismo - proprio per questa via, che fedelmente percorsa ci farà conoscere meraviglie non solo naturali, ma anche spirituali. Il mondo è una grande, stupenda, misteriosa parola di Dio.


E mondo può significare l’umanità. È il senso considerato dal Concilio (cf. Gaudium et spes, 2), teatro del dramma umano, devastato dal peccato, ma amato e virtualmente salvato da Dio e da Cristo. “Così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Io. 3, 16). È il campo umano in cui si svolge la storia della salvezza.


Ma vi è un terzo significato del termine “mondo”; ed è il significato cattivo e ostile. Il mondo, in questo senso, è ancora l’umanità, ma quella resa schiava del mistero del male; è la negazione e la ribellione al regno di Dio; è la coalizione delle false virtù, rese tristemente potenti dal loro affrancamento dal fine supremo; è in pratica una concezione della vita deliberatamente cieca sul suo vero destino, e sorda alla vocazione dell’incontro con Dio; uno spirito egocentrista, drogato di piacere, di fatuità, d’incapacità di vero amore. Ed è, tutto sommato, la «fascinatio nugacitatis»[1] (Sap. 4, 12) la seduzione dei valori effimeri e inadeguati alle aspirazioni profonde ed essenziali dell’uomo; una seduzione, che incontriamo ad ogni passo della nostra esperienza temporale, e che ci può essere fatale. Analisi e riflessione da continuare.


Per superarla, diciamo ora, questa seduzione, di che cosa disponiamo? Disponiamo della fede, della sicurezza cioè che Cristo è veramente il Figlio di Dio, e che la concezione della vita che da ciò deriva è vittoriosa di questa terribile insidia. E qui invitiamo i vostri pensieri a sostare, e a ricevere come viatico a questo vittorioso superamento, dopo che insieme avremo recitato la professione della fede cattolica, la Nostra Apostolica Benedizione».

[1] “Poiché il fascino del vizio deturpa anche il bene e il turbine della passione travolge una mente semplice”.

martedì 19 ottobre 2010

La pedana e le ali

17 giugno 1942 – La vita religiosa va finchè tende a Dio, con le forze di Dio: altrimenti si inceppa. Le forze umane danno un primo slancio, tale peraltro che non oltrepassa l’umano: il grande spazio del divino solo afferrandosi a Dio si varca. Quando ti appoggi all’uomo, fosse pure un santo, provi che a un certo momento, il sostegno cede. Cede perché l’umano non può rimpiazzare il divino. L’uomo, chiunque sia, può offrirti una pedana; non può essere un vertice. Per volare ci vogliono le ali, e le ali si foggiano nell’Assoluto. Non si dica, al momento che le sue forze crollano, che l’uomo – magari santo – ci ha ingannati. Esso non poteva dare quel che non aveva. Ti poteva insegnare la strada: ma questa devi percorrerla tu, con la possa che Dio solo ti dona.
Amare è servire.
Tira le conseguenze. 



(Igino Giordani: Diario di fuoco, Roma, Città Nuova Editrice, 1980)


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sabato 16 ottobre 2010

La retta ragione

«Certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si trova in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti chiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore. È un delitto sostituirla con una legge contraria; è proibito non praticarne una sola disposizione; nessuno poi può abrogarla completamente.»

(Marco Tullio Cicerone, De re publìca)

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