mercoledì 27 marzo 2019

La media statistica della fede viva


Si dovrebbe evitare soprattutto l’impressione che il papa (o l’ufficio in genere) possa solo raccogliere ed esprimere di volta in volta la media statistica della fede viva, per cui non sia possibile una decisione contraria a questi valori statistici medi (i quali sono poi anche problematici nella loro constatabilità).

La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma, che in tempi oscuri possono anche spaventosamente scomparire dalla coscienza della (statisticamente) maggior parte della cristianità, senza perdere peraltro in nulla il loro carattere impegnante e vincolante.
In questo caso la parola del papa può e deve senz’altro porsi contro la statistica e contro la potenza di un’opinione, che pretende fortemente di essere la sola valida; e ciò dovrà avvenire con tanta più decisione quanto più chiara sarà (come nel caso ipotizzato) la testimonianza della tradizione.

Al contrario, sarà possibile e necessaria una critica a pronunciamenti papali, nella misura in cui manca a essi la copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale.
Dove non esiste né l’unanimità della Chiesa universale né una chiara testimonianza delle fonti, là non è possibile una decisione impegnante e vincolante; se essa avvenisse formalmente, le mancherebbero le condizioni indispensabili e si dovrebbe perciò sollevare il problema circa la sua legittimità.

(Joseph Ratzinger, Fede, ragione, verità e amore, Lindau, 2009, p. 400)

giovedì 21 marzo 2019

Con profonda e sofferta sensibilità


Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi.

Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel relativismo intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva.

San Giovanni Paolo II, 6 febbraio 1981

venerdì 15 marzo 2019

La sapienza di tutte le biblioteche


Albino Luciani (sì, ancora lui!) diceva così:
«Messo da parte il catechismo non saprete che mezzi adoperare per fare buoni piccoli e grandi.
Tirerete in campo la “dignità umana”?
I piccoli non capiscono che cosa sia, i grandi se ne infischiano.
Metterete avanti “l’imperativo categorico”? Peggio che peggio…
Si dice che anche la filosofia e la scienza sono capaci di far buoni e nobili gli uomini.
Ma non c’è neppure confronto col catechismo, che insegna in breve la sapienza di tutte le biblioteche, risolve i problemi di tutte le filosofie e soddisfa alle ricerche più penose e difficili dello spirito umano».

(Catechetica in briciole, 1949)

venerdì 8 marzo 2019

Una specie di collirio


In un pranzo una volta, gli fu chiesto da una signora:
- So che siete cattolico: ma in realtà che cosa pensale della  religione?
Chesterton rispose:
- A dire il vero, penso che sia tutta una truffa.
Sbalordimento generale.
- Sì, tranne l’unica religione. Se guardate le altre religioni vedrete che esse sono una specie di collirio per non farci vedere il peccato. Invece la religione cattolica vi tiene sempre nel pensiero il peccato. E questo annoia: ed ecco perché la gente l’odia... .
Si diceva e si dice: - C’è più fede in un onesto dubbio che in tutta le credenze.
Chesterton rimbeccava:
- Che significa un dubbio onesto? Sarebbe come se uno si chiamasse onestamente tubercoloso e quindi rifiutasse d’entrare in un sanatorio.

(in Igino Giordani, I grandi convertiti, Roma 1945)

domenica 3 marzo 2019

Ciò che non può essere ammesso


L’ira appartiene all’economia di Dio, al Suo manifestarsi per noi, mentre l’amore appartiene all’essenza di Dio. (...)
Dio insomma è bontà e giustizia assieme, le due note non possono essere mai disgiunte.
Tertulliano arrivava a dire che un Dio solitariae bontatis, di sola bontà, è un’assurda perversione.

“Se non ci si oppone al male, non ha più senso nulla… è tacitamente permesso ciò che, pur proibito, non è oggetto di castigo”.
“La collera – conclude questo lungo dibattito, in epoca recente, Daniélou – non è dunque il risentimento di un amor proprio ferito. È il rifiuto di scendere a patti con ciò che non può essere ammesso. In Dio essa è l’espressione della Sua incompatibilità con il peccato”.

(Massimo Camisasca e Mattia Ferraresi, Oltre la paura - Lettere sul nostro presente inquieto, p. 64)