domenica 25 febbraio 2018

Un sistema di compiacenza


Io non odio nulla quanto il modernismo.
E non amo nulla quanto la libertà. (…)
Parliamoci chiaro. Il modernismo è, il modernismo consiste nel non credere a ciò in cui si crede.
La libertà consiste nel credere a ciò in cui si crede e nell’ammettere, (nell’esigere, in fondo) che anche il nostro vicino creda a ciò in cui crede.

Il modernismo consiste nel non credere in se stessi per non ferire l’avversario che a sua volta non crede. È un sistema di rinuncia reciproca.
Ma la libertà consiste nel credere. E nell’ammettere, nel credere, che l’avversario creda.
Il modernismo è un sistema di compiacenza.
La libertà è un sistema di deferenza.
Il modernismo è un sistema di cortesia.
La libertà è un sistema di rispetto.

Forse non dovrei dirlo, ma in fondo il modernismo è fondato sulla vigliaccheria.

(Charles Peguy, Il denaro in Cahiers de la Quinzaine, 1913)

martedì 20 febbraio 2018

Questo mostro


«Noi non combattiamo degli uomini bensì qualcosa di orrendo, di antico e mostruoso quanto il male, qualcosa che è contro gli uomini e li uccide, e uccide la verità e i verdi campi, e compie cose persino peggiori che uccidere […] tutte le cose belle di questo mondo.

E noi lo sappiamo, e sappiamo di dover uccidere questo mostro, altrimenti non ci lascerà nulla che valga la pena di possedere».

Thomas Wolfe, “O lost. Storia della vita sepolta”.

mercoledì 14 febbraio 2018

Armati di tutto punto


Ci troviamo in una situazione rischiosa; è rischioso e pericoloso vivere il Vangelo fino in fondo. Avere il senso del rischio, delle difficoltà, è realismo, un realismo che ci permette di vedere le vie dell’avversario, le vie attraverso le quali il mondo è portato al male, ma sentendoci pieni della forza di Dio.

Una profonda analisi e sintesi del mistero della perversione, fatta con l’aiuto della sacra Scrittura, ci mette davanti alle avversità senza paura perché sappiamo cogliere, insieme alla vastità del male, la potenza di Cristo che opera continuamente nella storia.

Seconda osservazione: si tratta di una lotta che non ha né sosta, né quartiere, contro un avversario astuto e terribile che è fuori di noi e dentro di noi. Questo, oggi, lo si dimentica spesso, vivendo in un’atmosfera di ottimismo deterministico per cui tutte le cose devono andare di bene in meglio, senza pensare alla drammaticità e alle fratture della storia umana, senza sapere che la storia ha le sue tragiche regressioni e i suoi rischi i quali minacciano proprio chi non se l’aspetta, cullato in una visione di un evoluzionismo storico che procede sempre per il meglio.

La terza osservazione: solo chi si arma di tutto punto potrà resistere, dal momento che il nemico si aggira attorno a noi per scoprire se c’è almeno un varco aperto, se c’è almeno un elemento mancante nell’armatura così da farci cadere nel combattimento.

L’ultima osservazione, assai importante: tutte le armi, tutti gli elementi dell’armatura vanno continuamente affinati nell’esercizio della preghiera che non li supplisce – non supplisce lo zelo, l’impegno, lo spirito di fede, la capacità di donarsi -, ma è la realtà nella quale tutti sono avvolti e vengono ritemprati per la lotta.

Carlo Maria Martini, Ritrovare se stessi – 1986.

mercoledì 7 febbraio 2018

Non è una religione di redenzione


«Chiunque, conoscendo l’Antico e il Nuovo Testamento, legga il Corano, vede con chiarezza il processo di riduzione della Divina Rivelazione che in esso s’è compiuto. È impossibile non notare l’allontanamento da ciò che Dio ha detto di Se stesso, prima nell’Antico Testamento per mezzo dei profeti, e poi in modo definitivo nel Nuovo per mezzo del Suo Figlio.

Tutta questa ricchezza dell’autorivelazione di Dio, che costituisce il patrimonio dell’Antico e del Nuovo testamento, nell’islamismo è stata di fatto accantonata. Al Dio del Corano vengono dati nomi tra i più belli conosciuti dal linguaggio umano, ma in definitiva è un Dio al di fuori del mondo, un Dio che è soltanto Maestà, mai Emmanuele, Dio-con-noi.

L’islamismo non è una religione di redenzione. Non vi è spazio in esso per la Croce e la Risurrezione. […] È completamente assente il dramma della redenzione. Non soltanto la teologia ma anche l’antropologia dell’Islam è molto distante da quella cristiana. […]
Il Concilio ha chiamato la Chiesa al dialogo anche con i seguaci del “Profeta” e la Chiesa procede lungo questo cammino. […] Non mancano, tuttavia, delle difficoltà molto concrete.

Nei paesi dove le correnti fondamentaliste arrivano al potere, i diritti dell’uomo e la libertà religiosa vengono interpretati, purtroppo, molto unilateralmente: la libertà religiosa viene intesa come libertà di imporre a tutti i cittadini la “vera religione”. La situazione dei cristiani in questi paesi a volte è addirittura drammatica».

Giovanni Paolo II: «Varcare la soglia della speranza», 1994.

giovedì 1 febbraio 2018

I cieli sono sordi


I nuovi demoni senza nome hanno ora il campo per sé.
Essi trattengono la voce di Anneliese, ma non hanno nulla da dire, proprio nulla.
Giocano con essa in modo casuale, emettendo suoni inumani, insensati, neutri.
Per un po’ temporeggiano, strattonando il corpo della ragazza come fosse una bambola di pezza, mentre lei affonda verso la morte.
Ciò che i demoni testimoniano è che, con tutta la sua crudeltà, il vecchio sistema era ancora umano e aveva ricompense e rimedi umani.
C’era il peccato e c’erano i demoni, ma c’era assoluzione per l’uno ed esorcismo per gli altri.
I nuovi demoni che stanno emergendo dagli incubi di questo secolo terribile sono al di fuori dell’ordine umano.
“Puoi pregare quanto vuoi, puoi gridare in cerca di aiuto, è inutile, i cieli sono sordi” ha detto Anneliese.
Lei sapeva.
Mentre stava chiamando gli dei del suo mondo in aiuto, lei si sentiva vittima dei nuovi demoni del suo tempo.
E per essi non c’è esorcismo.

(Felicitas D. Goodman, The exorcism of Anneliese Michel, Resource Publication - 2005, p. 251).