sabato 28 novembre 2015

La vera divisione


“Da un po’ di tempo oramai la vera divisione nel cristianesimo non è più tra cattolici e protestanti. È tra i cristiani che credono nella religione rivelata e quelli che credono in una religione relativa.
 

La vera divisione è tra i progressisti che vogliono alterare la fede storica in base allo spirito del tempo e chi crede che lo spirito del tempo vada sfidato dalla verità eterna e immutabile del Vangelo cristiano.
 

Coloro che credono in una forma relativa, progressiva e modernista del cristianesimo disprezzano l’elemento miracoloso della religione e pensano che la Chiesa debba adattarsi completamente ai bisogni della società moderna”.
 

don Dwight Longenecker

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sabato 21 novembre 2015

Indurre alla virtù


«Come abbiamo già spiegato, la legge non è altro che il dettame della ragione in colui che comanda, e che governa dei sudditi.
Ora, la virtù di un suddito consiste nel ben sottostare a colui che lo governa: la virtù dell'irascibile e del concupiscibile, p. es., consiste precisamente nella loro sottomissione alla ragione.
Allo stesso modo, a detta del Filosofo, “La virtù di qualsiasi suddito sta nell'essere ben sottomesso al suo superiore”.

Ma qualsiasi legge è fatta per essere osservata da chi vi è soggetto.
Perciò è evidente che è compito peculiare della legge di indurre i sudditi alla virtù.
E poiché la virtù consiste “nel rendere buono chi la possiede”, ne segue che è un effetto diretto della legge render buoni, in senso assoluto, o relativo, coloro ai quali è imposta.
Infatti se il legislatore ha di mira il vero bene, cioè il bene comune regolato secondo la divina giustizia, gli uomini con le sue leggi diventano buoni in senso assoluto.

Se invece l'intenzione del legislatore non ha di mira il vero bene, ma il proprio bene, utile o dilettevole, contrario alla divina giustizia; allora la legge non rende gli uomini buoni in senso assoluto, ma buoni in senso relativo, cioè buoni per codesto regime.
E in codesto senso si trova il bene anche in qualità essenzialmente cattive: così si parla di un buon ladro, nel senso che sa agir bene per i suoi fini».

Tommaso d'Aquino, S. th. I-II, q.92, a. 1.

domenica 15 novembre 2015

Dio solo non può fallire


Sbaglia il prete all’altare e il contadino all’aratro.
Non c’è uomo che non erri, né cavallo che non sferri.
Anche la gente accorta erra, ma non così spesso come la sciocca.
Non tutte le ciambelle riescono con il buco.
Sbagliando si impara.
Impara degli errori altrui, piuttosto che censurarli.
Con l’errore degli altri si conosce il proprio.
É sempre in procinto di errare chi non fugge l’occasione.
Chi confessa il proprio errore è sulla strada della verità.
Chi vuol scusare i propri errori, erra di nuovo.
Errare è umano, perseverare è diabolico.
Il semplice sbaglia per ignoranza, il furbo per malizia.
Errore non è frode.
L’errore, anche se cieco, genera spesso figli con la vista.
Non v’è errore così madornale che non trovi uditori e applausi.
Per il troppo sapere l’uomo sbaglia.
Per un punto Martin perse la cappa.
Tutta la strada non fallisce il saggio, che accortosi dell’errore a metà del cammino muta il suo viaggio.
Dio ci guardi da errore di savio.

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martedì 10 novembre 2015

Una democrazia di tipo superiore


«Si conduce una lotta per la vita e per la morte e non è possibile ritirarsi, se non vogliamo tradire Iddio. Anche il sanguinario comunismo sa bene che sarà distrutto sin nelle radici non appena se ne presenti l’occasione al popolo. Non vi è più forza al mondo che sia in grado di riabilitare il comunismo agli occhi delle masse, talmente si è reso, infatti, odioso con le sue sanguinose violenze, i saccheggi, le menzogne, gli imbrogli e atti inumani, che non trovano riscontro nella storia del mondo. Una vera e viva immagine dell’inferno!

Ho già detto varie volte: se l’inferno per tutta l’eternità non fosse nient’altro che ciò che stiamo sperimentando noi oggi, sarebbe una cosa orribile e insopportabile. Eppure vi sono ancora in Occidente degli uomini ingenui, che scherzano col fuoco e nella loro ingenuità credono nella possibilità di una coesistenza con il comunismo sanguinario. Non sanno che esso è la viva immagine dell’inferno, un vero “mendacjum incarnatum”.

Il nostro capo dello Stato in un’occasione ha definito il comunismo come una democrazia di tipo superiore. Io confermo ciò, ad una condizione però, che si inserisca una sillaba nella parola democrazia, in maniera che si possa leggere “de monocrazia”, giacché solamente il demonio, in quanto essere superiore, ha potuto inventare tante torture per l’infelice umanità, e non un normale cervello umano».

(A. Stepii’jac, Lettera del 3 ottobre 1956 ai padre Stjepan Sakac s.j., in Positio, cit., vol. III, p. 1257).

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martedì 3 novembre 2015

Un virus letale


«L’antiberlusconismo è un virus letale non solo perché fa sentire sano chi ne è afflitto, ma perché lo fa sentire più sano degli altri.

Eleva il malandato a censore, chi basa la morale sul conflitto a presunto depositario dell’etica della pace.

È ideologia dell’esclusione aprioristica, per cui non conti per ciò che vorresti, ma per chi non vuoi.

Rovescia Agostino e dice: odia, e fa quel che vuoi».

Giuliano Guzzo, 25 giugno 2013