martedì 31 gennaio 2017

Non possiamo farne a meno


Vi è una differenza essenziale tra il nostro modo di lavorare e quello dei servi dell’inferno. Questi ultimi distruggono e noi edifichiamo; di conseguenza essi non hanno bisogno della grazia di Dio, mentre noi non possiamo farne a meno.

Ad essi basta introdurre la confusione, il caos, dato che Satana pesca nell’acqua torbida, mentre noi dobbiamo portare la serenità e l’ordine, perché Dio regna nella pace.

Essi ardono di odio, di vendetta, mentre noi lottiamo con l’amore, perfino nei confronti dei nemici; noi odiamo e combattiamo il solo male, per amore dei cattivi.

Essi sfruttano tutti i mezzi, anche i più abbietti: la menzogna, la calunnia, il pugnale, mentre noi – non riconoscendo che lo scopo giustifica i mezzi – ci limitiamo solo ai mezzi leciti.

Essi confidano nelle proprie forze e forse (anche senza forse) nell’aiuto dell’inferno, mentre noi non confidando affatto in noi stessi, poniamo tutta la nostra speranza in Dio attraverso l’Immacolata.

Essi infine non sono certi di una vittoria totale, o piuttosto sono certi di un crollo, mentre a noi nessuno, neppure la morte, è in grado di far cadere dalla mano la palma della vittoria.

(San Massimiliano Maria Kolbe)

mercoledì 25 gennaio 2017

L’agnello della verità


La Chiesa ci ha dato un pane vivo al posto degli azzimi, che aveva dato l’Egitto.

Maria ci ha dato il pane della vita al posto del pane di stanchezza, che ci aveva dato Eva.

L’agnello della verità mangiò l’agnello della Pasqua. La figura fu mangiata dalla verità.

Tutte le figure stavano nel Santo dei Santi in attesa di Colui che le avvera tutte. Tutte le figure s’inserirono e rimasero in lui, e tutti e dappertutto parlarono di lui. Poiché in lui si sono avverate le figure e i misteri; vi ha posto sopra il suo sigillo lui, che compie tutto.

Quando il lupo s’allontanò dal gregge dei dodici e uscì dal cenacolo, si alzò l’agnello della verità e divise il suo corpo tra il gregge, che aveva mangiato l’agnello pasquale.

(Sant’Efrem il Siro, Hymn, 6 e 14)

mercoledì 18 gennaio 2017

Presto tracimerà


GIUSSANI – Mi sto rendendo conto, adesso che ho quasi settant’anni, della realtà dell’odio contro i cristiani. Dell’odio del mondo di cui parlava Gesù Cristo nel capitolo 15 del Vangelo di san Giovanni (...). Scorgo i segni di questa persecuzione.

DOMANDA – Una persecuzione vera?

GIUSSANI – È così. L’ira del mondo oggi non si alza dinanzi alla parola della Chiesa, sta quieta anche dinanzi all’idea che uno si definisca cattolico, o dinanzi alla figura del Papa dipinto come autorità morale. Anzi c’è un ossequio formale, addirittura sincero. L’odio si scatena – a mala pena contenuto, ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della Tradizione.

Don Luigi Giussani. “Un evento. Ecco perché ci odiano”, Roma 1993.

giovedì 12 gennaio 2017

L’uomo che vi siede sopra


La Parola di Dio non ha bisogno di essere accettata dall’uomo per essere vera.

Vi sono comandamenti che non ammettono incertezze, tanto sono precisi e sufficientemente posseduti dalla coscienza cristiana.

La coscienza non può abdicare interamente nelle mani di nessuna creatura, fosse il più grande degli uomini o il più santo.

La cattedra ha il suo valore di verità: ma per il solo fatto che la cattedra è verità, non ne consegue che l’uomo che vi siede sopra sia la verità.

(Don Primo Mazzolari)

giovedì 5 gennaio 2017

La prima regola


Come insegna S. Agostino [De lib. arb. 1, 5], “non è da considerarsi legge una norma non giusta”.

Perciò una norma ha vigore di legge nella misura in cui è giusta.

Ora, tra le cose umane un fatto viene detto giusto quando è retto secondo la regola della ragione.

Ma la prima regola della ragione è la legge naturale, come si è visto [q. 91, a. 2, ad 2].

Quindi una legge umana positiva in tanto ha natura di legge in quanto deriva dalla legge naturale.

E se in qualcosa è contraria alla legge naturale, non è più legge, ma corruzione della legge.

Somma Teologica, Parte I-II, Questio 95, art. 2