giovedì 27 aprile 2017

L’anticipo dell’ora di Dio


«Mai il male ha assunto caratteristiche tanto vaste e apocalittiche, mai abbiam conosciuto altrettanto pericolo. Da un’ora all’altra noi possiamo perdere non la vita soltanto, ma tutta la civiltà e ogni speranza.

Sembra che anche a noi il Signore dica “non è ancor giunta la mia ora”, ma l’Immacolata, la Madre di Dio, la Vergine che è l’immagine e la tutela della Chiesa, Essa ci ha dato, già a Cana, la prova di saper e poter ottenere l’anticipo dell’ora di Dio.

E noi abbiamo bisogno che quest’ora venga presto, venga anticipata, venga resa immediata, poiché quasi potremmo dire: “O Madre, noi non ne possiamo più!”. [...] Dica Maria, come a Cana: “Non hanno più vino”; e lo dica con la stessa potenza d’intercessione e, se Egli esita, se si nega, vinca le sue esitazioni come vince, per materna pietà, le nostre indegnità.

Sia Madre pietosa a noi, Madre imperiosa a Lui.

Acceleri l’ora sua, che è l’ora nostra. Non ne possiamo più, o Maria.
L’umana generazione perisce, se tu non ti muovi. Parla per noi, o silenziosa, parla per noi, o Maria!».

(Cardinale Alfredo Ottaviani, Il baluardo, Roma 1961, 279-283).

giovedì 20 aprile 2017

Una persona


«Il cristianesimo, in sé, non è una concezione della realtà, non è un codice di precetti, non è una liturgia. Non è neppure uno slancio di solidarietà umana, nè una proposta di fraternità sociale. Anzi, il cristianesimo non è neanche una religione.
È un avvenimento, un fatto.
Un fatto che si compendia in una persona.

Oggi si sente dire che in fondo tutte le religioni si equivalgono perché ognuna ha qualcosa di buono. Probabilmente è anche vero. 
Ma il cristianesimo, con questo, non c’entra.
Perché il cristianesimo non è una religione, ma è Cristo.
Cioè una persona».

Cardinale Giacomo Biffi, 1928–2015

venerdì 14 aprile 2017

Alcuni equivoci


L’importanza della sacramentalità del matrimonio, e la necessità della fede per conoscere e vivere pienamente tale dimensione, potrebbe anche dar luogo ad alcuni equivoci, sia in sede di ammissione alle nozze che di giudizio sulla loro validità.

La Chiesa non rifiuta la celebrazione delle nozze a chi è bene dispositus, anche se imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale, purché abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà naturale della coniugalità.

Non si può infatti configurare, accanto al matrimonio naturale, un altro modello di matrimonio cristiano con specifici requisiti soprannaturali. Questa verità non deve esser dimenticata al momento di delimitare l’esclusione della sacramentalità (cfr. can. 1101 § 2) e l’errore determinante circa la dignità sacramentale (cfr. can. 1099) come eventuali capi di nullità.

Per le due figure è decisivo tener presente che un atteggiamento dei nubendi che non tenga conto della dimensione soprannaturale nel matrimonio, può renderlo nullo solo se ne intacca la validità sul piano naturale nel quale è posto lo stesso segno sacramentale.

La Chiesa cattolica ha sempre riconosciuto i matrimoni tra i non battezzati, che diventano sacramento cristiano mediante il Battesimo dei coniugi, e non ha dubbi sulla validità del matrimonio di un cattolico con una persona non battezzata se si celebra con la dovuta dispensa.

San Giovanni Paolo II, Discorso alla Sacra Rota, 30 gennaio 2003.

domenica 9 aprile 2017

Si vive come uomini


Solo in Dio si vive come uomini.
Il vero umanesimo, nato con Cristo, deifica l’uomo.
Il falso umanesimo, derivato dal materialismo, muta gli uomini in automi.

Dove l’azione della religione manca, crolla la morale, subentra l’invidia, si dilata la depravazione, e la società si sfascia.
Dove la religione opera, la società da aggregato diventa comunità, dove l’amore suscita la comunione.

(Igino Giordani, La chiesa della contestazione, Città Nuova, 1970, p. 73).

martedì 4 aprile 2017

La forma di ogni virtù


«Abbiamo fatto gli uomini orgogliosi di molti vizi, ma non della viltà. Ogni volta che eravamo quasi riusciti, il Nemico permetteva una guerra o un terremoto o qualche altra calamità, e d'un tratto il coraggio diventa amabile e importante, con tanta naturalezza, perfino all'occhio umano, che tutto il nostro lavoro è come non fatto, e c'è ancora almeno un vizio del quale sentono una sincera vergogna. Il pericolo di trascinare alla viltà i nostri pazienti, perciò, è che si potrebbe produrre una vera conoscenza e una vera nausea di sé, con pentimento e umiltà come conseguenza. E infatti, nell'ultima guerra, migliaia di esseri umani, avendo scoperto la loro viltà, scoprirono per la prima volta tutt'intorno il mondo morale. [...]

Qui ci si presenta un dilemma crudele. Se promovessimo la giustizia e la carità fra gli uomini faremmo direttamente il vantaggio del Nemico; ma se li guidiamo a comportarsi all'opposto, ciò produrrà, presto o tardi, (poiché Egli permette che lo produca) una guerra o una rivoluzione, e il problema inevitabile della viltà e del coraggio sveglierà migliaia di uomini dall'abulia morale.

Egli vede, con la stessa chiarezza con la quale vedi tu, che il coraggio non è semplicemente una delle virtù, ma la forma di ogni virtù quando giunge alla prova, vale a dire nel punto della più alta realtà. Una castità, o una onestà, o una pietà che cede di fronte al pericolo sarà casta oppure onesta oppure misericordiosa soltanto a certe condizioni. Pilato fu misericordioso finché non divenne rischioso. La guerra per molti sarà pietra d'inciampo, ma per i più sarà farmaco salutare per recuperare la salute».

C.S. Lewis – Le lettere di Berlicche