domenica 1 settembre 2019

Lodo Pietro, ma prima mi vergogno per lui


Che cosa diciamo di Pietro? 
Predicò Cristo, fu mandato, evangelizzò ancor prima della passione del Signore. 
Sappiamo infatti che gli apostoli furono mandati a predicare il vangelo: fu mandato e predicò. […]
Tuttavia non era ancora simile a Protasio e Gervasio. 
Era già apostolo, era il primo, era unito al Signore. 
A lui era stato detto: “Tu sei Pietro”, ma non era ancora un Protasio o un Gervasio, non era ancora Stefano, non era ancora il fanciullo Nemesiano.
Pietro non era ancora questo; non era ancora ciò che furono certe donne, certe ragazze, come Crispina o come Agnese. Pietro non era ancora al livello della loro fragilità femminile.

Lodo Pietro, ma prima mi vergogno per lui.
Che anima pronta, la sua; ma incapace di misurarsi.
Certo, se non fosse  pronta non direbbe al Salvatore: “Morirò per te. Anche se dovessi morire con te non ti rinnegherò”. […] Ecco che sta per soccombere, ecco che Pietro muore.
Che altro è, infatti, morire, se non rinnegare la vita?
Rinnegò Cristo, negò la vita, morì.

Ma colui che risucita i morti, il Signore, lo guardò e lui pianse amaramente.
Rinnegando perì, piangendo risuscitò.
Per lui morì per primo il Signore, come era necessario; dopo, fu Pietro a morire per il Signore, così come richiedeva l’ordine stesso delle cose; quindi seguirono i martiri.
La via, prima spinosa, fu lastricata, battuta dai piedi degli apostoli e resa più praticabile per quelli che sarebbero venuti dopo.
La terra è stata riempita del seme del sangue dei martiri, e da quel seme è sorta la messe della chiesa.
Hanno affermato Cristo ancor più da morti che da vivi.

(Sant’Agostino, serm. 286, 3-4,3, nella festa dei martiri Protasio e Gervasio)

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