mercoledì 12 ottobre 2011

L’assenso dell’intelletto alle verità rivelate

La fede è un faro che fa vedere lontano, la ragione è un piccolo lume che fa vedere molto di meno, ma che comunque fa vedere e non fa vedere cose contrarie a ciò che può far vedere la fede.

«Una vera valorizzazione della ragione rafforza la Fede non la indebolisce. Benedetto XVI lo ha detto più volte: ci sono due errori da evitare. Il primo è il concepire la ragione senza la fede, il secondo la fede senza la ragione. Due errori diametralmente diversi, eppure dalle conseguenze ugualmente gravi. Vediamo perché.
La ragione senza la fede consiste nell’ingigantire il valore della ragione fino a ritenerla unico strumento della conoscenza. La ragione è certamente importante, ma dovrebbe sempre essere consapevole dei suoi limiti per sapersi aprire al Mistero: questa è la vera razionalità. Quando invece la ragione presuntuosamente rinuncia a riconoscere i suoi limiti… allora finisce col pretendere di divenire unico criterio di giudizio.


La ragione senza la fede causa sul piano filosofico un errore ben preciso: il razionalismo. Esso non è la semplice razionalità ma la convinzione – per l’appunto – che la ragione sia l’unico criterio di conoscenza. Il razionalismo si riferisce al piano filosofico, ma ha la possibilità di tradursi sul piano politico e, quando si traduce sul piano politico, lo fa con il cosiddetto laicismo, ovvero la convinzione secondo cui la politica non deve essere solo distinta (il che sarebbe giusto), ma addirittura separata dalla religione (il che non è affatto giusto, perché tanto la politica quanto la religione devono servire un’unica verità e si rivolgono a un unico soggetto, che è l’uomo).
Un esempio concreto della ragione senza la fede? La cultura post-illuministica contemporanea, con lo svilimento totale dell’uomo, ridotto a merce e strumento di qualcos’altro. Tutte le attuali questioni bioetiche (la dignità dell’embrione, le cellule staminali, ecc…) si originano da questo. Oggi, a causa della cultura post-illuministica, c’è un evidente tentativo di utilizzare la scienza indipendentemente dalla morale e dalla religione.
Ma la ragione senza la fede non è l’unico errore. A questo se ne può accompagnare un altro, che è diametralmente opposto, ovvero la fede senza la ragione. Se la ragione senza la fede dà il razionalismo, la fede senza la ragione dà il fideismo; e se il razionalismo è indicare la ragione come unico strumento di conoscenza, il fideismo è indicare la fede come unico strumento di conoscenza.
Ma cosa afferma il fideismo? Che la ragione va contro la fede, che più si mortifica la ragione e più si eleverebbe la fede. Se il razionalismo causa sul piano politico il laicismo, il fideismo sul piano politico causa la teocrazia. E se il laicismo è concepire in maniera totalmente separata la politica e la religione, la teocrazia è il contrario: non separare (né tantomeno distinguere), ma confondere politica e religione. Chi detiene il potere religioso deve detenere anche quello politico.
Ed ecco perché il Cristianesimo non è fideista. Il Cristianesimo da sempre si è posto nella prospettiva della collaborazione tra ragione e fede. Alcuni esempi. La filosofia medievale è tutta in questa collaborazione: intelligo ut credam (ragiono per credere) e credo ut intelligam (credo per ragionare). Ma si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo e pensare alla Patristica, laddove i Padri della Chiesa solevano dire che mentre la fede è un faro che fa vedere lontano, la ragione è un piccolo lume che fa vedere molto di meno, ma che comunque fa vedere e non fa vedere cose contrarie a ciò che può far vedere la fede.
Un altro esempio ancora: la dottrina cattolica ritiene che la ragione possa dimostrare l’esistenza di Dio e la conoscenza di alcune sue caratteristiche. Il Concilio Vaticano I dice che chi dovesse affermare che l’esistenza di Dio non è dimostrabile attraverso la ragione umana, sia scomunicato. Altro che fideismo!
Dunque, per il Cristianesimo la ragione non è contraria alla fede, tutt’altro: è propedeutica alla fede, aiuta, invita alla fede… se però – questo è il punto! – la si utilizza correttamente, cioè se è razionalità e non razionalismo.
È bene sapere, però, che non tutto il Cristianesimo ha rifiutato il fideismo. Il Protestantesimo, per esempio, si è sempre configurato come fideista. Infatti, mentre per il Cattolicesimo la fede è l’assenso dell’intelletto alle verità rivelate, per il Protestantesimo è invece un abbandono totale, un sentimento di fiducia senza che sia indispensabile la valutazione della credibilità della Rivelazione, insomma senza che l’intelletto ne venga coinvolto.»

Corrado Gnerre. Dalla rivista mensile “Radici Cristiane” n. 53 – Aprile 2010
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