sabato 11 maggio 2013

La tragica lotta contro la realtà

Abbandonata la prospettiva religiosa, l’uomo ha pur sempre bisogno di una “spiegazione” di se stesso e del mondo e il tramonto di un’ideologia si accompagna fatalmente al sorgere di un’altra.

«Per interpretare se stesso e il mondo, l’uomo occidentale ha rifiutato ogni rivelazione per affidarsi unicamente alla ragione. Così, la prospettiva religiosa – cristiana in particolare – è stata sostituita da quella “ideologica”.
L’ideologia è uno schema di pensiero, elaborato a tavolino, che vuole spiegare la realtà e modificarla, facendola correre su dei binari tracciati “razionalmente”. Dal Settecento in avanti, prima l’Occidente e poi il mondo intero sono devastati dalla concorrenza delle ideologie, ché tali sono il giacobinismo, il liberalismo, il marxismo, il fascismo, il nazionalsocialismo. Tutti gli ideologi si richiamano alla “ragione”, definiscono “scientifica” la loro visione del mondo: scientifiche, per il liberale, sarebbero le “leggi bronzee dell’economia di mercato”; scientifica, per il marxista, è la lotta di classe; scientifica è, per il nazismo, l’esistenza di razze inferiori e superiori.
Da questa pretesa di oggettività e, dunque, di verità irrefutabile, deriva un’altra caratteristica che unisce le varie ideologie: il disprezzo per la realtà, quando questa contrasta con la teoria. Per stare all’ideologia che ha avuto nel Novecento maggiore diffusione e durata: i settant’anni di marx-leninismo nell’Unione Sovietica sono stati una sola, tragica lotta contro le cose, i fatti, la realtà, che andavano in ben altra direzione di quanto volesse lo schema cosiddetto “scientifico”. Non poteva durare all’infinito: la svolta di Gorbaciov non fu che l’inizio di una resa disperata all’evidenza, la riscoperta obbligata del buon senso, l’allentamento di una gabbia ideologica che ha portato al disastro economico e sociale.
Ma poiché, abbandonata la prospettiva religiosa, l’uomo ha pur sempre bisogno di una “spiegazione” di se stesso e del mondo, è pur sempre in cerca di un “piano” da realizzare, il tramonto di un’ideologia si accompagna fatalmente al sorgere di un’altra.
E quel che sta avvenendo per la pur sacrosanta preoccupazione per l’ambiente, che si è trasformata in uno di quegli “ismi” che non promettono nulla di buono: l’ecologismo. Incuranti della plateale contraddizione (il “rosso”, tutto basato sul mito ottocentesco del progresso, è il contrario del “verde”, nemico giurato di quel “progresso”) anche gli orfani del marxismo cercano un nuovo campo di lotta proprio nel campo ecologista. Ma non c’è ormai politico accorto e intellettuale engagé che non impugnino la nuova bandiera, che sembra tanto opportuna e nobile.
E lo sarebbe, se una nuova gabbia non si fosse formata nel passaggio dall’ecologia all’ecologismo. Il quale già mostra tutte le consuete caratteristiche dell’ideologia, a cominciare dai miti, dalle leggende, dalle superstizioni presentate come “scientifiche”. […]
Nel futuro del cristiano (cui, invece, nulla più dell’uomo dovrebbe stare a cuore) c’è probabilmente l’impegno per difendere la natura, e insieme per difendere se stesso e gli altri da coloro che di quella difesa hanno fatto la solita gabbia, tanto seducente in teoria quanto disastrosa in concreto».

Di Vittorio Messori “La sfida della Fede” Sugarco & Co. 108. Ancora i verdi.

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