sabato 2 maggio 2015

La sostituzione dell’uomo al sacro


Nel Vangelo si legge che quando Cristo si recò a casa della Maddalena, quest’ultima lavò i piedi di Gesù con costosi unguenti.

Giuda Iscariota che era il “tesoriere” del gruppo si lamentò dicendo che tutti quei denari spesi si sarebbero potuti dare ai poveri.

Scrive Elemire Zolla:

«In queste poche parole è racchiusa l’intera filosofia della tradizione diabolica.

Essa propugna infatti il rovesciamento dei criteri: non spetta al culto (dunque a ciò che fonda metafisicamente la moralità e il consiglio di donare ai poveri) bensì all’atto di donare ai poveri, spoglio di ogni ragione, spacciato per fine ultimo. Quanto a dire reso ipocrita, transitorio, alla mercè della psiche.

Se al culto si toglie il primato, lo si ruba altresì all’oggetto del culto, all’essere perfettissimo, togliendo la supremazia all’essere perfettissimo se ne nega implicitamente l’assolutezza, cui si contrappone la natura relativa d’un atto umano, dunque dell’uomo.

Nel biasimo di Giuda è già racchiusa la sostituzione dell’uomo al sacro. Poiché un bisogno umanitario è anteposto all’idea di perfezione assoluta, mancherà altresì ogni criterio per porre in ordinata gerarchia i bisogni, prevarrà alla fine il bisogno più violento, più nevroticamente astuto».

(Elemire Zolla – Che cos'è la tradizione?, Bompiani, Milano 1971; Adelphi, Milano 1998, 2003)

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