lunedì 23 maggio 2016

Una ferma identità


«(…) il Vaticano II non voleva di certo “cambiare” la fede, ma ripresentarla in modo efficace. Voglio dire inoltre che il dialogo con il mondo è possibile solo sulla base di una identità chiara: che ci si può, ci si deve “aprire”, ma solo quando si è acquisita la propria identità e si ha quindi qualcosa da dire. L’identità ferma è condizione dell’apertura.
Così intendevano i Papi e i Padri conciliari, alcuni dei quali certamente indulsero a un ottimismo che noi, a partire dalla nostra prospettiva attuale, giudicheremmo come poco critico e poco realistico. Ma se hanno pensato di potersi aprire con fiducia a quanto c’è di positivo nel mondo moderno, è proprio perché erano sicuri della loro identità, della loro fede.

Mentre da parte di molti cattolici c’è stato in questi anni uno spalancarsi senza filtri e freni al mondo, cioè alla mentalità moderna dominante, mettendo nello stesso tempo in discussione le basi stesse del depositum fidei che per molti non erano più chiare. Il Vaticano II aveva ragione di auspicare una revisione dei rapporti tra Chiesa e mondo. Ci sono infatti dei valori che, anche se nati fuori della Chiesa, possono trovare il loro posto - purché vagliati e corretti - nella sua visione.

In questi anni si è adempiuto a questo compito. Ma mostrerebbe di non conoscere né la Chiesa né il mondo chi pensasse che queste due realtà possono incontrarsi senza conflitto o addirittura identificarsi.»

(Rapporto sulla fede – Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger – San Paolo, 1984. Capitolo 2)

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mercoledì 18 maggio 2016

Non vanno posti in questione


«Oggi ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un mondo che cambia rapidamente, un mondo che è diventato più aperto, trasparente ed interdipendente. Questo fatto sfida praticamente tutti i popoli e i paesi in un modo o nell’altro, russi, europei, cinesi ed americani – le società di tutti i paesi, di fatto. (...)
Una grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana.

La “political correctness” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale.

E cos’altro se non la perdita della capacità di auto-riprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? 

Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni. Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione.

Simultaneamente, vediamo sforzi di far rivivere in qualche modo un modello standardizzato di mondo unipolare e offuscare le istituzioni di diritto internazionale e di sovranità nazionale. Questo mondo unipolare e standardizzato non richiede Stati sovrani; richiede vassalli. Ciò equivale sul piano storico al rinnegamento della propria identità, della diversità del mondo voluta da Dio»...

Vladimir Putin, 19 settembre 2013 – Valdai International Discussion Club

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mercoledì 11 maggio 2016

I compromessi con un tal nemico


«[…] Imparai tempestivamente a conoscere quale nemico della Chiesa si parava davanti a noi e quante cose terribili ci aspettavano. “Ogni concetto di Dio è una viltà innominabile, un esecrabile autoinsulto”, aveva scritto Lenin a Gorki, affermando chiaramente che i comunisti si proponevano come programma di diffondere l’ateismo.

Come essi combattono l’individuo e la proprietà privata, così cercano di trasformare nel senso da loro voluto la famiglia e il matrimonio, eliminando l’opposizione, anche se il modo di perseguitare i cristiani di Stalin è un po’ diverso da quello di Nerone, di Giuliano l’apostata e delle rivoluzioni.

Uno degli slogan comunisti suona infatti così: “Noi non togliamo le chiese al popolo ma il popolo alle chiese”. Questi studi storici mi avevano insegnato a tempo che i compromessi con un tal nemico avevano giovato quasi sempre a lui».

Card. Josef Mindzenty, Memorie, p. 35.

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venerdì 6 maggio 2016

Sì, sono homo


La parola “omosessuale” è stata inventata nel XIX secolo. Per gli antichi greci la pederastia era il contrario della sessualità, era vista come un modo per sfuggire alla sessualità e al corpo animale.

Nel XVIII secolo Casanova utilizza il termine antifisico, termine abbastanza giusto perché è un modo per andare contro la natura sessuale (senza alcun giudizio).
Quando si comincia ad usare la parola “omosessuale” s’inventa qualcosa, ma si inventa una seconda cosa che è peggiore: “eterosessuale”. Se mi chiedono se sono “homo” dico di sì (ecce homo) ma se mi chiedono se sono eterosessuale, dico: no, sono sessuale.

L’eterossesualità è interamente dominata dal paradigma tecno-economico, perché si pensa che l’essenziale sia di stare con una donna (per un uomo), ma non si pensa in quale modo un uomo debba stare con una donna e viceversa.

Potrebbe essere in modo completamente consumistico; sono eterosessuale, consumo donne, funziona. Con questo termine si perde l’essenza stessa della sessualità.

Fabrice Hadjadj 26 ottobre Milano, parlando del suo libro “Ma cos’è una famiglia?”

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