giovedì 25 novembre 2010

Sale della terra, luce del mondo

Un mandato presuntuoso…

L’immagine evangelica del
«sale della terra e della luce del mondo» (cfr Mt 5, 13-14) è un riferimento significativo che guida la presenza dei cattolici nella società. Comprendiamo che l’immagine del sale suggerisce lo stile dell’incarnazione, la discesa nella pasta della storia, per diventare vicinanza e condivisione con la vita di tutti. Mentre l’immagine della luce, della città posta sul monte, avverte che il discepolo – e la Chiesa nel suo insieme – si trova inevitabilmente davanti al mondo, e questo senza presunzioni ma anche senza timidezze. 
Esplicita questa duplice immagine un’altra parola evangelica, un altro paradosso: «l’essere nel mondo ma non del mondo» (cfr. Gv 17). Essere nel mondo richiama la logica del sale che s’immerge e condivide, mentre l’imperativo di non essere del mondo dice il modo per essere luce, città posta sul monte. Se i credenti, nei vari campi dell’esistere, conoscono solo le parole del mondo, non hanno parole diverse, sono omologati alla cultura dominante o creduta tale, saranno irrilevanti. 
Il punto non è la voglia di rilevanza, ma il desiderio di servire: «la Chiesa – diceva Benedetto XVI nel Regno Unito – non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro, serve non per sé (…) ma per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità (…) La Chiesa non cerca la propria attrattività, ma deve essere trasparente per Gesù Cristo» [Benedetto XVI, Risposte ai giornalisti in volo verso il Regno Unito, 16.9.2010]. 
Tornando all’immagine del sale e della luce, sembra essere un mandato presuntuoso e disperante. Ma in realtà racchiude non solo un indirizzo ma anche una grazia. Infatti come possiamo noi essere sale e luce per il mondo? 
Non dobbiamo dimenticare che il vero sale della terra e la vera luce del mondo è Cristo, ed è guardando a Lui che il cristiano può essere sale e luce. Proprio nel momento in cui Gesù ci invia senza remissione nel mondo, Egli ci attira a sé in un modo ancor più irrevocabile, perché ci ordina ciò che è umanamente impossibile. È dunque la nostra inadeguatezza che ci rimanda a Lui e ci apre alla grazia con maggiore umiltà e fiducia. 
La fede, infatti, è vivere riferiti a Cristo, è intuire che noi esistiamo perché Dio vive; è esserne affascinati, ghermiti, posseduti. Ed è proprio questo vivere riferiti a Lui, presente nella Chiesa, che ci rende sale e luce per gli altri: in famiglia, negli affetti, al lavoro, nei momenti liberi, nei tempi della gioia e della sofferenza, della malattia e della morte, come abbiamo ricordato al Convegno ecclesiale di Verona. 
Proprio per questo il Maestro non esorta i discepoli dicendo “siate” sale e luce, ma afferma perentorio che essi “sono” sale e luce, rivela cioè ciò che Egli ha fatto non solo per loro, ma di loro; non solo per noi, ma di noi! Senza questo primato della vita spirituale – che è la vita con Cristo nella Chiesa – non esiste possibilità di presenza dei cattolici ovunque siano nella società. 

Angelo Bagnasco - Reggio Calabria, 14 Ottobre 2010. “Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese” 

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1 commento:

  1. Di sale ne basta poco, eppure tutto da lui prende sapore. Il sale si accompagna al resto e trova la sua felicità nello sciogliersi per qualificare il tutto. Il sale non appare di per sè, ma sempre solo per l'altro. Il sale non si lamenta di non essere usato se bisogna mangiare insipido. Il sale è riposto in un barattolo chiuso, ma dai forellini comunica col mondo circostante. Eppure se non c'è, quando ci dovrebbe essere, si sta a disagio ed un momento così bello come il pasto condiviso potrebbe non essere gustoso fino in fondo. Ed anche l'armonia che si ricrea a tavola un poco è merito del sale, che non si vede più, felice d'essersi speso per la bontà del tutto. Siate il sale della terra, ha detto un maestro di vita e aveva ragione: come togliere l'amarezza della società delle leggi incompiute o disconosciute, dei modelli di vita arrembanti senza il sale della mitezza, della coerenza e della fraternità? Ma il sale ha da essere sale, non altro! Perché se il sale diventa sciapo con che cosa lo si potrà salare? E così si snoda il mistero del vivere umano e storico coi suoi alti e bassi: c'è chi fa da pietanza che chiede d'essere salata per essere buona e chi deve fare da sale perché il resto non venga buttato via come immangiabile. Ammiro e amo il sale che ha dato la vita. Come don Tonino Bello, Madre Teresa, Giorgio La Pira, Teresio Olivelli, P. Kolbe, Bonhoeffer, Andrea Santoro, Etty Hillesum, Chiara Badano, Giovanni Santolini, Fausto Pelis... E sono sicuro che se ci vedessero vorrebbero tanti, tanti altri chicchetti di sale come loro...

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