giovedì 1 novembre 2012

Progressismo e conservatorismo


La Chiesa permane fedelmente nella verità ricevuta da Dio attraverso le mutevoli vicende della storia. 

«Nel periodo post-conciliare siamo testimoni di un grande lavoro della Chiesa per far sì che questo «novum» costituito dal Vaticano II penetri in modo giusto nella coscienza e nella vita delle singole comunità del Popolo di Dio. 
Tuttavia, accanto a questo sforzo si sono fatte vive delle tendenze, che sulla via della realizzazione del Concilio creano una certa difficoltà.

Una di queste tendenze è caratterizzata dal desiderio di cambiamenti che non sempre sono in sintonia con l’insegnamento e con lo spirito del Vaticano II, anche se cercano di fare riferimento al Concilio. Questi cambiamenti vorrebbero esprimere un progresso, e perciò questa tendenza è designata con il nome di «progressismo». Il progresso, in questo caso, è una aspirazione verso il futuro, che rompe con il passato, non tenendo conto della funzione della Tradizione che è fondamentale alla missione della Chiesa, perché essa possa perdurare nella Verità ad essa trasmessa da Cristo Signore e dagli Apostoli, e custodita con diligenza dal Magistero.

La tendenza opposta, che di solito viene definita come «conservatorismo» oppure «integrismo», si ferma al passato stesso, senza tener conto della giusta aspirazione verso il futuro quale si è manifestata proprio nell’opera del Vaticano II.
Mentre la prima tendenza sembra riconoscere come giusto ciò che è nuovo, l’altra invece vede il giusto soltanto in ciò che è «antico» ritenendolo sinonimo della Tradizione. 

Tuttavia non è l’«antico» in quanto tale, né il «nuovo» per se stesso che corrispondono al concetto giusto della Tradizione nella vita della Chiesa. Tale concetto infatti significa la fedele permanenza della Chiesa nella verità ricevuta da Dio, attraverso le mutevoli vicende della storia. 

La Chiesa, come quel padrone di casa del Vangelo, estrae con sagacia «dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Cf. Mt 13, 52) rimanendo assolutamente obbediente allo Spirito di verità che Cristo ha dato alla Chiesa come Guida divina. 
E la Chiesa compie questa delicata opera di discernimento attraverso il Magistero autentico. (Cf. Lumen gentium, 25).»

Giovanni Paolo II - Lettera al cardinal Ratzinger, 8 aprile 1988.

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