giovedì 20 giugno 2013

«Altissimo, Onnipotente Buon Signore»

Lodato sii mio Signore, insieme a tutte le creature.

«L’antico manicheismo, fondato dal persiano Mani (216-274 o 277), aveva a suo tempo affascinato anche S. Agostino, che ne era stato seguace prima di diventare cristiano. La ragione del successo del neo-manichesimo cataro stava nel fatto che forniva una risposta semplice per una domanda complessa. La domanda (che ancora oggi tiene molti lontani dalla religione) è: se Dio è buono, perché nel mondo c’è tanto male?

Per i cristiani il Peccato Originale, causa di ogni sofferenza umana, è un mistero, così come lo è la croce, che il Dio Incarnato, Cristo, non ha eliminato ma ci ha insegnato a tramutare in scala per il Cielo.

Ebbene, i catari risolvevano il problema del male così: non c’è un solo Dio ma due, uno buono e uno cattivo. Il primo ha creato le anime, il secondo la materia. La sofferenza per l’anima deriva dall’essere prigioniera del corpo. Perciò, bisogna aspirare alla liberazione delle anime dai corpi.
I catari ritenevano che il peccato più grave fosse la procreazione, che costringeva un’ulteriore anima a scendere dentro a un corpo. Essi dunque vietavano il matrimonio e gli atti sessuali generativi. E non mangiavano nulla che fosse in qualche modo derivato da questi, come la carne, le uova, il formaggio, i polli. Si nutrivano di verdure e pesce: quest’ultimo, secondo la credenza medievale, non si riproduceva tramite rapporti sessuali, ed era benedetto perché era l’unico a essere sopravvissuto al Diluvio Universale senza bisogno dell’Arca.

I catari si dividevano in due categorie: i «credenti» e i «perfetti». Questi ultimi erano coloro che applicavano la dottrina nella sua integralità e istruivano gli altri. Essi amministravano l’unico sacramento, il «consolamentum», che poteva essere impartito una sola volta nella vita: chi avesse “peccato” dopo averlo ricevuto non avrebbe potuto più salvarsi e la sua anima sarebbe stata condannata a reincarnarsi, magari in un animale. Per questo a volte i malati, dopo essere stati «consolati», venivano lasciati senza cure (o addirittura soffocati con il fazzoletto che i «perfetti» portavano sempre con sé). Certe madri smettevano di nutrire i loro piccoli. Molti «perfetti», dopo un più o meno lungo servizio di predicazione itinerante, si lasciavano morire di fame. Questo suicidio veniva da loro chiamato «endura». Alcuni di loro venivano tenuti alla corte di baroni simpatizzanti del catarismo, pronti a intervenire col «consolamentum» in caso di necessità improvvisa.
Il trionfo del catarismo avrebbe significato l’estinzione della razza umana, e lo stesso Henry C. Lea fu costretto ad ammettere, nella sua opera monumentale sull’Inquisizione, che in quella vicenda la Chiesa difese la civiltà contro un nemico subdolo e sfuggente […].

Molti pensano che il Cantico delle Creature di San Francesco sia uno slancio sentimentale di un’anima innamorata di Dio. Invece è un inno anti-cataro che loda il creatore di tutte le cose materiali proprio quello che per i catari era il “Dio cattivo”.»

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
petialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi Signore,
per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore
et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.

Tratto da: Rino Cammilleri – L’inquisizione. I Quaderni del Timone – 2009

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