lunedì 8 aprile 2019

Assolutamente inscindibili


Credo che si sia ridotto innanzitutto il senso dell’incarnazione, cioè la ragione per cui Dio si è fatto uomo. Di conseguenza, non conoscendo più questo, siamo caduti in una sorta di deismo, per cui basta credere in un Dio qualsiasi…
Di conseguenza, non c’è motivo di ripetere l’invito di Cristo a convertirsi e a credere al Vangelo, per cui la parola “conversione”, è assente, nella predicazione, nelle conferenze teologiche, perché questo termine, come dire, andrebbe a toccare quella che è la condizione reale dell’uomo, chiedendogli davvero un mutamento di mentalità.
Cristo ha inaugurato la sua missione pubblica invitando a convertirsi e credere al Vangelo: la Chiesa è stata istituita per questo.
E quindi il termine carità come lo dobbiamo intendere?

Il termine “carità” va inteso, come lo ha sempre inteso la tradizione cattolica: l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo, che sono assolutamente inscindibili.
Questa è la carità, che deve essere una virtù, cioè un abito permanente del cristiano.
Siccome non sussiste l’amore verso il prossimo, se prima non c’è l’amore verso Dio, bisogna, appunto, amare Dio.
L’amore di Dio implica dare del tempo a lui - ecco il senso del culto a Dio, nella preghiera a Dio, nella fede in Dio - e di conseguenza scaturisce l’attitudine, la virtù dell’amore verso il prossimo. E quindi, dal tempo che diamo a Dio, consegue anche la dedizione nostra al prossimo. Altrimenti la nostra attenzione al prossimo, si confonde col volontariato; ma il volontariato non è la carità.
Il volontariato è l’azione a cui presiede la volontà, ma direbbe San Paolo: se anche dessi le mie sostanze ai poveri, ma non ho la carità…

Don Nicola Bux

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