domenica 24 marzo 2013

Ognuno di noi vivrà come “io” per l’eternità

Tutti gli affetti che noi costruiamo nella vita terrena non sono illusioni, ma realtà durature che possiamo incontrare di nuovo nell’eternità.

«È sotto gli occhi di tutti che una certa mentalità moderna riesce a “flirtare” con la religiosità orientale molto meglio che con il cristianesimo. Preciso che quando parlo di “modernità” intendo una categoria filosofica e non il progresso scientifico-tecnologico in quanto tale. La “modernità” è un giudizio culturale e non la lavatrice, l’asciugacapelli o l’automobile, ovvero il progresso scientifico-tecnologico. Ebbene, tra “modernità” e cristianesimo c’è una incompatibilità di fondo, perché essa si è costruita sulla pretesa di rendere l’uomo autosufficiente, dio di se stesso, allergico nei confronti di qualsiasi autorità esterna alla sua coscienza.
Il cristianesimo, invece, si pone in una dimensione completamente diversa, afferma che l’uomo è creatura e che Dio è creatore, che l’uomo sarà sempre dipendente e giudicato da Dio e che l’uomo non può realizzarsi e salvarsi se non nell’appartenenza a Dio stesso.
Da qui l’incompatibilità. Da una parte, nella “modernità”, l’uomo deve cercare l’onnipotenza; dall’altra, nel cristianesimo, l’uomo deve appassionarsi alla sua dimensione di creatura.
 

Con la religiosità orientale il “flirt” è invece possibile; nel senso che questa religiosità non solo non condanna la pretesa dell’uomo di svincolarsi da qualsiasi giudizio, ma arriva a qualcosa di più grosso, arriva a dire che ogni uomo è Dio.
Certo, lo afferma con tutta una serie di argomentazioni complicate, ma di fatto lo afferma. Dice che, non essendoci differenza nella sostanza tra l’uomo e tutte le cose e tra l’uomo e il divino (monismo), l’uomo, nel suo spirito, è espressione del divino, è Dio stesso.
[…] Questa è dolce melodia per le orecchie della “modernità”. Sentirsi dire “tu sei Dio” è  quanto di più “moderno” si possa ascoltare.
Ma, c’è sempre un “ma”.
 

A cosa serve sentirsi dire “tu sei Dio” se poi bisogna convincersi di non esistere?
Mi spiego meglio. La religiosità orientale, da una parte, afferma che ogni uomo è Dio perché “scintilla” che si è momentaneamente separata dal divino; dall’altra, afferma che l’io individuale non esiste.
Non esiste perché ogni uomo sarebbe una “scintilla” destinata a ritornare nel divino stesso. L’uomo come “sostanza” non esisterebbe. Ecco perché si parla di reincarnazione; perché l’individualità determinata nella storia umana sarebbe apparente e transitoria.
Ora, ragioniamo: a cosa serve sentirsi dire “tu sei Dio” se poi si dice anche “tu non esisti”; che me ne faccio della mia “divinità”, se poi io non esisto? Insomma, la religiosità orientale da una parte dà, dall’altra toglie!

Il cristianesimo, invece, pur affermando “tu non sei Dio, ma creatura”, dice anche che l’individualità non è un’onda sulla superficie del mare destinata a scomparire nel mare stesso, non è un incidente di percorso, ma realtà duratura ed eterna. Ci dice che ognuno di noi vivrà come “io” per l’eternità.
E questo vuol dire che tutti gli affetti che noi costruiamo nella vita terrena non sono illusioni, ma realtà durature che possiamo incontrare di nuovo nell’eternità. Nella religiosità orientale, invece, gli affetti non contano nulla.
Se l’io individuale non esiste, chi siamo noi che amiamo e chi sono le persone oggetto del nostro amore?
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Corrado Gnerre - Radici Cristiane n. 63 - Aprile 2011

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